Dal Liceo delle Scienze Sociali al Liceo delle Scienze Umane
Prof. Pier Luigi Menegatti - Prof.ssa Mirca Buttazzi - 03-12-2005
Nell' ambito del Progetto di Riforma della Scuola Superiore portato avanti dal Ministro Moratti, che come è noto prevede una estesa licealizzazione degli Istituti di Istruzione Secondaria, il Liceo delle Scienze Sociali, già vigente nell' attuale ordinamento, vede per l' occasione il suo nome mutato in quello di Liceo delle Scienze Umane, e subisce una profonda trasformazione, che ad opinabile giudizio di chi scrive, rappresenta dal punto di vista della offerta formativa un netto regresso rispetto alla situazione attuale, di per sé già non proprio del tutto soddisfacente.

Non si tratta infatti di un mero cambiamento di denominazione, come potrebbe forse apparire di primo acchito ai non addetti ai lavori. Quantunque Scienze Umane e Scienze Sociali non siano esattamente la stessa cosa, purtuttavia risulta evidente anche ai profani che per loro natura sono strettamente imparentate; il cambiamento di denominazione potrebbe quindi indurre a pensare, che per quanto attiene alla caratterizzazione del Corso di Studi, il cambiamento riguardi essenzialmente aspetti marginali, lasciando sostanzialmente inalterata la sostanza. Le cose non stanno così, come ora cercheremo di illustrare, ad uso sopratutto di coloro che in futuro, come studenti, come docenti o come genitori, saranno i fruitori del nuovo Liceo delle Scienze Umane.

Prima di tutto alcune considerazioni di carattere meramente quantitativo. L' attuale Liceo delle Scienze Sociali, relativamente a quelle che sono le discipline caratterizzanti il Corso di Studi, prevede nel suo quadro orario un primo livello propedeutico nel bienno, articolato su un orario di tre ore settimanali, che nel triennio successivo raddoppiano, con una articolazione su un orario di sei ore settimanali, di cui una in compresenza con l' insegnamento di Filosofia. Nel Liceo delle Scienze Umane progettato dalla Sig. ra Moratti, l' orario delle materie caratterizzanti nel biennio rimane invariato dal punto di vista quantitativo, rimanendo articolato su un orario di tre ore settimanali ( il biennio subisce però una profonda trasformazione dal punto di vista dei contenuti, di cui si dirà più avanti ). Nel triennio invece le ore di insegnamento rimangono nello stesso numero di tre ore settimanali in terza e in quarta ( invece di raddoppiare a sei ), e solamente in quinta salgono a quattro ore settimanali ( invece di sei ). In termini complessivi riferiti all' arco del triennio si scende da diciotto ore ( 6 + 6 + 6 ) a dieci ore ( 3 + 3 + 4 ) di insegnamento delle materie caratterizzanti l' indirizzo di studi. Come si può facilmente vedere, si tratta di una riduzione secca di circa il 45%. Crediamo che queste cifre si commentino da sole.

Ma c'è ben altro. Come si accennava, il cambiamento ( in peggio ) non riguarda soltanto il monte ore complessivo delle ore di insegnamento, ma anche e soprattutto i contenuti didattici che vanno a riempire questo monte ore già così pesantemente decurtato, e quindi di conseguenza gli obiettivi formativi che l' insegnamento si prefigge di raggiungere, ed infine in ultima istanza il profilo stesso dello studente in uscita da questo indirizzo di studi.

Nell' attuale Liceo delle Scienze Sociali, l' asse portante delle materie caratterizzanti il Corso di Studi è rappresentato dall' insegnamento, in proporzioni equilibrate, delle tre discipline fondamentali della Psicologia, della Sociologia e della Antropologia Culturale. L' insegnamento delle suddette discipline viene sviluppato in forma propedeutica nel corso del bienno, al fine di fornire allo studente una prima base di conoscenze fondamentali, che gli consentano di affrontare con sicurezza il successivo triennio, e che anche in caso di cambio di indirizzo possano rappresentare un patrimonio di conoscenze comunque utili. Nel triennio invece, le tre discipline fondamentali vengono ciascuna approfondita in modo specifico, al fine di metterne definitivamente a fuoco le caratteristiche e le problematiche peculiari, le diverse Scuole di pensiero e gli Autori di riferimento, così come le specifiche metodologie di studio e ricerca.

Se nel corso del biennio l' approccio alle discipline è di tipo prevalentemente trasversale, il che all' atto pratico significa che ci si avvale di un unico Testo di riferimento, viceversa nel Triennio ognuna delle tre discipline fondamentali prevede l' adozione di un testo specifico, proprio perché si ritiene che ciascuna delle materie base debba essere sviluppata in modo organico e sistematico.
Dal punto di vista formativo, tutto questo si prefigge l' obiettivo fornire allo studente in uscita dal Liceo delle Scienze Sociali una solida base culturale, che gli permetta, nel proseguimento degli studi in ambito universitario, una scelta tra un ventaglio abbastanza ampio di opzioni ( Psicologia, Sociologia, Antropologia Culturale, Scienze Politiche, Scienza della Comunicazione, etc. )
In secondo luogo , si vuole fornire agli studenti la conoscenza e la padronanza di quegli strumenti culturali che possano loro permettere una lettura consapevole e critica dei fenomeni sociali e culturali che caratterizzano una realtà sociale come quella contemporanea, che si presenta sempre più mutevole e complessa, a livello locale come a livello globale, e nella quale i nostri ragazzi dovranno trovare un loro ruolo, come lavoratori e come cittadini. Infine, ultimo ma non meno importante, la attività di Stage che l' attuale curricolo delle Scienze Sociali prevede come obbligatorio in terza e in quarta ( e che nel futuro ordinamento semplicemente sparisce ), permette agli studenti di avere un primo contatto con le Istituzioni che governano la società in cui vivono, e di avere un primo livello di conoscenza concreta e diretta, e non solo teorico-astratta, di quelle che sono le problematiche sociali presenti sul territorio e di come la Società si organizza per cercare di affrontarle e risolverle.

Nel nuovo Liceo delle Scienze Umane, invece, assurge a protagonista assoluta una disciplina che fin qui non avete visto menzionata, e cioè la Pedagogia. Nella impostazione attuale del Corso delle Scienze Sociali, perlomeno così come è stato definito al Liceo Sabin, non è che questa disciplina venga trascurata, anzi al contrario; semplicemente, non le viene per così dire assegnato uno statuto autonomo, e gli argomenti e le problematiche che la riguardano vengono sviluppate in modo trasversale, all' interno dei diversi Programmi di Filosofia, Psicologia, Sociologia, Antropologia Culturale. Viceversa, nel Liceo delle Scienze Umane della Sig.ra Moratti la Pedagogia
viene ad avere una centralità ed una preminenza assoluta, in una proporzione che riduce le altre discipline ad una condizione del tutto ancillare.

Tanto per cominciare, nel biennio non abbiamo più un insegnamento di tre ore settimanali di Propedeutica alle Scienze Sociali; no, abbiamo tre ore settimanali di Pedagogia. Pedagogia e basta. Nel Triennio, bisogna osservare che l' ordinamento attuale, sotto la generica dicitura di Scienze Sociali, una volta definito l' indirizzo generale volto a focalizzare l' insegnamento sulle Discipline fondamentali di Psicologia, Sociologia ed Antropologia Culturale, lascia poi ai singoli Docenti un buon margine di autonomia nelle scelta delle tematiche disciplinari. Viceversa, il Liceo delle Scienze Umane della Riforma Moratti delinea un percorso di contenuti didattici piuttosto rigido e vincolante, come può facilmente verificare chiunque abbia la voglia di andare a leggere il Programma di studi messo a punto dal Ministero, e nel cui quadro complessivo la Tematica
dell' Educazione e la Pedagogia fanno ancora una volta la parte del leone. Alle altre materie, come si è detto, viene assegnato un ruolo del tutto marginale, che prevede la acquisizione di un bagaglio di conoscenze talmente scarso e generico, da configurarlo come nulla più che una superficiale infarinatura degli argomenti più ovvi e scontati.

Stando così le cose, risulta evidente, almeno per chi ha dimestichezza con questo genere di cose, che il Liceo delle Scienze Umane del Ministro Moratti rappresenta di fatto un ritorno, nei contenuti e nella filosofia di fondo, all' indirizzo Socio-Psico-Pedagico del vecchio e tramontato Istituto Magistrale, come se non bastasse in una versione decisamente peggiorata; infatti, in quel particolare indirizzo di studi di un Istituto per altro ormai irrimediabilmente obsoleto, se non altro le discipline caratterizzanti ( Psicologia - Sociologia- Pedagogia - cfr. i Programmi Brocca ) avevano pari dignità a fronte di una ripartizione del monte ore di insegnamento sostanzialmente equilibrata. Laddove nel Liceo delle Scienze Umane, come si è detto, la Pedagogia assume una nuova preponderanza del tutto sproporzionata.

Se ora consideriamo la questione dal punto di vista formativo, vale dire avendo come punto di riferimento il futuro sbocco universitario, non si può non concludere che l' accesso alla Facoltà di Scienze dell' Educazione diventa praticamente lo sbocco obbligato, per uno studente che si sia formato in un Istituto di Istruzione Secondaria di tal fatta, dato che il bagaglio di conoscenze acquisito nel corso di studi relativamente alle altre discipline si presenta del tutto inconsistente, e in ogni caso del tutto inadeguato rispetto alla funzione di fornire una solida base culturale, atta ad affrontare con successo studi approfonditi di Psicologia, Sociologia o Scienze Politiche.
E' del resto altrettanto vero, a voler essere utilitaristi nel modo più cinico, che nel quadro della Licealizzazione della Scuola Secondaria progettato dalla Sig.ra Moratti, non esiste un indirizzo di studi che possa offrire per l' accesso a queste Facoltà una preparazione di base migliore di questa; ma ci pare che un siffatto argomento non possa di per sè rappresentare una gran consolazione.

Vorremmo concludere, ci sia consentito, con qualche considerazione di carattere epistemologico, che a nostro avviso finiscono per essere quelle che gettano la luce più inquietante sui progetti di riforma elaborati dal Governo. Infatti, è ben noto che le discipline che caratterizzano questi indirizzi di studio, le cosiddette Scienze Umane e/o Sociali, da un punto di vista rigorosamente epistemologico prestano il fianco a più di una critica fondata, dato che la natura del tutto particolare dei loro oggetti di studio consente una applicazione solo parziale, e solo parzialmente soddisfacente, del Metodo Scientifico Sperimentale. Non ci si può in alcun caso aspettare dalle Scienze Sociali quel grado di universalità, oggettività e precisione che caratterizza quelle leggi scientifiche che sono il risultato delle Scienze Naturali. E tuttavia, per lo meno la Psicologia, la Sociologia e la Antropologia Culturale hanno un oggetto di Studio ben definito che viene affrontato con un rigore e delle metodologie che si sforzano il più possibile di essere
scientifiche. Per converso la Pedagogia, tra tutte le cosiddette Scienze Umane e/o Sociali, sembra essere indiscutibilmente la meno scientifica di tutte, e si potrebbe aggiungere, perlomeno secondo il personale e quindi discutibile parere di chi scrive, come quella in assoluto più pericolosa, proprio perché è quella che più di ogni di ogni altra si presta con facilità ad assumere caratteristiche ideologiche. In estrema sintesi, il problema fondamentale della Educazione, a qualsiasi livello, si risolve nel problema pratico ( e quindi etico ), di portare qualcuno, servendosi dei mezzi opportuni, ad assumere quei comportamenti che qualcun altro, in condizione di poter decidere anche per gli altri, stabilisce essere i comportamenti più raccomandabili, convenienti, nobili, utili, politicamente corretti, etc. etc. Di conseguenza il problema si scinde in due : da una parte i contenuti, ovvero ciò che si insegna, quali valori, principi, comportamenti, il che finisce per identificarsi con ciò che rappresenta il fine stesso della attività educativa... dall' altra i mezzi per raggiungere il fine, ovvero come si insegna, quali siano cioè le tecniche più efficaci per il raggiungimento di un tale scopo.

Per quanto riguarda il primo aspetto, quello relativo ai contenuti, l' esperienza della storia delle culture umane dimostra nel modo più evidente la totale relatività ed assoluta arbitrarietà dei valori, principi e norme di comportamento che vengono trasmessi di generazione in generazione tramite le pratiche educative; se si può ricavare una regola generale, qualcosa che assomiglia ad una legge, dallo studio comparato delle varie società umane, ne risulta una conclusione così ovvia da risultare banale, e cioè che ogni cultura tende naturalmente a conservarsi, e quindi a trasmettere tramite l' educazione quei valori e quei comportamenti che reputa buoni, giusti e santi unicamente perchè sono i suoi. Poiché l' Educazione è una variabile dipendente della Morale, e dato che questa è dominio della Filosofia e non della Scienza, ne risulta in modo incontrovertibile che relativamente ai contenuti della educazione, qualunque pretesa di " Scientificità " appare chiaramente ridicola. Per contro i mezzi, essendo per l' appunto dei mezzi tecnici, sono di per sé neutri ed indifferenti rispetto al contenuto; come per ogni mezzo tecnico, l' unico criterio di validità logicamente ammissibile è quello della maggiore o minore efficacia rispetto al raggiungimento dello scopo. Da questo punto di vista, ancora una volta l' esperienza storica dimostra nel modo più evidente che quanto più le tecniche educative diventano " scientifiche ", tanto più esse si trasformano pericolosamente in tecniche di manipolazione e di indottrinamento, con esiti finali che, soprattutto per gli educati, nel lungo periodo si rivelano invariabilmente più o meno catastrofici.

Sembra quindi di poter concludere, che la filosofia ispiratrice il Liceo delle Scienze Umane della Riforma Moratti sia quella di ridimensionare drasticamente, fin quasi ad annullarla,
l' acquisizione di quegli strumenti culturali che permettano una lettura consapevolmente critica dei fenomeni sociali e culturali, e viceversa punti a privilegiare in modo abnorme, perlomeno rispetto alle esigenze di una società complessa, aperta e pluralista, quella disciplina che più di ogni altra si presta a farsi docile strumento del potere di turno. A chi scrive questa prospettiva appare piuttosto inquietante. Qualcuno potrà forse obiettare che questo giudizio sia motivato ancora una volta da un pregiudizio nei confronti della matrice ideologica del Governo attualmente in carica, che nonostante l' abuso reiterato della parola liberalismo, nei fatti e nei comportamenti si colloca ad una distanza siderale dalla tradizione culturale europea di matrice laica e liberale. Tuttavia, come sosteneva autorevolmente un signore che la sapeva lunga, a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si indovina.

I Docenti del Dipartimento di Scienze Sociali del Liceo " A. Sabin " - Bologna

Prof. Pier Luigi Menegatti - Prof.ssa Mirca Buttazzi
Prof.ssa Cecilia D' Alise - Prof. Stefano Sissa

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