breve di cronaca
Crocifisso, Consiglio di Stato respinge ricorso per rimozione simbolo
IGN cronaca - 16-02-2006
La questione era stata sollevata da una cittadina finlandese.
Nella sentenza 556 si legge che, all'interno della scuola, "è un simbolo non discriminatorio sotto il profilo religioso".


Roma, 15 febbraio - La presenza del crocifisso nelle scuole torna al centro del dibattito. Oggi, infatti, il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza (numero 556), con la quale ha respinto il ricorso di una cittadina finlandese che aveva chiesto che fosse rimosso il crocifisso affisso nella scuola media di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentata dai suoi figli. ''E' evidente che il crocifisso - si legge nella sentenza - è esso stesso un simbolo che può assumere diversi significati e servire per intenti diversi innanzitutto per il luogo in cui è posto ''. ''In un luogo di culto il crocifisso è propriamente ed esclusivamente 'un simbolo religioso', in quanto mira a sollecitare l'adesione riverente verso il fondatore della religione cristiana'', mentre in una sede non religiosa, come la scuola, destinata all'educazione dei giovani, continua la sentenza, ''il crocifisso assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso ''.

Diverse, come prevedibile, le reazioni suscitate dalla sentenza. Secondo il presidente dell'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) Vincenzo Donvito, ''uno Stato che ha bisogno di valori, e che per questo cerchi i suoi paletti nel crocifisso o in qualunque altro simbolo di parte, è condannato in partenza ad essere ripiegato su se stesso ed a partecipare solo in modo passivo ai cambiamenti epocali economici, giuridici e umani in corso nel nostro Pianeta. Noi, sicuramente, cercheremo di non esserne complici' '. Critico anche il giudice di Camerino Luigi Tosti, recentemente sospeso dal Consiglio superiore della magistratura per essersi rifiutato di tenere le udienze qualora in aula fosse esposto il crocifisso. Per Tosti ''si tratta di un provvedimento che contrasta con la Costituzione italiana e con la salvaguardia dei diritti dell'uomo ''.

Soddisfazione, invece, è stata espressa da An, Lega e Forza Italia. ''In un momento aspro e difficile come quello della campagna elettorale - ha sottolineato Alfredo Antoniozzi, eurodeputato e candidato sindaco di Forza Italia al Comune di Roma - affollato di spunti fin troppo polemici, i cittadini e gli elettori hanno a maggior bisogno di punti fermi. E che il Consiglio di Stato , alludendo alla richiesta di rimozione del crocifisso da parte di una madre i cui figli frequentano una scuola di Abano Terme, abbia sottolineato con la propria sentenza questi principi generali di tolleranza e di convivenza ci deve far riflettere ''.

Il primo a portare la vicenda in Tribunale era stato tre anni fa il presidente dell'Unione Musulmani d'Italia, Adel Smith. A settembre del 2003, Smith aveva presentato ricorso al Tribunale dell'Aquila contro l'istituto comprensivo "Navelli" e contro il dirigente scolastico pro tempore, per far rimuovere il crocifisso esposto nelle aule, a partire dalla scuola materna ed elementare di Ofena, in provincia dell'Aquila, frequentata dai suoi figli. Il suo ricorso viene accolto e il 26 ottobre arriva la decisione del giudice aquilano Mario Montanaro: via i crocifissi dalle aule. Il 29 novembre, però, il Tribunale dell'Aquila sospende l'ordine di rimozione del giudice Montanaro e il crocifisso torna sul suo muro. Motivo: incompetenza, per difetto di giurisdizione del Tribunale ordinario. ''La questione spetta al Tar '', dichiarano i magistrati abruzzesi. La vicenda di Adel Smith apre però una polemica che ben presto si riproporrà anche in altre scuole.

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 Pierangelo    - 18-02-2006
A proposito di strane sentenze che fioccano in questi giorni, segnalo Lidia Ravera dall'Unità


Essere oggetto di violenza sessuale è peggio che essere prese a bastonate, a coltellate, a colpi d'arma da fuoco. Oltre al dolore e al disgusto, c'è quel supplizio addizionale di non essere mai considerate del tutto, senza se e senza ma, vittime. C'è sempre qualcuno che guarda se avevi la minigonna, se eri troppo provocante, se sei il tipo a cui piace essere guardata.

C'è un sottotesto atavico difficile da superare: la donna è tentazione, l'uomo è cacciatore.

Lo sappiamo. Cerchiamo di reagire positivamente, senza perdere la pazienza. Educare al rispetto, si sa, non è semplice. Non è stato semplice neppure ottenere che la violenza sessuale fosse considerata un reato contro la persona, e non contro la morale. Siamo preparate, non ci facciamo soverchie illusioni, siamo pronte a continuare la lotta, a ripetere le stesse cose anno dopo anno, decennio dopo decennio, sentendoci banali.
Eppure la decisione della Terza Sezione Penale delle Cassazione, nemmeno le più pessimiste se l'aspettavano. È stata una vera sorpresa: sì, hanno detto i massimi magistrati, il signore che ha violentato la sua figliastra quattordicenne, ha diritto ad una attenuazione della pena, la formalizzazione legale della comprensione. Ohibò: siamo alle solite? La ragazzina aveva la minigonna, un seno particolarmente arrapante, l'ombelico di fuori? Macchè, non siamo di fronte vecchio deprecabile sottotesto («e su, dai, ma quella è zoccola!»), siamo ancora più in basso: la piccola non era illibata. Cioè: non era nuova.

Non era, come ci si aspetta che sia un esemplare così fresco di femmina umana, in possesso di un imene intatto. Il patrigno, quindi, essendosi servito dopo un ipotetico altro, non è autore di uno stupro, ma soltanto di violenza carnale. La piccola era «già esperta». Ah davvero: e allora?
Allora pare che il peccato da mortale si faccia veniale. Violentare una persona diventa meno grave in misura simpaticamemte proporzionale allo stato di conservazione dell'organo sessuale della persona aggredita. Se, non sia mai, un disgraziato violenta una madre, allora, che cosa succede? Ha uno sconto di pena perché da quel pertugio lì c'è addirittura passato un bambino? Ci sarebbe da ridere, se la vicenda non fosse così triste.
Nessuno ha preso in considerazione l'ipotesi che l'illibatezza la ragazzina l'avesse persa col patrigno. Sarebbe potuto accadere no? Magari la puntava fin da quando era piccola. Aspettava il momento della fioritura per servirsi. Dov'è l'attenuante? ÈÈstato così gentile da violentarla di nuovo anche se non era più tecnicamente stupro? Si è voluto disturbare? Se, invece, la ragazzina, e lo speriamo per lei, aveva già il ragazzo, l'attenuante sarebbe che era un tipetto navigato, una che ne aveva già viste tante... e allora, una più una meno... Che cos'è? Un po' meno minorenne delle altre perché ha già avuto una relazione? Fosse anche una professionista dell'adescamento resta il fatto che quel rapporto lì, con l'uomo di sua madre, lei non lo voleva. E le è stato imposto. A 14 anni può essere bello fare l'amore, con il ragazzo che hai scelto, se lo volete tutti e due, e cercate insieme e scoprite qualcosa di intenso, la vicinanza forte dei corpi. Forse, dopo essere passata per le mani del patrigno, questa ragazza non riuscirà, per anni, ad avere un rapporto sereno, gioioso con la sua sessualità. Forse non ci riuscirà mai più.

Ci hanno pensato, i giudici della Corte di Cassazione, prima di accogliere il ricorso dell'uomo che ha abusato della sua debolezza? L' hanno pensato che questa quattordicenne «esperta» diventerà una donna infelice?

Lidia Ravera

 Pierangelo    - 18-02-2006
A proposito invece del raporto tra chiesa cattolica e società italiana rimando a https://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=8665