breve di cronaca
Chi sostiene gli insegnanti di sostegno?
Giornale di Brescia - 03-03-2002
Da più di un anno studiano la psicologia, la pedagogia e le altre materie utili per accompagnare il lavoro delle classi dove si trovano alunni portatori di handicap. Sono impegnati sul campo, perché di questo tipo di competenze c’è un notevole bisogno, in carenza di personale specializzato. Purtroppo, il loro rapporto con i ragazzi e le classi è destinato a restare precario, perché al termine del percorso biennale di studio non è previsto un titolo abilitante. La precarietà delle prospettive è un problema per loro e prima ancora per le famiglie dei ragazzi che si avvalgono del loro servizio. Per questo motivo l’incontro di ieri nella sede Anffas di via Michelangelo ha riunito, insieme a questa particolare categoria di studenti lavoratori, anche una rappresentanza dei genitori di alunni in condizione di handicap. Il problema è sentito a livello nazionale, ma è partita da Brescia l’iniziativa di smuovere le acque, con la creazione di un Coordinamento nazionale degli insegnanti di sostegno, che proprio nella nostra città ha avuto il suo «battesimo» qualche tempo fa. La speranza di poter mettere a frutto le competenze pedagogiche dopo un itinerario formativo specifico è nata con l’istituzione di corsi biennali di specializzazione da parte delle università, sulla base delle disposizioni contenute in un decreto del ’98. A Brescia, il corso biennale di specializzazione per le attività di sostegno alle classi della scuola elementare e materna con alunni in situazione di handicap è stato istituito dalla Cattolica: prevede un impegno di 1200 ore di lezione, una quindicina di esami all’anno e la discussione di una tesi, prima del conseguimento del titolo. I corsi erano stati autorizzati in via eccezionale, nell’attesa che si mettessero in moto le procedure di formazione degli insegnanti, attraverso i corsi di laurea in Scienze della formazione primaria e le Ssis, Scuole di specializzazione degli insegnanti di scuola secondaria. La riforma prevede che in futuro tutti gli insegnanti siano laureati. Per gli studenti del corso di laurea in Scienze della formazione primaria (destinati a insegnare nelle materne ed elementari) vi sarà la possibilità di iscriversi a specifiche attività didattiche aggiuntive: lezioni, laboratori, tirocini, per un totale di 400 ore, che consentono di ottenere il titolo valido per l’insegnamento alle classi con alunni disabili. Un’abilitazione specifica per le secondarie si ottiene anche nelle Ssis, con l’aggiunta di un’attività di 400 ore al percorso biennale previsto per i futuri docenti delle varie materie. Presto usciranno dalle università i primi abilitati, ma occorreranno anni prima che tutte le scuole possano disporre di specializzati in numero adeguato. Nel frattempo, arrivano a conclusione del percorso formativo molti studenti con poche certezze per il futuro: a Brescia sono sessanta i corsisti della Cattolica, in possesso di diploma o di maturità magistrale, che chiedono un riconoscimento della specializzazione o la possibilità di conseguirla con un corso riservato. La preoccupazione per la precarietà del servizio è condivisa dai genitori dei loro alunni, che ogni anno trovano in aula persone diverse.
e. n.





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