Pierangelo - 18-02-2006 |
A proposito di strane sentenze che fioccano in questi giorni, segnalo Lidia Ravera dall'Unità Essere oggetto di violenza sessuale è peggio che essere prese a bastonate, a coltellate, a colpi d'arma da fuoco. Oltre al dolore e al disgusto, c'è quel supplizio addizionale di non essere mai considerate del tutto, senza se e senza ma, vittime. C'è sempre qualcuno che guarda se avevi la minigonna, se eri troppo provocante, se sei il tipo a cui piace essere guardata. C'è un sottotesto atavico difficile da superare: la donna è tentazione, l'uomo è cacciatore. Lo sappiamo. Cerchiamo di reagire positivamente, senza perdere la pazienza. Educare al rispetto, si sa, non è semplice. Non è stato semplice neppure ottenere che la violenza sessuale fosse considerata un reato contro la persona, e non contro la morale. Siamo preparate, non ci facciamo soverchie illusioni, siamo pronte a continuare la lotta, a ripetere le stesse cose anno dopo anno, decennio dopo decennio, sentendoci banali. Eppure la decisione della Terza Sezione Penale delle Cassazione, nemmeno le più pessimiste se l'aspettavano. È stata una vera sorpresa: sì, hanno detto i massimi magistrati, il signore che ha violentato la sua figliastra quattordicenne, ha diritto ad una attenuazione della pena, la formalizzazione legale della comprensione. Ohibò: siamo alle solite? La ragazzina aveva la minigonna, un seno particolarmente arrapante, l'ombelico di fuori? Macchè, non siamo di fronte vecchio deprecabile sottotesto («e su, dai, ma quella è zoccola!»), siamo ancora più in basso: la piccola non era illibata. Cioè: non era nuova. Non era, come ci si aspetta che sia un esemplare così fresco di femmina umana, in possesso di un imene intatto. Il patrigno, quindi, essendosi servito dopo un ipotetico altro, non è autore di uno stupro, ma soltanto di violenza carnale. La piccola era «già esperta». Ah davvero: e allora? Allora pare che il peccato da mortale si faccia veniale. Violentare una persona diventa meno grave in misura simpaticamemte proporzionale allo stato di conservazione dell'organo sessuale della persona aggredita. Se, non sia mai, un disgraziato violenta una madre, allora, che cosa succede? Ha uno sconto di pena perché da quel pertugio lì c'è addirittura passato un bambino? Ci sarebbe da ridere, se la vicenda non fosse così triste. Nessuno ha preso in considerazione l'ipotesi che l'illibatezza la ragazzina l'avesse persa col patrigno. Sarebbe potuto accadere no? Magari la puntava fin da quando era piccola. Aspettava il momento della fioritura per servirsi. Dov'è l'attenuante? ÈÈstato così gentile da violentarla di nuovo anche se non era più tecnicamente stupro? Si è voluto disturbare? Se, invece, la ragazzina, e lo speriamo per lei, aveva già il ragazzo, l'attenuante sarebbe che era un tipetto navigato, una che ne aveva già viste tante... e allora, una più una meno... Che cos'è? Un po' meno minorenne delle altre perché ha già avuto una relazione? Fosse anche una professionista dell'adescamento resta il fatto che quel rapporto lì, con l'uomo di sua madre, lei non lo voleva. E le è stato imposto. A 14 anni può essere bello fare l'amore, con il ragazzo che hai scelto, se lo volete tutti e due, e cercate insieme e scoprite qualcosa di intenso, la vicinanza forte dei corpi. Forse, dopo essere passata per le mani del patrigno, questa ragazza non riuscirà, per anni, ad avere un rapporto sereno, gioioso con la sua sessualità. Forse non ci riuscirà mai più. Ci hanno pensato, i giudici della Corte di Cassazione, prima di accogliere il ricorso dell'uomo che ha abusato della sua debolezza? L' hanno pensato che questa quattordicenne «esperta» diventerà una donna infelice? Lidia Ravera |
Pierangelo - 18-02-2006 |
A proposito invece del raporto tra chiesa cattolica e società italiana rimando a https://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=8665 |