Proposte per un nuovo contratto
Davide Daniele Vancini - 07-05-2002
Premessa

Il lavoro dei docenti è da troppo tempo sottoposto a critiche da parte di chi non conosce il mondo della scuola.
E' sicuramente lesivo per la categoria continuare ad essere additati come coloro che lavorano solamente 18 ore la settimana. Anche in sede di rinnovo contrattuale le richieste di aumenti devono fare i conti con il mito delle 18 ore, tanto che ultimamente, dal Ministro Moratti, era stato proposto di portare le ore di insegnamento a 24.
Come RSU vorremmo sottoporre alla discussione la seguente proposta suddivisa nei punti 1-2-3-4-5-6-7.


1. L'orario di lavoro dei docenti ( proposta di modifica dell'art. 25 CCNL '99 comma 4 e 5)

Il lavoro dell'insegnante si svolge in tempi diversi e con modalità diverse.
Una parte del lavoro può essere paragonata al lavoro impiegatizio (orario settimanale e attività didattiche in classe definite) mentre una parte è tipica dell'attività libera professionale (orario non definito, attività decise autonomamente, progettualità educativa).
Gli articoli 41, 42 e 43 del CCNL del 1995 definiscono l'orario di servizio dei docenti.
L'art. 41 definisce con precisione l'attività oraria di insegnamento in classe.
L'art. 42 definisce le attività funzionali all'insegnamento; al comma 2 indica le attività individuali (preparazione delle lezioni e delle esercitazioni, correzione degli elaborati, rapporti individuali con le famiglie) senza specificare quante ore di lavoro sono richieste, mentre al comma 3 indica le attività di carattere collegiale specificando un totale di 40 ore per il collegio docenti, la programmazione iniziale e finale, l'informazione alle famiglie sui risultati quadrimestrali e finali, e 40 ore per i consigli di classe.
L'art. 43 definisce il lavoro straordinario sia di insegnamento sia di organizzazione della scuola.
Nel CCNL '99 all'art. 25 gli obblighi di lavoro non sono definiti in modo quantitativo.
Nel contratto vorremmo indicate tutte le ore di lavoro sia quelle, diciamo "impiegatizio" sia quelle "libero professionali".
Per queste ultime si indicherà un cifra attendibile sulla base del lavoro di un docente con tre classi e di una materia che prevede gli scritti.
E' chiaro che la stima delle ore non potrà soddisfare tutti i docenti ma come prima ipotesi potrebbe essere sufficiente per chiarire ufficialmente che i docenti non lavorano 18 ore la settimana.
Bisognerà inoltre specificare meglio che l'attività organizzativa è indispensabile per la gestione della scuola e che le attività aggiuntive impegnano ulteriormente i docenti.

Una formula riassuntiva del tipo "Il lavoro del docente si compone di attività di insegnamento in classe, di attività di progettazione degli interventi educativi, di verifica dei risultati formativi, di attività di organizzazione del sistema scuola".
Le ore settimanali di insegnamento sono 18, quelle di progettazione e verifica impegnano mediamente 18 ore, quelle di organizzazione 4 ore.

Analizziamo il problema.

L'orario di lavoro dei docenti è di fatto diverso nei diversi ordini di scuola.
Sono diverse le ore di cattedra, di preparazione delle lezioni, di correzione degli elaborati, progettazione delle attività, verifica dei risultati, attività organizzative, ecc.
Analizziamo la struttura dell'orario di lavoro di un insegnante di scuola media superiore che opera su tre classi e che insegna una materia che prevede le prove scritte.

Se vogliamo fare una comparazione con un lavoratore del pubblico impiego dobbiamo suddividere le ore annuali su 46 settimane lavorative ( 52 - 6 di ferie - 36 giorni lavorativi).

L'orario di lavoro settimanale comparato è pari a 28,5 ore. (1312/46)

Questo dato evidenzia come le 18 ore di lavoro settimanali e dei tre mesi di vacanze rappresentano un mito.

L'orario presentato è quello di un docente che possiamo definire "normale" in quanto più frequente.

Vi sono inoltre le seguenti attività:
1. Lezioni di recupero pomeridiane
2. Attività di organizzazione del lavoro (Funzioni obiettivo, coordinatori dei consigli di classe, responsabili dei laboratori, ecc.)
3. Esami di Stato ( straordinario obbligatorio)

Le ore impegnate in queste attività non sono quantificabili in quanto variabili da docente a docente, ma ci sono e si aggiungono alle 28,5 settimanali.
Il compenso per il lavoro "normale", e cioè per le 28,5 ore settimanali, è uguale per tutti (a parità di anzianità di servizio) ma è chiaro che non tutti sono impegnati nello stesso modo.
Esempi.
1. Docenti che non hanno le prove scritte
2. Docenti che non modificano mai la loro programmazione
3. Docenti che studiano strategie didattiche, metodi di verifica e valutazione
4. Docenti che non seguono i corsi di formazione

La quantità e la qualità di lavoro sono diverse ma lo stipendio è uguale per tutti: ci pare una realtà anticostituzionale.


2. Una carriera per i docenti

Nella scuola, semplificando molto la realtà, oggi possiamo distinguere chiaramente almeno 4 tipologie di docenti:

1. Docente che ha come unico lavoro l'insegnamento e che non ha grandi impegni familiari o extrascolastici, per cui la sua attenzione è rivolta all'interno della scuola e può impegnare il suo tempo per migliorare la qualità della scuola
2. Docente che ha come unico lavoro l'insegnamento e che ha impegni familiari, per cui la sua attenzione è rivolta all'interno della scuola, ma non può aumentare il suo tempo oltre le 18 ore di cattedra
3. Docente che ha impegni extrascolastici (libera professione, attività di partecipazione in società o imprese) per cui la sua attenzione è rivolta spesso all'esterno della scuola e non ha tempo per ulteriori impegni interni alla scuola
4. Docente che ha come unico lavoro l'insegnamento ma che ha gravi impegni familiari per cui la sua attenzione è rivolta all'interno della scuola ma per un tempo limitato ( partime)

Oggi i docenti che si sentono particolarmente frustrati dalla condizione professionale sono quelli di cui al punti 1.
Non è che gli altri non lo siano, lo sono in misura, forse, minore.

Per cui accanto ad una rivalutazione del lavoro di tutti i docenti ci pare interessante proporre una nuova figura: il docente ricercatore.

Il docente ricercatore è colui che, oltre a svolgere l'attività normale di insegnamento, progetta e sperimenta nuove metodologie didattiche, analizza i sistemi di valutazione, organizza il lavoro scolastico, ecc.
La figura deve avere un orario settimanale di 36 ore di cui la metà di insegnamento in classe.
Alla nuova figura possono accedere tutti i docenti a tempo indeterminato a domanda.
Il lavoro di sperimentazione sarà concordato e verificato con il Dirigente scolastico che ne curerà la divulgazione all'interno della scuola.
Lo stipendio del docente ricercatore sarà strutturato così:

- Anzianità -- Ore mensili -- Netto per ora -- Stipendio netto -
Ingresso144200002880000
10° anno144250003600000
20° anno144300004320000
25° anno144350005040000
30° anno144400005760000



3. Aumento di stipendio

Per quanto riguarda l'aumento di stipendio per tutti nella Legge Finanziaria per il 2002 sono stanziati 1240,48 milioni di euro che se fossero suddivisi per 1 milione di dipendenti della scuola porterebbero ad un aumento lordo di circa 200000 lire al mese e cioè 100000 nette.
Per il 2003 e il 2004 sono indicati 2299,85 milioni di euro per ciascun anno (ma sono intenzioni di spesa).
Se consideriamo un'inflazione programmata del 1.7 % solo per coprire l'inflazione ci vorrebbe un aumento di 2400000*0.017= 40800 lire nette mensili.
Poiché l'inflazione reale è al 2,85 % la perdita di valore dello stipendio è stimabile in 2600000*0.0285=74100 lire l'anno.


4. Benefits

Nella legge finanziaria vi sono 35 milioni di euro, solo per il 2002, per il rimborso delle spese di autoaggiornamento dei docenti: circa 80000 lire lorde a testa ( 40000 lire nette ovvero il valore di due libri).

Chiediamo, in quanto professionisti, la possibilità di detrarre dal reddito le spese per: acquisto libri, riviste, computer, software, corsi di formazione, ingresso a mostre e musei.
Chiediamo buoni pasto per i rientri pomeridiani.


5. Corsi di formazione

Nel CCNL del 1995 all' art. 27 comma 4 si definiva la progressione di carriera ed in particolare la sua accelerazione: non è stato applicato.
Nel contratto appena scaduto non c'è traccia di accelerazione di carriera.
Pare che nelle proposte del Ministro vi siano aperture su questo punto, nel senso che la frequenza di corsi universitari darà luogo a crediti professionali.
I corsi saranno a spese dei docenti ? Quale sicurezza avremo che l'investimento in tempo e denaro potrà essere recuperato con avanzamenti di carriera?
E' già successo, mi pare, che le norme di un contratto siano state ignorate nel contratto successivo ( vedi le figure di sistema).
Nel nuovo contratto chiediamo che venga data la possibilità di anticipare il passaggio di gradone con un sistema molto semplice.
Il docente che partecipa a corsi di formazione chiaramente finalizzati al miglioramento dell'offerta formativa, ogni 100 ore di formazione documentata acquisisce il diritto alla riduzione di un anno della durata del gradone.
La tipologia dei corsi sarà concordata con il Dirigente sulla base dei bisogni del docente e della scuola, approvata in collegio docenti, ma a tutti, in ogni caso, dovrà essere data la possibilità di frequentare i corsi ritenuti utili per il miglioramento dell'offerta formativa.


6. Abolizione dell'obbligo di residenza nel Comune sede della scuola di servizio.

Punto irrinunciabile.


7. Il lavoro del docente deve svolgersi su non più di 5 giorni alla settimana.

Il "giorno libero" deve consentire al docente di svolgere con calma, serenità, un percorso di autoaggiornamento, che vuol dire potersi informare, documentare, su tutto ciò che può essere utile nella professione.
Il giorno di libertà dagli impegni scolastici di routine deve diventare un diritto.


RSU ITA "Ignazio Calvi"
Proposte per il rinnovo del contratto 2002-2005
Area docenti



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 Maria Teresa Verde    - 11-05-2002
Sono daccordo su tutto eccetto che sul punto in cui si dice che i docenti "single" hanno più tempo di coloro che hanno famiglia!
Basta con questa disputa!!!
La verità è che ai primi danno fastidio quei pochi punti in più per le esigenze di famiglia, non ricordando che esistono da anni leggi che tutelano la lavoratrice madre (attualmentie estese anche al padre) che non sono certo retaggio delle leggi fasciste (come mi sono recentemente sentita dire da una collega "single").
Ho 37 anni insegno matematica alle scuole superiori da 12, sono di ruolo da 10, ho marito e figli (nati in questi 12 anni), sono stata nel C.d.I. , Funzione Obiettivo, sperimento da almeno 6 anni le nuove tecnologie (con relative numerose ore di aggiornamento e autoaggiornamento), mi sono autoformata sulla qualità del sistema scolastico (a mie spese!), sono delegato sindacale, coordino la quinta classe(io, docente con famiglia in un consiglio formato da 4 docenti con famiglia e 5 "single"!!!!) e non faccio mancare nulla nè alla mia famiglia nè ai miei allievi (ho attualmente svolto già 5 prove scritte nel 2° quadrimestre contro le tradizionali 2 o 3), faccio i corsi di recupero pomeridiano.
Credo quindi di dimostrare un impegno pari, se non superiore a tanti "single", ma certamente con qualche sacrificio in più!!!
Quindi basta davvero con queste squallide discriminazioni ...conosco docenti single che non si possono impegnare di più nella scuola perchè devono accudire.............il cane!!!!




 Roberta A.Rosada Venezia    - 12-05-2002
Conto della serva sulle ore annue da dedicare alla correzione dei compiti.

Dieci minuti possono essere un tempo congruo da dedicare ad un singolo compito per lettura, correzione, valutazione, elaborazione del commento e trascrizione sul registro da parte di un insegnante fancazzista? Direi che qualunque detrattore della categoria potrebbe accettare questa quantificazione.
Bene. Diciamo che la media è di venti allievi per classe? Facciamo poi che il congruo numero di elaborati annui compresi i recuperi per la valutazione sia cinque, due compiti per quadrimestre più il salvagente finale? Facciamo che le classi siano due (es. italiano al biennio?)?
Bene, con queste premesse che già di per sè screditano la categoria (mi sono tenuta bassa!!) le ore annue dedicate alla correzione di compiti ammontano a 33,333333333 oltre l'orario di servizio che nessuno ci riconosce

non faccio commenti

Roberta Rosada -Venezia

 Ciro Amaro    - 12-05-2002
Ti ringrazio per la concretezza, il carattere dettagliato, analitico, compiuto delle tue proposte. Nei rinnovi contrattuali abbiamo bisogno di questo: di innovazioni concrete, che abbiamo un grado di analiticità forte e convincente. Dobbiamo uscire fuori dagli ideologismi, dalle impostazioni general generiche, riduttive, parziali, contingenti, basate su visioni o assunti di fondo di carattere polemico che assolutizzano solo poche corni delle questioni. Bisogna mettere le mani nel piatto, partire dalle condizioni di lavoro reale, scandagliarle, descriverle, migliorarle. Questo è anche il modo giusto per favorire la partecipazione al dibattito di tanti colleghi che vivono passivamente le tornate contrattuali e più in generale questo faticoso confuso contraddittorio processo di riforma.

 Rita Ferri - docente elementare    - 12-05-2002
Le proposte sono sicuramente concrete ma, ancora una volta, non tengono conto dell'intero corpo docente, infatti ci sono anche le docenti di scuola materna e elementare che lavorano rispettivamente 25 ore e 22 +2 di riunione settimanale obbligatoria. Molte di loro si sono laureate ma questo non viene riconosciuto a livello di stipendio e a livello di punteggio...... un marito e un figlio valgono di più di un laurea!!!!!Sono importanti le esigenze di famiglia ma, se vogliamo essere PROFESSIONISTi, sono i titoli culturali e professionali che devono prevalere sui motivi di famiglia. Inoltre contesto la quantificazione oraria del lavoro a casa che non è uguale per tutti i docenti.. chi non ha scritti da correggere (musica.. ginnastica.. e altri) non ha certamente lo stesso volume di lavoro fuori dalle 18 ore!!!!

 Cannassa Luigi    - 12-05-2002
1) gli insegnanti che danno ripetizioni le tasse le pagano? E come fanno a preparere le lezioni correggerer i compiti?
2) gli insegnanti che fanno il doppio lavoro come fanno a preparare le lezioni visto che oltre alle 18 ore di insegnamento utilizzano almeno altre 18 ore per correggere e preparare le lezioni?
3) Cosa fanno gli insegnanti il mese di luglio?
4) perchè non si discute dell'art. 18 anche per gli statali?
5) perchè la maggioranza dgli insegnanti delle superiori non hanno competenze didattiche e non si preoccupano di acquisirle?
6) perchè il sindacato non organizza scioperi con le palle del tipo bloccare il turismo scolastico per un anno?
7) ci rendiamo conto che stimo andando dal culo

TROPPE SONO LE CONTRADDIZIONI E LE FAMIGLIE NON SONO STUPIDE

LA SCUOLA E' ANCORA TROPPO SACCENTE E PREPOTENTE

GLI INSEGNANTI IN ITALIA NON FORMANO UNA CATEGORIA SONO TROPPO DIVISI E TROPPO TUTELATI

Per le donne insegnanti (la stragrande maggioranza in Italia) lo fanno come secondo lavoro perchè la prima attività è la famiglia

Per gli uomini insegnanti lo fanno fanno come secondoi lavoro perchè la professione li gratifica certamente di più

Per gli altri? Se si è in due 2500 euro al mese possono anche bastare. e chi non si accontenta ripetizioni in nero.

Sono un genitore stufo di come funziona la scuola in Italia e mi dispiace che che siano proprio i sindacati di sinistra a mantenere questa situazione.

Dovreste provare a lavorare nel privato dove ogni cosa è misurata dall'aria che respiri alle volte che vai in bagno.


 max d'elia    - 12-05-2002
Complimenti per la proposta del docente -ricercatore.
Potrebbe essere un modo per riagganciare il segmento della formazione universitaria .
Non condivido alcuni distinguo sulle esigenze di famiglia o personali che dovrebbero essere lasciate
nella sfera della privacy.

 giuseppe roscioli    - 12-05-2002
Il ministero , non i sindacati, dell "education national" francese ha stimato che gli insegnanti lavorano mediamente 41 ORE per settimana
ripeto fonte ministeriale...E in francia le vacanze sono vacanze e non si è a disposizione di nessuno...I giorni lavorativi di scuola sono come in italia
non dobbiamo adeguarci all'europa?
ciao

 Maurizio Berni    - 13-05-2002
Credo che su molte cose scritte nella lettera si possa discutere; non volevo addentrarmi. Volevo solo far notare cose di cui a mio avviso NON c'e' da discutere.

Una perche' gia' superata: la norma dell'obbligo di residenza e' gia' abrogata sette anni fa; infatti l'art.82 del CCNL, con riferimento all'art.18, ha previsto l'abolizione dell'art.12 del DPR n.3/57, il quale statuiva per i dipendenti pubblici ( personale della scuola compreso) l'obbligo di residenza nel Comune della sede di servizio (fonte www.gildapz.it).

La seconda, su cui non bisogna transigere, e' che i dirigenti devono essere tenuti fuori dalla didattica!
Che significa "Il lavoro di sperimentazione sarà concordato e verificato con il Dirigente scolastico ", oppure "La tipologia dei corsi sarà concordata con il Dirigente sulla base dei bisogni del docente e della scuola"? Attenzione a dare questi spazi ai dirigenti: non saranno i piu' seri di loro, impegnati nelle loro delicate ed onerose funzioni, ad occupare gli spazi della didattica, ma saranno quelli che, facendo in modo approssimativo il loro dovere, vorranno ficcare il naso dove non dovrebbero, creando contenzioso. Ricordo alcune norme che secondo me dovrebbero essere scolpite nella nostra coscienza di professionisti:

art. 33 della costituzione: Liberta' di insegnamento.
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.

dpr 275/99 (regolamento dell'autonomia), art. 16/Coordinamento delle competenze):
2. Il dirigente scolastico esercita le funzioni di cui al decreto legislativo 6 marzo 1998, n. 59, nel rispetto delle competenze degli organi collegiali.
3. I docenti hanno il compito e la responsabilità della progettazione e dell'attuazione del processo di insegnamento e di apprendimento.

dpr 165/2001 art. 15 (dirigenti) comma 2:

2. Nelle istituzioni e negli enti di ricerca e sperimentazione nonché negli altri istituti pubblici di cui al sesto comma dell’articolo 33 della Costituzione, le attribuzioni della dirigenza amministrativa non si estendono alla gestione della ricerca e dell’insegnamento.

Ho sentito tristi sindacalisti (non dico di che estrazione per evitare polemiche) dire che questo non e' applicabile alle scuole, quasi che ci fosse una liberta' di insegnamento di serie A (universita', accademie) e una di serie B (la scuola); ma se anche ci fosse stata questa ambiguita' in passato, una cosa positiva, almeno sulla carta, dell'autonomia scolastica, e' che inequivocabilmente, anche se forse qualcuno non se ne e' accorto, con questo nuovo assetto scatta la pari dignita' delle scuole autonome con le universita' e accademie come luoghi di ricerca; confrontate con le parole utilizzate nell'art. 6 comma 1 del citato dpr 275/99:

Art. 6 - Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo:
1. Le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo ...

La liberta' d'insegnamento, Colleghi, teniamola cara, perche' senza liberta' non c'e' insegnamento. I dirigenti devono solo predisporre tutte le condizioni per la massima esplicazione possibile delle professionalita', nel rispetto della liberta' d'insegnamento; con loro non c'e' proprio nulla da 'concordare', nella sfera della didattica, e i migliori di loro lo hanno gia' capito.

Cordiali saluti.

Maurizio Berni.