breve di cronaca
Il giardino umanistico
Professione Docente - 19-05-2004
Il giardino umanistico nuovo spazio di discussione e di elaborazione critica – scrive Renza Bertuzzi responsabile di Professione Docente – è stato pensato “per non cedere mai al processo incombente di nullificazione del docente e per mantenere o continuare a fondare una volontà docente di essere protagonista dei dibattiti culturali e professionali che animano un panorama scolastico in continua , assillante, a volte ostile, mutazione”. (…)” Non abbiamo l’ambizione – prosegue l’Autrice - un po’ ingenua di fare, del “giardino umanistico”, il giardino che abbiamo sempre cercato, dopo i luoghi perfetti dell’ infanzia. Ne coltiviamo invece un’ altra. Quella di costruire insieme un luogo di incontro e di conoscenza, dove i docenti che si sentono protagonisti del loro mestiere possano incontrarsi e conoscersi e, scambiando idee ed esperienze, recuperare il significato di una funzione sociale importantissima e, così facendo, riportare in loro e dentro di loro una parte di quel destino individuale e collettivo, capace di fare migliore il futuro.

Di seguito riporto il testo integrale di una delle note contenute nella nuova rivista telematica.


“Il male di vivere” di montaliana memoria la scuola italiana lo incontra ogni giorno. Le incertezze del posto di lavoro di chi teme di iniziare una carriera da capo a causa dei tagli delle cattedre, l’esasperazione dei “precari storici”, le speranze mortificate di chi ha raggiunto una inutile abilitazione Ssis, le proteste dei genitori che vorrebbero una scuola più vicina alle loro richieste, gli interventi economici insufficienti per far decollare una istituzione sia sotto il profilo dei progetti, che sul miglioramento delle risorse umane, non sono che alcuni degli aspetti di una realtà scolastica agonizzante.

La riforma, che tanto prometteva un salto di qualità, è attaccata da tutti in ogni suo aspetto, oggi la polemica riguarda il primo ciclo scolastico, ma anche il secondo ciclo non nasce sotto buoni auspici. E’ poco chiara infatti la divisione in più licei d’indirizzo diverso, non si capisce bene la struttura e la finalità dei due bienni di studio. Si parla con molta “nonchalance” di passaggio da un ordine di studi ad un altro, ma non si spiega chiaramente che cosa li diversifichi o che cosa li accomuni, tale da consentire ad un giovane allievo già disorientato, di poter operare il fatidico volo pindarico. Per non parlare dell’ultimo anno propedeutico all’università: un vero salto nel buio. Questa situazione è resa più pesante se si prende in esame il difficile rapporto della scuola con la società, che vertiginosamente cambia e si allontana sempre più dalla realtà scolastica segnando un gap profondo e pericoloso.

La scuola superiore è tuttora ancorata a vecchi sistemi, a programmi ministeriali che frenano la sua modernità, a sistemi di valutazione obsoleti, a chiusure al territorio ed al mondo del lavoro preoccupanti, ad un bagaglio nozionistico che non sempre permette all’alunno l’espressione della propria personalità ed il raggiungimento delle proprie competenze. Ed intanto i confini dell’Italia si allargano, la realtà europea è vicina ma il mondo della scuola non la sente sua, i docenti raramente interagiscono con i colleghi stranieri per uno scambio di vedute, per una strategia didattica comune, per progetti costruttivi tali da farci sentire sulla stessa lunghezza d’onda, appartenenti ad una medesima, comune realtà di studio e di lavoro, dove non sentirsi estranei.

Affacciarsi all’Europa significa anche non dimenticare il numero sempre crescente di extracomunitari, i cui figli sono già entrati nelle nostre aule e meritano un’attenzione particolare.

Fare scuola oggi è difficile, il docente deve essere coraggioso, sempre innovativo, attento ai tempi, creativo di quella professionalità che spesso viene svilita, mortificata, emarginata.

Il sistema vuol appiattire il nostro essere docenti con stipendi inadeguati, con la negazione alla formazione ed all’aggiornamento che dovrebbe essere continuo e vivace, col far tacere la nostra voce nel dibattito didattico e nel farcelo accettare come una realtà piovuta dal cielo.

La Gilda non permette la nullificazione della professione docente, e si batte per una sua continua promozione. La riforma della scuola secondaria ci vuole protagonisti, è giusto far sentire la nostra opinione, partecipare ad un dialogo, scambiarci le idee, esprimere la nostra opinione. Iniziamo dal nostro lavoro quotidiano, mettiamo in discussione i programmi, adeguiamoli ai tempi, moduliamoli in vista di un allargamento di orizzonti, di culture che vengono da lontano e necessitano del nostro rispetto. Nella nuova rubrica “Il giardino umanistico” di Professione docente on line, c’è spazio per tutti, per coloro che vogliono esprimere un’opinione sui programmi d’italiano della nuova scuola secondaria, per quelli che hanno realizzato progetti innovativi con evidente ricaduta culturale, per chi crede alla libertà d’insegnamento, per chi fa della professione docente una seria scelta etica e rifiuta di trasformare il proprio lavoro in una sterile routine burocratica.

Laura Lombardo



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