breve di cronaca
Ricordare Di Vittorio
Repubblica Bari - 04-11-2004
Morì sul campo. Come Enrico Berlinguer. Era il 3 novembre del 1957. A Lecco c´era un incontro con i delegati sindacali. E la sua presenza carismatica, si spense lì, nel profondo Nord, lui che 65 anni prima, era nato nel profondo Sud dove per un figlio di contadini, all´inizio del secolo, non c´era molto altro da fare che arare i campi. Era un cafone pugliese, Giuseppe Di Vittorio. E orgoglioso di esserlo.
I cafoni erano una categoria alla quale «mi onoro di appartenere», ripeteva spesso. E cafone giovanissimo era Antonio Morra, un suo amico, colpito a morte, insieme ad altri tre braccianti, durante una manifestazione di protesta nel maggio del 1904, repressa dalle forze dell´ordine. Lì nasce la parabola del Di Vittorio sindacalista. A 15 anni è tra i promotori del circolo giovanile socialista di Cerignola "XIV maggio 1904", la data della manifestazione rivelatasi fatale per Antonio. Aveva 19 anni quando, nel 1911, era a capo della camera del lavoro a Minervino Murge. Ruolo che ricoprì, qualche anno dopo, a Bari. Partecipò alla prima guerra mondiale, si avvicinò al Pci, fu antifascista, esule in Francia e impegnato nella guerra civile spagnola fino a diventare uno dei fondatori della Repubblica come costituente. C´è la sua firma nell´atto ricostitutivo della Cgil e su quel patto di unità sindacale siglata nel 1944 anche da Achille Grandi ed Emilio Canevari. Durò poco l´unità sindacale di comunisti, cattolici e socialisti ma, come ricorderà Luciano Lama nel 1977, fu necessaria per fondare la Repubblica. L´unità era per Di Vittorio un´ossessione, come lo fu l´autonomia: nell´interesse dei lavoratori non era auspicabile che il sindacato fosse cinghia di trasmissione. L´emancipazione dei lavoratori dalla povertà e dall´ignoranza era la priorità delle priorità. Condannò, nel 1956, i fatti d´Ungheria. La misura del suo impegno sindacale prima e soprattutto, e politico poi, però, arriva nel 1949. In quell´anno, con la Costituzione ai primi vagiti come la Repubblica italiana, elabora il Piano per il lavoro. È un progetto di sviluppo economico orientato per accrescere l´occupazione al Sud.
Tutto questo, nei prossimi mesi, diventerà - assicurano dalla Cgil - una fiction che potremo vedere in tv. Oggi, intanto, la sua Cerignola lo ricorderà, come ogni anno. Una delegazione della locale Camera del Lavoro deporrà una corona di fiori al suo monumento.
In quel 3 novembre del 1957, poco prima di spirare, Di Vittorio disse: «La nostra causa è veramente giusta nell´interesse di tutti, nell´interesse della società, nell´interesse dell´avvenire dei nostri figli. E quando la causa è così alta merita di essere servita anche a costo di enormi sacrifici». A 47 anni dalla morte, il prezzo dell´ennesimo «enorme sacrificio» per questo uomo umile e decisivo, non solo per il Sud, può essere l´oblio dal quale proverà a strapparlo una fiction tv.

Piero Ricci

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