breve di cronaca
La riforma Moratti affossa l'università
Ds online - 07-07-2005
I Ds riaprono il dibattito con quattro proposte per correggere la legge

I Democratici di Sinistra tornano a chiedere un confronto sulla Riforma Moratti, approvata dalla Camera il 15 giugno scorso. In una Conferenza Stampa a Montecitorio, il segretario dei Ds Piero Fassino - affiancato dal responsabile Scuola Università e Ricerca dei Ds Andrea Ranieri e da numerosi deputati e senatori che si occupano dei problemi dell'istruzione - ha rilanciato i quattro temi ritenuti essenziali per riqualificare l'università italiana: un sistema di valutazione della docenza, ingresso di giovani insegnanti e ricercatori, autonomia e risorse.

«Chiediamo - spiega Fassino - un sistema di valutazione della docenza moderno, efficiente, imparziale, perché affidato ad un'agenzia esterna e basato su parametri certi. Proponiamo poi che si affronti seriamente il capitolo dell'immissione nelle università italiane di una nuova generazione di docenti, superando una legislazione che invece chiude le porte, precarizza e cronicizza».

Come terzo punto «chiediamo che si restituisca alle università un'autonomia di governo e di gestione che consenta effettivamente di valorizzare il proprio patrimonio di competenza superando una legislazione che invece mortifica l'autonomia e quindi ne deprime la qualità. Infine, si rimetta l'università italiana nelle condizioni di essere un luogo di ricerca, mettendo a disposizione finanziamenti adeguati. Oggi - ha sottolineato Fassino - le risorse in nove casi su dieci servono a pagare gli stipendi del personale».

Il giudizio espresso dal leader della Quercia sul provvedimento, in sintonia con la Conferenza dei Rettori (Crui) e l'Associazione nazionale docenti universitari che ne hanno chiesto il ritiro, è «drastico perché non rinnova l'università, non mette a disposizione le risorse per il suo rilancio, non riorganizza in termini moderni ed efficaci la struttura della docenza, non apre le porte ai giovani. E' una università che esce con meno risorse. Questo ddl accresce gli elementi di precarietà dei docenti e fonda gran parte dei percorsi delle carriere della docenza su meccanismi automatici che prescindono da qualsiasi valutazione».

La maggioranza «non sia sorda e non si blindi su un ddl considerato negativamente da noi, dai rettori, dalle organizzazioni sindacali, dal mondo dei ricercatori, che lo considerano umiliante, e da Confindustria, che si è espressa in termini molto critici».

Quello che i Ds chiedono al ministro Moratti è «un atto di responsabilità» su un tema strategico per il paese. «Per questo -ha concluso Fassino - chiediamo una legge che effettivamente consenta la modernizzazione e riqualificazione delle università italiane».

Il Disegno di legge, che passa ora all'esame del Senato, introduce le seguenti modifiche:

Valutazione dei professori
La riforma prevede la valutazione dei professori universitari da parte degli atenei dove insegnano. La valutazione, però, dovrà essere formalmente chiesta da docenti e riguarderà l'attività di ricerca e la didattica. In caso di "bocciatura", lo stipendio del professore resterà congelato fino alla prova successiva.

Idoneità nazionale
Per accedere ai concorsi universitari di professore ordinario o associato bisognerà aver passato una prova finalizzata al conseguimento di una idoneità scientifica nazionale. L'idoneità durerà quattro anni.

Concorsi
I posti di professore ordinario e associati sono coperti dalle università attraverso concorsi riservati a chi è in possesso dell'idoneità nazionale. I candidati saranno esaminati da commissioni i cui componenti saranno tutti estratti a sorte. I commissari non potranno provenire dall'università che ha bandito il concorso.

Contratti a termine
Le Università potranno mettere sotto contratto studiosi e ricercatori attraverso il ricorso a «contratti di ricerca e di insegnamento universitario». Saranno contratti triennali, rinnovabili per altri tre. I docenti «a termine» non potranno superare il 20 per cento del totale degli insegnanti dell'ateneo.

Ricercatori
Sparisce il ruolo dei ricercatori. D'ora in avanti i giovani, dopo il dottorato di ricerca, avranno di fronte la strada di contratti a tempo determinato di durata triennale, fino a un massimo di sei anni.

"Tutti professori"
Per l'opposizione è solo «un pennacchio», per la maggioranza un giusto riconoscimento a chi svolge attività didattica nelle Università: con la riforma tutti coloro che hanno un contratto universitario per la ricerca e l'insegnamento potrà fregiarsi del titolo di «professore aggregato». Nessun aumento di stipendio è previsto, ma solo la possibilità di utilizzare il titolo nel proprio biglietto da visita.


29 Giugno 2005
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