breve di cronaca
Il monarca dei bambini
Repubblica Bari - 23-01-2006
Le lezioni di Einaudi e Ciampi contro chi oggi piccona l´istituto della Repubblica

Al tempo in cui i bambini andavano a scuola e non si organizzavano in branchi di piccoli criminali, come capita oggi per emanciparsi dalla famiglia, ci spiegano gli studiosi di psicologia e gli specialisti dell´età evolutiva, si studiava la storia su libri leggermente ingenui e con molte illustrazioni: erano disegni colorati, blandi succedanei dei fumetti che, in famiglia, erano appena tollerati. Al tempo in cui i ragazzini si macchiavano di marachelle sconsiderate e non di reati da codice penale, quello adulto e per gli adulti, dai libri di storia arrivavano ammonimenti paternalistici e un po´ patetici, a rileggerli, oggi, con l´ispido cinismo dei grandi.

Al tempo in cui i giovinetti (Non si usa più, lo so. Lo faccio apposta ad essere fuori moda) non progettavano di diventare capobanda o geni del crimine e non violentavano le maestre, ma, tutt´al più, sognavano di rinascere cavalieri o vindici protettori dei deboli e delle donne, i libri illustrati di storia ci istigavano ad un´idea del capo e del condottiero del tutto fiabesca e manierata: erano re, principi, duchi e via scrutinando blasoni e durlindane.

Tutto invitava la mente infantile alla monarchia: la letteratura, la pittura e la scultura, la storia soprattutto, financo la geografia, timidamente raccontata dalle vecchie carte politiche della Paravia che ancora portavano denominazioni magniloquenti come Regno d´Italia e d´Albania, Impero Britannico, eccetera, appese nelle aule delle, ormai, repubblicanissime scuole pubbliche. L´Italia, del resto, impegnata a redigere cronache recenti di sconfitte sanguinose e troppo occupata in imprese edilizie più necessarie, non si curava di rimuovere con sollecitudine i marchi, le tracce e i segni del vecchio istituto monarchico sabaudo che tristemente sopravvivevano sui tombini, sulle cassette delle lettere, sugli edifici.

Era naturale che la fantasia degli adolescenti del dopoguerra, qualche volta, rimpiangesse, senza averli conosciuti o averne provato la durezza del dispotismo e la decrepitezza istituzionale, sovrani, principi e principesse, la loro spettacolarità, lo sfarzo delle corti, la marzialità suggestiva del cerimoniale. L´istituto della Presidenza della Repubblica sembrava triste e opaco, suggeriva grigiori burocratici, rinviava a mansioni pazienti e impiegatizie. E, per colmo, escludeva feste, cortei, parate, fanfare, pennacchi e divise. Insopportabile per un bambino di allora. Per giunta il primo, vero Presidente della Repubblica italiana, dopo l´onesto e monarchico De Nicola, fu Luigi Einaudi: lo ricordo in visita a Bari per inaugurare la Fiera del Levante, e noi, piccoli alunni delle elementari, fummo arruolati ad applaudirlo lungo la strada. Vidi un uomo piccolo, vestito di scuro che barcollava appoggiandosi a un bastone. Ci dissero che era un galantuomo.

Più tardi, ai tempi dei libri senza figure, ai tempi dell´Università, imparammo che, non solo era un galantuomo, ma era una grande mente economica e finanziaria che ci veniva invidiata da molti paesi stranieri e che la sua rettitudine era proverbiale. Mi raccontarono che, durante un pranzo ufficiale offerto a una delegazione straniera al Quirinale, arrivato alla frutta, sbucciò una pera, la tagliò e disse "Qualcuno ne vuole metà?". L´entusiasmo che maturai da grande per quel galantuomo aiutò me e la mia generazione a confidare sommamente nell´istituto repubblicano, benché messo a dura prova da qualcuno dei suoi successori, ma il convincimento ha tenuto e mi è tornato in mente leggendo dell´ultimo gesto autorevole del nostro Presidente Ciampi. Egli, garante della nostra Costituzione, quella sacrosanta costituzione che una banda di incompetenti in mala fede vuole manomettere, ha impartito l´ennesima lezione di fede nella democrazia: forte delle sue prerogative, il Presidente rispedisce al Parlamento una riforma del codice di procedura penale iniqua e perversa cui, invece, tiene moltissimo, ovviamente, l´attuale maggioranza di amici degli amici del primo ministro in carica.

La scadenza del mandato di Carlo Azeglio Ciampi annuncia che, presto, il Parlamento eleggerà il nuovo Presidente. Forse, pensando che fare il Presidente sia noioso e fare il re sia più divertente e più spettacolare, dopo la demolizione della Costituzione, vogliono restaurare la Monarchia per consentire a Berlusconi che studia da re sin da piccolo, di montare a cavallo e di farsi avanti alla testa delle sue televisioni. Vuoi mettere? Mantello di ermellino, scettro, trono di velluto azzurro, Emilio Fede ciambellano, Previti guardasigilli, Milan che vince per diritto divino e corona gemmata per evitare la noia del trapianto pilifero. Altro che la pera condivisa di Einaudi.

Michele Mirabella
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