breve di cronaca
Rivolta contro le prove Invalsi
Il resto del carlino - 20-04-2005
«Test buffonata I genitori terranno i bimbi a casa»

Oggi non manderanno i figli a scuola. I genitori delle seconde elementari delle sezioni A e C della scuola «Bergonzi» di via Tosti (Reggio Emilia) sono arrabbiatissimi con i test di valutazione Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo). Si tratta dei test a risposta chiusa voluti dal Miur, il vecchio Ministero all'Istruzione, per misurare l'apprendimento di scienze, italiano e matematica.

«Non si misurano così i nostri figli»
A partire da oggi, quindi, e probabilmente per tutti e tre i giorni previsti per la somministrazione dei test, gli scolari della seconde A e C rimarranno a casa. Alla Bergonzi avrebbero dovuto «recuperare» la prova che i gli scolari in tutta Italia hanno già fatto il 13, 14 e 15 aprile. Ma alla scuola del 1° circolo non vogliono sentire parlare di «misurare i bambini». «Terremo a casa i nostri figli - racconta Marina Varani, rappresentante dei genitori per la seconda C - questi test sono una buffonata di cui non riusciamo neppure a capire i fini. Non ci preoccupano i test piuttosto siamo contrari al metodo». L'Invalsi non avrebbe previsto il coinvolgimento di genitori, insegnanti e dirigenti scolastici e questo non è piaciuto. Avvisati dal buon senso degli insegnanti, che hanno saputo dei test appena sei giorni prima della data della verifica, mamme e papà della Bergonzi hanno deciso di scrivere al dirigente scolastico, Antonio Lodedo, per chiedere ulteriori spiegazioni. Nella lettera i genitori dicono di non ritenere «obbligatoria l'applicazione del test» e aggiungono che non viene garantito il diritto all'anonimato degli scolari.

E il nostro consenso?
Alla «Bergonzi» poi nutrono altre perplessità sulle adeguatezza dello strumento di verifica sia per «giudicare il lavoro dei docenti», sia per valutare il livello di preparazione degli alunni. «Perché - hanno scritto i genitori al capo d'istituto - non è stato richiesto il nostro consenso?».
Le risposte arrivate a Lodeno non sono piaciute ai genitori: «Non cambiano la sostanza dei fatti», dice Luca Morini, rappresentate dei genitori. Lodedo suggerisce il posticipo del test, fissando come date di verifica al 19, 20 e 21 aprile. E da qui la decisione di non mandare i figli a scuola.
«All'atto dell'iscrizione - continuato i genitori - abbiamo preso atto del Piano di Offerta Formativa che non prevedeva queste verifiche, pensiamo di poterci legittimamente opporre alle verifiche imposte unilateralmente dall'alto, senza alcuna forma di condivisione e senza alcuna garanzia di imparzialità. Ci chiediamo come mai si siano investite così tante risorse, umane e finanziarie per effettuare delle prove indicative solo di una minima parte della formazione e che rischiano di fornire un quadro distorto della realtà scuola».

Le famiglie dei disabili
E ad alzare un altro polverone sulle discusse «prove della Moratti», ci pensano le associazioni che si occupano di disabilità. «Non viene fatta una valutazione individuale che tenga conto del progetto formativo del ragazzo, come previsto dalla legge», sbotta Carlo Vasconi, segretario del Coordinamento delle Associazioni Disabili e Famiglie. Ma per i ragazzi disabili il ministero ha anche riservato un altro trattamento «speciale».
«I risultati dei test, effettuati da ragazzi disabili, non verranno neanche rispediti, rimarranno nell'istituto e quindi non faranno parte del conteggio complessivo assieme ai ragazzi normodotati», fa notare Angelo Benassi presidente dell'Associazione Genitori e Ragazzi Down, che continua: «Abbiamo scritto al ministro e all'Invalsi chiedendo la sospensione dei test per capirne le finalità e valutare il percorso di somministrazione. Nulla di fatto per quest'anno ma per l'anno prossimo - conclude Benassi - abbiamo già chiesto che venga istituita una commissione per tarare le domande e i metodi di somministrazione. Non vorrei che questa dell'Invalsi fosse l'anticamera per dire, se i disabili non apprendono, allora cosa ci fanno in questa scuola?».

Vincenzo Cavallarin

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 Cub Scuola    - 20-04-2005
Appare del tutto inadeguata e per molti aspetti demenziale la prima uscita ufficiale del nuovo organismo per la valutazione, l'INVALSI, voluto dalla ministra imprenditrice Moratti e dal suo staff tecnico. Voler valutare le competenze degli alunni e delle alunne delle scuole superiori attraverso la somministrazione di un quiz di due ore?
Sembra scontato porsi la seguente domanda: ma come si fa a pretendere che con due ore di quiz si possa giungere a verificare le competenze dei nostri alunni? E' forse il nuovo modello, da consumare fugacemente e senza troppe pretese, che la riforma Moratti e la sua bozza di decreto attuativo per la scuola superiore assegnano al nostro Paese?
Inoltre, come può l'Invalsi valutare le competenze degli nostri ragazzi quando l?art. 3 del dlgs. n. 286/04 istitutivo dello stesso affida a tale organo solo il compito di effettuare "verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti"?
Come CUB SCUOLA continueremo la nostra ferma lotta contro questa controriforma che non è altro che un vero e proprio ritorno al passato e per ribadire il valore essenziale di una scuola pubblica per tutte e per tutti.
Anche per tali ragioni saremo presenti in piazza a Roma per la ricorrenza del prossimo 25 aprile, riaffermando i valori repubblicani, democratici ed antifascisti della nostra Costituzione.