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23) Dal carteggio Adam Smith – Berlusconi
Aldo E. Quagliozzi - 16-09-2004


Ove si ciancia innocentemente di rispetto delle leggi e di quell’arte tutta italiana di raggirarle bellamente in virtù anche di una non chiara identità nazionale. Ebbe bene a scriverne Alfonso Berardinelli nel suo “ Autoritratto italiano “, del quale si riportano di seguito brevissime e molto illuminanti intuizioni:

“ ( … ) Alla certezza che per noi italiani non esiste una < patria > si arriva direttamente a partire da mille abitudini, attitudini, comportamenti.

( … ) Non è tanto lo Stato quanto la < patria > che fa sentire come utili e legittime le leggi. In Italia le leggi non sembrano mai tali. I legislatori sono regolarmente goffi, imprecisi, incomprensibili. L’illegalità per noi è sempre più ovvia e normale della legalità.

E’ il senso della legalità che rende reali le leggi: e questo senso della legalità nasce prima dello Stato, da una decisione collettiva di aderire ad un patto di convivenza. Le leggi senza i < costumi > sono vuote e inoperanti.

Non sapremmo definire con chiarezza che cosa sia una < patria >, di che cosa sia fatta, a che cosa serva. E’ più facile notare gli effetti della sua assenza. Da mille effetti si nota che noi italiani non abbiamo patria “.



“ Bellagio, 2 agosto 1994

Caro Cavaliere,
( … ) mi è ( … ) facile immaginare quanta angoscia deve esserLe costato il recente provvedimento con cui il Consiglio dei ministri ha deliberato la concessione di un condono a favore di quanti, avendo commesso abusi edilizi, si dichiarino adesso disposti a ottenere la sanatoria mediante il versamento di una somma.
Certo, quando il deficit ha le dimensioni di quello italiano, il principio alquanto cinico secondo cui il denaro < non olet > - cioè non puzza nemmeno quando è frutto di speculazioni disoneste – può comprensibilmente essere adottato quale risorsa d’emergenza.
Sono sicuro che a Lei però la soluzione adottata ripugna, perché una regola fondamentale dell’economia liberista – più volte ricordata esplicitamente o implicitamente dal vecchio Adam – vuole che nei rapporti d’affari le regole siano costantemente uguali per tutti.
Il condono ora adottato dal Suo governo in merito agli abusi edilizi – e, a quanto leggo, anche a favore degli evasori fiscali – crea condizioni di vergognosa disparità fra cittadini onesti e disonesti, a tutto vantaggio dei secondi.
Senza contare il pessimo esempio del precedente creato con questi provvedimenti. I cittadini che fino a ieri avevano rispettato le leggi, a costo di sacrifici, per l’avvenire saranno tentati di violarle, nella fiducia di futuri nuovi condoni. Dov’è, in queste misure di governo, la coerenza con i principi di un sano liberismo, cui Lei tanto sovente si richiama?
( … ) L’altroieri Giulia e io abbiamo avuto la sorpresa di una gradita visita. E’ venuto a trovarci Osvaldo, l’altro mio nipote napoletano ( … ). Osvaldo ci ha riferito che un fiume della Campania, il Sarno, da sempre uno dei più inquinati d’Italia, ha visto ulteriormente peggiorata la condizione delle proprie acque nell’ultima settimana, da quando cioè il Suo governo, caro Cavalier Berlusconi, ha inserito fra i reati sanabili mediante condono anche lo scarico abusivo di sostanze inquinanti nei fiumi.
Lungo il Sarno ci sono industrie che producono scorie nocive, le quali per legge devono essere eliminate mediante l’uso di noti depuratori, ovviamente costosi, oppure trasportate in discariche apposite.
Da quando il condono ha depenalizzato i reati d’inquinamento, le industrie preferiscono risolvere il problema gettando le scorie nel fiume e accollandosi l’ammenda. Presto il Sarno sarà un corso d’acqua putrida che porterà veleni al mare, dice Osvaldo. Ma perché gli altri fiumi d’Italia dovrebbero avere sorte diversa?
Ignoro se Altero Matteoli, Suo ministro dell’Ambiente, sia consapevole del problema. Leggo però che Matteoli ha sferrato un attacco ai parchi naturali abruzzesi, riducendone l’estensione, e addirittura consentendovi la caccia. Immagino che Lei, caro Cavaliere, conosca l’Abruzzo, una delle più belle e sfortunate regioni d’Italia, massacrata prima dal fascismo, che, mentre tutti i paesi a economia avanzata sviluppavano l’industria, trattenne il meridione della penisola, dal Tronto in giù, a livello di povero ghetto esclusivamente agricolo; e poi dalla Dc di Remo Gaspari, che dell’Abruzzo promosse un’industrializzazione arruffata, caotica, sporca, giocata unicamente sulle regole di un ambiguo clientelismo elevato a sistema.
( … ) Oggi apprendiamo che il ministro dell’Ambiente, il neofascista postumo Altero Matteoli, vuole ridurre i parchi naturali e dare via libera alle doppiette dei cacciatori.
( … ) Se i parchi naturali abruzzesi, o di qualsiasi altra regione italiana, saranno aperti alla penetrazione delle doppiette, il Suo ministro postfascista potrà vantarsi di aver distrutto un’altra delle grandi risorse turistiche italiane. Spero che Lei possa fermarlo. Ci proverà?
Caro presidente del Consiglio, la politica è una gran brutta bestia. Prenda il caso di quella che nei giorni scorsi la stampa ha definito < la cenetta di Arcore >. Suo fratello Paolo ha grossi guai con la giustizia. Lei ha radunato a casa Sua un gruppo di amici fidati, perlopiù avvocati o ministri, o tutt’e due le cose insieme. Alla riunione ha preso brevemente parte, per dare un salutino, anche Suo fratello Paolo. Se queste cose Lei le avesse fatte da cittadino imprenditore, nessuno avrebbe trovato niente di censurabile, forse perché nessuno l’avrebbe saputo. Le fa da presidente del Consiglio, e apriti cielo. Giulia dice che i giornali non hanno torto a menarne scandalo. Io, che, come Lei ben sa, tendo sempre all’indulgenza nei confronti di un capo di governo appassionatamente impegnato sul fronte dell’economia liberista, vorrei davvero poter interpretare la cena di Arcore nello spirito – ha presente ? – di quella canzone di Gino Paoli:
< Eravamo quattro amici al bar >.
Ma voi eravate in sei, e tutti in rappresentanza di poteri così alti, da lasciar margini al dubbio di un meeting promosso con l’intento di utilizzare le risorse del governo in un’ottica privata.
Certo, l’amicizia è un sentimento sacro. Il Suo più affezionato collaboratore, Fedele Confalonieri, dice che possono insinuare dubbi su quella riunione privata solo persone incapaci di < credere nei valori dell’amicizia >: tempestivo mi è parso il Controcorrente della Voce: < Ci piacerebbe sapere a quanto ammontano questi valori >.
Vede, presidente? Il tasto è sempre lo stesso: la commistione fra l’attività d’imprenditore privato e l’impegno politico al vertice del governo. Il piano che Lei nei giorni scorsi ha presentato per fissare finalmente i cardini della separazione rigorosa fra i due ruoli è, se lo lasci dire, un progetto all’acqua di lavanda. < Aria fritta >, ha detto mio nipote Osvaldo, e io non ho trovato argomenti da opporgli. Non è un caso che il presidente della Repubblica Scalfaro, cui Lei voleva attribuire la scomoda posizione del garante formale, abbia rifiutato di farsi coinvolgere, avallando con ciò il giudizio di chi ritiene il suo piano una bufala.
( … ) Con i sensi della mia immutata stima, Le porgo i migliori saluti. Adam Smith “


( da “ Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi “ di Sergio Turone – Laterza – 1995 )

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