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Vivere felici nel bel paese
Alla solita ultima ed inopportuna " boutade " dell'egoarca di Arcore nella terra della perfida Albione, ora alleata fedele nella " Coalizione dei volenterosi " dell'italietta dell'egoarca, ha chiosato da par suo il sociologo Ilvo Diamanti sul quotidiano " la Repubblica " di domenica 29 maggio, con il pezzo dal titolo " Il declino del declino ".

" ( ... ) Berlusconi oppone alle statistiche del Pil quelle degli sms. Al peso delle esportazioni quello delle case in proprietà. Alla stanchezza degli imprenditori l'instancabile attività degli amatori. Alle marce funebri, gli squilli di tromba.
Questa rappresentazione, vivace e consolatoria, al di là delle intenzioni dell'autore, rende evidente il vizio " ottico " che impedisce di vedere e di capire, quel che capita in Italia.
Stentiamo a percepire le sorti del nostro paese, perché siamo abituati a privilegiare quelle della nostra famiglia.
Oggi come ieri. Quando il benessere degli italiani dipendeva dal dissesto del sistema pubblico, che remunerava i nostri prestiti allo Stato ( mediante Bot e Cct ) con tassi crescenti. E oggi, come ieri, gli italiani affidano il proprio presente ( visto che l'idea del futuro è stata accantonata ) alle tradizionali strategie familiste e localiste.
La casa in proprietà, il lavoro autonomo, le reti informali. L'arte di arrangiarsi, in cui siamo, da sempre, maestri.
( ... ) Vista la difficoltà di curare l'Italia, si preferisce, quindi, chiedere agli italiani di curarsi da soli. Di esercitare le virtù private a scapito dei beni pubblici. Di elaborare, autonome strategie di sopravvivenza. Testimoniate da molti segni. Nell'economia e nel lavoro: la crescita del sommerso, delle attività informali.
( ... ) ... molte indagini sottolineano come le disuguaglianze stiano allargandosi, su base sociale e territoriale. Ma il riprodursi dei vizi intichi si coglie anche in politica, dove si assiste al ritorno delle liste personalistiche, localistiche; del voto clientelare.
Il declino dell'Italia è già stato metabolizzato, ( ... ), ... nel sentimento della società italiana. E gli esempi utilizzati da Berlusconi per smentire quest'idea, in realtà, la confermano.
I telefonini, le automobili e le case. Esaltano le logiche individuali e familiste. Ancora: certificano il residuo, negli stili di vita, di vezzi sopravvissuti alle illusioni degli anni 90. D'altronde, in questa fase, sostenere che gli italiani si sentano " felici " è arduo.
( ... ) ... discutere del nostro declino come una minaccia incombente è una finzione. Siamo già " oltre " il declino. Nel post-declino. Il problema è cosa avverrà " dopo ". Perché il " dopo " non è scritto. ( ... ) "

Ed all'esultanza, nel bel paese degli uomini e delle donne naturalmente " felici ", - per cosa poi, se non per l'inciampo di un sogno che potrebbe svanire nella sua realizzazione - esultanza non proprio repressa dai tanti dell'accolita del (mal)governo e dagli altri disistimatori del progetto europeo al risultato d'oltralpe, nella terra che fu della rivoluzione del 1789, fa da controcanto la settimanale analisi di Giuseppe Turani col titolo " La difesa è costituita dall'euro " sull'ultimo numero del settimanale " Affari & Finanza ".

" A questo punto tutte le carte sono sul tavolo. Non ci sono più successi da vantare, cantieri di cui elencare l'importanza e le date di apertura, riforme avviate o non avviate, aumenti della qualità della vita dei cittadini da sbandierare in televisione (c'è rimasto, da vantare, solo un uso sfrenato dei telefonini).
Dopo quattro anni di economia stentata e stagnante, il governo è finalmente riuscito a mandare, anno 2005, il paese in recessione.
Si dirà, già lo dicono da molto tempo, che è tutta colpa dell'euro e della congiuntura internazionale. Ma si sa benissimo che non è vero niente.
L'euro ha solo impedito che l'Italia, nelle mani di questi apprendisti stregoni, si trasformasse in pochi anni in una specie di Argentina fuori dal tempo e fuori dal mondo.
Se questi governanti avessero avuto ancora in mano la lira, avrebbero già svalutato da un pezzo, presi dalla disperazione, e oggi saremmo alle prese con tassi di interesse altissimi e con un'inflazione anch'essa molto elevata e difficile da combattere.
La congiuntura internazionale, poi, è semplicemente ottima. L'economia mondiale continua a crescere a ritmi sostenuti.
L'Europa, questo è vero, va meno forte. Ma nel 2004 è andata più veloce del doppio rispetto all'Italia e nel 2005 non sarà affatto in recessione.
L'Italia sarà l'unico paese europeo che nel 2005 vedrà diminuire il proprio Prodotto Interno Lordo invece di aumentarlo, come fanno tutti gli altri.
Insomma, i giochi di parole, la confusione delle promesse, i programmi di rilancio, a questo punto non bastano più.
C'è la recessione e sarà una recessione dura. Probabilmente anche molto lunga e aspra. Sarà lunga e aspra per almeno due buone ragioni.
Da una parte perché non è ancora stata messa in campo alcuna reale politica anticongiunturale. C'è un continuo accumularsi di provvedimenti parziali senza peraltro che si veda il segno preciso di una direzione di marcia. E viene il sospetto che questo governo non sappia quale sia o non creda (tout court) alle politiche anticongiunturali.
Ma c'è di più. La crisi sarà lunga perché ci sono problemi strutturali perché ci sono distorsioni nel sistema Italia che non sono state corrette, nemmeno in parte.
I profitti sono dove non devono essere. E anche le imposte e le tasse sono dove non dovrebbero essere (in gran parte).
Inoltre, c'è ancora troppa parte del "prodotto Italia" che è fatto di roba qualsiasi, senza alcun pregio. E quindi ci terremo questa crisi ancora per qualche anno.
Sempre che, nel frattempo, non si aggravi in misura davvero intollerabile. Ipotesi che sarebbe sciocco scartare. "


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