Febbre alta
Giuseppe Aragno - 02-12-2005
Febbre alta. Influenza.
Forse la fatica, il veleno dello stress mescolato al vaccino. Non so e in fondo non me ne curo: filo via come un treno, scrivo.
Scrivo.
Scrivo.
Un saggio è questo: scrivere dopo tanto cercare.
- Cento anni compie la Cgil e ci sono storie che sai. Va, su racconta, fa presto, spingono i compagni. Ci sono di mezzo gli sponsor e le scadenze. C'è di mezzo la burocrazia. Via, di corsa.
E di corsa vado, col cuore che mi batte in petto e l'emozione profonda di quando racconto: dio, che belle storie, compagni, vi prego non abbiate fretta.
Febbre alta.
- Lo sai che porta gli incubi.
- Lo so. E so che mi confondo.
- No, non sei tu quel sindacalista che si alza in piedi davanti agli squadristi e si mette a cantare l'inno di Turati, mi dico.
E nella penombra della camera ogni parola mi rintrona in testa.
Non sono io, lo so. Non sono io quello che portano legato in manicomio e non è pazzo. Lo so, non sono io, anche se accade ancora un po' dovunque e la febbre mi mette paura e mi esalta.
- Ma che belle storie, compagni, e lasciate che le racconti, datemi qualche giorno ancora, ora che i ladri in casa m'hanno portato via tutto quello che ho scritto ed ho solo parole nella testa con la febbre alta. Non fate che sia un incubo anche raccontare per far festa, anche poter dire che siamo e chi siamo. Non sono io, lo so, e forse non siete voi quelli che firmano i documenti prima, durante e dopo il congresso, mentre il tempo ci incalza e si fa in fretta a confondersi. No, non temete, non narrerò di una scuola di frontiera dove l'autonomia prima di Berlinguer funzionava a meraviglia e figli di ladri e scippatori recitavano su testi che si costruivano in classe su misura. Non racconterò. Non temete. Lo so che non c'entra. Ma che belle storie, compagni, che la febbre mi agita in testa e mi confonde.
- Mancano le parole? E dai, recitalo con due gesti il tuo dolore! Che si fa se una pallottola ferisce e fa sentire tanto male al cuore?
- Io l'aggio visto! Nun se ciata, nun se respira! Te miette 'a mano mpietto e cade 'nterra!
- E fallo, fallo vede' a 'e cumpagne comme sapite campa' e muri'. Comme capite 'o dolore e 'a giustizia. Comme capite prima d'esser persi.
Che teatro che veniva fuori e quanta passione: non c'era l'incentivazione e non avevamo gerarchie. Una sola graduatoria e la facevano i ragazzi:
- Chillo è 'nfame, le facimme schifo! Chillo no! Chillo pe' me difendere s'è fatto vattere fora da scola! Schiaffi ha acchiappato e io me ne songo fujuto. So' scappato.
L'autonomia. La conquistammo mettendo fuori i padroni dalle nostre società di mutuo soccorso, la difendemmo con le leghe di resistenza, gli scioperi e la galera che ci toccava di certo.
Ma di che parlo? Ed ora che racconto? Cento anni compie ormai la Cgil. La febbre, lo so. Ma mi ricordo: i miei ragazzi persero la scuola perché c'era bisogno della "razionalizzazione".
- Fa presto compagno, lo vedi che è tardi? E sei tanto confuso mentre scrivi e racconti! Fa presto.
Cento anni fa la Cigl.
Febbre alta. Influenza.
Forse la fatica, il veleno dello stress mescolato al vaccino. Non so e in fondo non me ne curo: filo via come un treno, scrivo, scrivo, scrivo. Un saggio è questo: scrivere dopo tanto cercare.
- Cento anni compie la Cgil e ci sono storie che sai. Va, su racconta, fa presto, spingono i compagni.
- Racconto certo, ma mi date pochi giorni di più che i ladri in casa m'hanno preso il computer e quello che ho scritto?
- Presto, più presto. Non c'è tempo e ci sono i congressi. Quello non vota, quell'altro invece vota, la maggioranza dice sì, la minoranza no. Passerà un con qualche emendamento, dopo un documento, una mozione d'ordine e chissà che accordi presi.
- Quando, prima o dopo?
- Fa presto, insistete. Non c'è tempo.
Nella stanza semibuia ci sono le storie che ho in testa.
- Dai fa presto: occorre dare pieno sviluppo al nuovo assetto costituzionale.
- Va bene, ma quale?
- Le riforme dall'alto sono fallite, non di meno la scuola italiana deve cambiare radicalmente: nei congressi in corso viene messo ai voti un documento votato all'unanimità dal Direttivo nazionale che impegna l'organizzazione sulla cancellazione delle leggi Moratti. Io non voto .
Cento anni di storia: "cambiare si può" e poi il pacchetto dei soggetti che lo sostengono, laici e cattolici, è particolarmente significativo.

- Racconto, va bene, compagni, avete ragione. Davvero non c'è più tempo.

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 Remo Lipari    - 06-12-2005
Caro Giuseppe, voglio dire due cose con questo commento. La prima è che non capita spesso di trovare in un solo intervento una scrittura così bella, tanta umanità e un modo così civile per rappesentare un dissenso. La seconda è un poco più triste, ma non mi va di non dirla. Fuoriregistro è un grande spazio di partecipazione democratica e ospita tanti interventi di quei noti sindacalisti della FLC CGIL ai quali tu tante volte rivolgi le tua critiche. Io le condivido quasi sempre, ma loro credo di no. E la considerazione triste è questa: perché non rispondono mai? Perché il maggior disprezzo è la noncuranza? Non ne avrebbero motivo, mi pare. Allora perché? Io ho un dubbio: forse non rispondono perché questa bella rivista la "usano" per scrivere e parlare di se stessi e della loro organizzazione, ma poi non la leggono.
In ogni caso, secondo me, non ci fanno una bella figura.