L'egoismo collettivo
Redazione di Meridiano Scuola - 21-06-2004
L'incapacita' dei docenti di riflettere sui principi, ovvero sull'egoismo collettivo.
Quando i politici hanno paura ad affrontare direttamente i problemi.


In questi giorni, parlando con i colleghi, ascoltando i discorsi dei docenti precari appostati fuori dalla porta del CSA in attesa dell'ennesimo chiarimento del funzionario di turno, leggendo i messaggi inviati a forum e mailing-list, una sola cosa balza all'occhio anche poco attento di un casuale ascoltatore o lettore: i docenti precari, di fronte alla Legge 143, la tristemente famosa legge sul precariato, non sanno fare altro che dire “viva” o “muoia” in base al loro personale tornaconto, ma sono del tutto incapaci di fare una riflessione di ampio respiro sulle motivazioni che hanno spinto il Governo a proporre addirittura una Legge per i precari e sulle soluzioni che tale Legge ha messo in atto, con modalita' non sempre apprezzabili e giustificate, e spesso con un'illogicita' di fondo che spaventa chi ha un minimo di buon senso.
Triste a dirsi, ma nessuno pare seriamente intenzionato a riflettere sui principi generali che ispirano la Legge. Tutti sono interessati solo ed esclusivamente al loro “particolare” e sono impegnati nel fare i “conticini della serva”. Il collega Tizio e' contento: due punti li guadagno di qua, tre di la'... il mio “avversario” ne perde 7 di qui, ma ne guadagna 4 di la'... in definitiva “vinco” io... allora la Legge e' perfetta, ha risolto definitivamente i problemi dei precari. Il collega Caio e' scontento: guadagno 10 punti di qui, ma il mio “avversario” ne guadagna 12 di la' e 8 ancora di qua... “vince” lui... allora la Legge non risolve il problema dei precari. Il collega Sempronio, che ha lavorato per soli due anni su una classe di concorso e che, magari, grazie a quei due anni, ha potuto beneficiare di uno dei numerosi corsi riservati, inveisce contro i sissini che comunuque gli staranno davanti e si lamenta per una Legge ancora troppo favorevole ai docenti specializzati, che, nella sua fantasia, diventano il Male in persona.
Tutti presi dal nostro personale tornaconto, spesso ci dimentichiamo completamente che una Legge dovrebbe affermare dei principi “sani”, condivisibili, motivati, logici, frutto di profonda ed attenta meditazione, non dovrebbe essere un coacervo di provvedimenti senza connessione alcuna fra loro e, cosa piu' grave, senza un valido disegno di fondo che abbia una motivazione precisa e che preveda un fine chiaro, principi dettati solo dalle pressioni di questo o quel gruppo di potenziali elettori.
Lasciamo per qualche minuto da parte il nostro conteggio dei punti e proviamo seriamente a farci delle domande sui principi di fondo della Legge. Solo domande... ognuno in tutta onesta' dia le sue risposte. E partiamo da cio' che e' piu' vicino per risalire a cio' che e' ormai lontano nel tempo.
Una prima riflessione merita la retroattivita' di questa legge. Proviamo a chiederci se sia giusto introdurre retroattivamente principi che sconvolgono radicalmente le graduatorie permanenti, principi che negano del tutto quelli che, sino allo scorso anno, stavano alla base delle medesime graduatorie. Chiediamoci se sia giusto che un docente che sino allo scorso anno sapeva che avrebbe ottenuto solo 12 punti in graduatoria permanente per il servizio specifico e che quindi decideva di rimanere a casa ad aspettare la supplenza “giusta” ora si trovi superato da colleghi che invece hanno lavorato su classi di concorso diverse dalla sua; chiediamoci se sia giusto rendere retroattiva una norma che sconvolge le scelte fatte serenamente dal 2000 ad oggi, da quando cioe' sono state istituite le graduatorie permanenti (ed evitiamo, per favore, paragoni fuori luogo con le vecchie graduatorie per le supplenze, in vigore sino al 1999: la terza fascia delle attuali graduatorie di istituto e' la loro degna erede; casomai le graduatorie permanenti sono le eredi del “doppio canale”; anche in questo caso e' troppo comodo chiamare in causa cio' che con le graduatorie permanenti non c'entra nulla). Chiediamoci anche se sia giusto che, per il servizio prestato in scuole di montagna, piccole isole, penitenziari, venga retroattivamente raddoppiato il punteggio, negando la validita' dei principi che erano in vigore sino a ieri, negando valore alle scelte fatte sino a ieri sulla base di norme chiare ed inequivocabili.
Entriamo poi nel dettaglio delle due norme sopra citate. Per quanto concerne il servizio non specifico, interroghiamoci sull'importanza della qualita' dell'insegnamento e sulla ratio che nega la qualita' dell'insegnamento a tutto vantaggio della pura e semplice quantita'. Chiediamoci se riteniamo logico, corretto, razionale che ad insegnare latino ai nostri figli il prossimo anno sia magari un docente che da dieci anni non insegna latino, ma che ha insegnato tanto italiano alla scuola media o alla scuola elementare. Per quanto concerne poi il raddoppiamento del servizio per le scuole di montagna, dei penitenziari e delle piccole isole, chiediamoci se oggi abbia ancora senso premiare il servizio in luoghi facilmente raggiungibili con l'auto o l'autobus, o – altro lato della medaglia – se abbia senso privilegiare chi vive a Bormio e lavora a Bormio solo ed esclusivamente perche' vive e lavora dove e' nato, o chi ha lavorato in un penitanziario, vuoi per sua scelta, vuoi perche' era l'ultima cattedra rimasta e non poteva fare altro che accettarla, solo perche', volente o nolente, ha accettato quella supplenza essendo fra gli ultimi in graduatoria o fra gli ultimi convocati per le supplenze.
E proseguiamo ancora. Chiediamoci se sia corretto pensare di attribuire un punteggio, anche minimo, a chi ha fatto qualcosa in piu' degli altri, a chi si e' impegnato, a chi ha studiato, a chi ha frequentato corsi universitari di vario genere. Chiediamoci cioe' se si possa negare il valore della formazione debitamente certificata e attinente con le materie che si insegnano o con discipline che contribuiscono a migliorare la preparazione di un docente. Chiediamoci cioe' se sia preferibile un insegnante che sa di piu' o uno che sa di meno, uno che ha almeno tentato di sapere di piu' o uno che non si e' neppur lontanamente preoccupato di migliorare la sue conoscenze e competenze. E non perdiamoci in quisquilie senza capo ne' coda sul reale valore del corso tale o talaltro, come esperti di valutazione di corsi universitari. Fermiamoci ai principi generali e pensiamo sempre e solo al bene dei nostri alunni, invece che al nostro tornaconto. Non ergiamoci a giudici di corsi vari, ma lasciamo la valutazione agli organi giustamente preposti all'operazione e preparati per fare questo.
Poi pensiamo alla correttezza del principio che riduce di due terzi il punteggio relativo al voto di abilitazione, anche in questo caso un principio che nega la qualita', in quanto finisce per regalare posizioni in graduatoria a chi ha ottenuto voti di abilitazione piu' bassi, indipendentemente dalla tipologia di abilitazione conseguita. Proviamo ad interrogarci sulla correttezza e la logicita' di questo principio, sulla differenza che intercorre fra il profitto di un nostro alunno che arriva a malapena al 6 e quello di un alunno che riesce a raggiungere il 9 o il 10. Chiediamoci se sarebbe giusto appiattire i risultati dei nostri alunni come si sta facendo oggi con il punteggio assegnato al voto di abilitazione dei docenti precari.
Arriviamo poi, andando sempre a ritroso nel tempo, ad interrogarci sulla correttezza di un principio che nega il riconoscimento del punteggio di servizio a chi ha prestato servizio e che solo retroattivamente si e' visto negare cio' che il buon senso, la logica e la legge stessa porterebbero a riconoscere. E chiediamoci anche che senso ha negare il servizio a chi servizio ha fatto per riconoscere un punteggio pari a quello del servizio a chi servizio non ha fatto. E cosi' ci ritroviamo di nuovo a quello che, a detta di molti, sarebbe stato il problema che ha dato origine a questo stravolgimento assurdo delle graduatorie permanenti: il bonus di 30 punti per i docenti specializzati.
Eccoci di nuovo qui, dunque, a riflettere sui famosi 30 punti, quei 30 punti che ricalcano i 30 punti riconosciuti nelle graduatorie permanenti anche a chi ha sostenuto il concorso ordinario, e che lì non hanno mai fatto scalpore, anche se non sono per nulla compensativi e sostitutivi del servizio, ma aggiuntivi rispetto ad esso, quei 30 punti che, molto probabilmente, proprio da lì hanno tratto origine, senza che si riflettesse adeguatamente sulla situazione di stallo in cui le graduatorie permanenti si trovavano a seguito di un numero inadeguato di immissioni in ruolo, di un numero sempre crescente di abilitati e di una previsione di tagli per gli organici delle nostre scuole. Sono stati tolti di peso da una graduatoria e messi in un'altra, senza che si facesse la necessaria riflessione sulla struttura delle graduatorie permanenti e, soprattutto, sul futuro senza speranza che toccava ai docenti precari. Insomma, come sempre scelte avventate, prive della necessaria analisi e riflessione, prive di un progetto di fondo, come priva di un progetto di fondo e' stata la scelta di attivare contemporaneamente varie forme di corsi e concorsi abilitanti, senza pensare a quale sarebbe stato il risultato e a quali soluzioni si sarebbero potute apportare alla struttura complessiva, in particolare alle norme per le immissioni in ruolo del personale abilitato.
Arrivati dunque al problema di fondo, che possiamo dire? Chiediamoci se, quando individuiamo un problema, siamo soliti affrontare il problema stesso o preferiamo aggirarlo, sconvolgendo la vita di tutti coloro che stanno attorno a noi e che non hanno nulla a che fare con il problema. Chiediamoci se, di fronte ad un problema, pur di non ammettere che c'e' qualcosa che non va, siamo disposti ad arrampicarci sui vetri, provocando danni a non finire a coloro che manco conoscono quel problema. Chiediamo ai nostri politici se, davanti ad un bonus da loro ritenuto troppo elevato, era proprio necessario affrontare vie secondarie, tortuose e dall'esito devastante, o se non era piu' semplice affrontare serenamente il problema, trovando una soluzione equa, ma che andasse a toccare solo ed esclusivamente l'oggetto del contendere e che, soprattutto, desse a tutti quello che si potrebbe definire “il giusto” in quanto ad impegno e a preparazione.
Interrogativi, solo interrogativi. Ora i danni sono numerosi, inaspettati, immotivati, per alcuni aspetti anche assurdi. Si negano i piu' elementari principi, si da' valore retroattivo alle regole, si sconvolgono da cima a fondo le graduatorie permanenti. Ma perche', di fronte a quello che alcuni, tanti o pochi che siano, hanno ritenuto un problema, non si e' affrontato il problema? Perche' i nostri politici, come sempre, hanno preferito sconvolgere tutto e tutti pur di dire che si era fatto quel che si doveva fare? Perche', in definitiva, a prendere le decisioni sul mondo della scuola sono sempre persone che non conoscono i meccanismi che stanno alla base del regolare funzionamento del mondo della scuola?
Ci siamo solo posti delle domande sui principi. Non attendiamoci risposte da chi ci governa. I docenti precari continueranno a fare i conti solo con i vantaggi personali, trascurando una seria discussione sui principi, ed i politici, che hanno finito per dare ascolto a pressioni varie anche'essi piu' interessati ai voti che alla qualita' della scuola ed al suo regolare e sereno funzionamento, senza studiare seriamente la situazione e senza proporre una soluzione che tenesse nel debito conto tutti i fattori, di fronte ai nostri numerosissimi e ben motivati ricorsi avranno una scusa in piu', oltre a quella economica, per non realizzare le tanto agognate immissioni in ruolo. E noi continuiamo a votarli!

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 ilaria ricciotti    - 21-06-2004
Condivido in pieno l'analisi fatta. Ed anche se mi ripeto, aggiungo che ciò che avviene in Italia per quanto concerne la scuola, con i suoi nessi e connessi, è da attribuire alla stragrande maggioranza dei docenti che non hanno radicato il concetto dell'altro, nonostante dovrebbero insegnarlo, nè tanto meno il senso dell'altruismo. Ed allora preferiscono coltivarsi il proprio orticello e, come canne al vento, si schierano politicamente con il miglior offerente. Ma, a volte può succedere che colui che sembra possedere la lampada di Aladino, in realtà è un genio mistificatore che fa uscire da essa soltanto fumo inquinante.
Svegliatevi docenti!!! !La scuola che sta andando a picco.
Quando lo farete, se lo farete, sarà troppo tardi.