L’Antropologia della Moratti scontenta tutti
On. Piera Capitelli - 01-06-2004
Il documento “Obiettivi specifici di apprendimento per l’insegnamento della religione cattolica nella scuola secondaria di primo grado” che aggiorna le relazioni già in vigore tra Stato e Chiesa, come dichiarato dalla ministra Brichetto Arnaboldi Moratti in una lettera all’Unità del 29 maggio 2004, è un tentativo pre elettorale di acquisire scampoli di consensi.

So bene che può apparire come un giudizio di parte di un esponente dell’opposizione, ma il modo e il merito che hanno portato a questo aggiornamento sono così vistosamente piccoli e goffi, da apparire quasi comici, se non fosse che tutti i cittadini e studenti italiani che si professano cattolici, cristiani, atei, agnostici o semplicemente indifferenti, questo aggiornamento costituisce un grave danno sia per tutto quello che è stato compiuto fino ad ora in termini di studio, testimonianza e dialogo sia in termini di garanzia dei diritti di cittadinanza.

Per quanto riguarda il metodo è curioso che questo aggiornamento sia stato condotto in gran segreto da parte di chissà quali saggi notturni che pensano per noi poveri e umili cittadini italiani; rispetto al merito crea disagio anche al mondo cattolico; alle scuole e alla società civile in genere. Autorevoli studiosi di pedagogia che si professano cattolici e che agiscono attraverso l’intercultura, il dialogo, la condivisione delle esperienze, non possono condividere il tentativo di ritorno al passato, attraverso la pervasività della religione cattolica nei programmi della scuola Repubblica. È proprio dalla società civile che si professa cattolica che non si pratica il metodo e la visione dell’apprendimento con criteri unici onnicomprensivi e autoritari.

È del tutto legittimo che le scuole confessionali pongano i valori e la fede della religione cattolica come fondamento e autorità nelle pratiche educative. Non si sta discutendo di questo, ma delle relazioni che una Repubblica attraverso le istituzioni addette alla formazione, ha con lo studio, la riflessione e il patrimonio culturale e storico e civile di tutti gli italiani, cattolici e non.

Ecco perché si parla di antropologia cristiana e non di fede e valori del cattolicesimo.

Ma l’antropologia cristiana presuppone il dialogo con le altre culture. E affermare che bisogna ricondurre l’educazione agli obietti cristiani negli obiettivi di apprendimento contraddice di fatto tutto quello che faticosamente sta avvenendo nella scuola e nella società civile da decenni.

Questo aggiornamento antropologico mostra una semplificazione del messaggio cristiano. La religione catalogata in un’ora diventa obiettivo con un pensiero ed antropologia a senso unico. Il messaggio evangelico diventa una prescrizione amministrativa di raccordo con le altre materie.

Quello che può sembrare un favore elettorale, in realtà è una riduzione dell’apertura e delle attività svolte da tutti i cristiani oggi in Italia e nel mondo: la riduzione del messaggio evangelico in un’antropologia ministeriale che si impone in modo autoritario sulle scienze e sui saperi.

Con un solo accordo si sono scontentati i laici, tutti coloro che sono preoccupati della laicità dello Stato, e in particolare tutti coloro (pedagogisti, genitori, cittadini) che si professano cattolici e vedono negata nel merito la loro opera di riflessione e dialogo.


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