Roma, 15 maggio
Francesco Mele - 17-05-2004
Se da quel palco avessi avuto la parola, come per un po’ è sembrato potesse essere, avrei detto poche cose, concordate con le compagne e i compagni che erano in pullman con me.
Visto che poi non se n'è fatto niente vi consegno quanto abbiamo prodotto affinchè possa, comunque, essere utile al dibattito.


È la quarta volta che vengo a Roma a manifestare in difesa della scuola pubblica. Devo ringraziare madama Letizia, tutti noi dobbiamo farlo, perché era dagli anni ’70 che non si assisteva ad una tale mobilitazione sui temi della scuola.

Ci rendiamo tutti conto, però, che la strada da fare è ancora tanta.

La scuola di base è stata coinvolta per prima dalle nefandezze di questo ministro, ma già l’Università ha sperimentato sulla propria pelle la politica di questo governo e si è schierata contro le proposte della Moratti. Presto anche la scuola superiore verrà coinvolta dal tentativo di smantellamento e saprà dare la necessaria e dovuta risposta.

Ma tutte le iniziative che vedono protagonisti i movimenti di base richiederanno sempre di più un coordinamento nazionale unitario che offra occasioni per organizzare le azioni di resistenza in modo meno dispersivo, arrivando a progettare vere e proprie campagne nazionali su temi specifici di interesse comune.

Ma, soprattutto, penso che arriverà un momento in cui non ci potremo più sottrarre dal chiederci quale scuola vogliamo e dovremo trovare le modalità per cui tutti i soggetti coinvolti, a partire dagli studenti di ogni età, possano esprimersi e avere garanzia di essere ascoltati. Penso che questo dovrà diventare uno degli impegni di alto profilo di questo movimento.

Questo movimento, il dissenso che esso esprime, ha bisogno però di una visibilità anche istituzionale che finora non ha avuto.

Voglio ricordare da questo palco una proposta che abbiamo lanciato mesi fa e che ora sta circolando in rete per merito di Antonio Limonciello: un referendum consultivo del personale della scuola sulla riforma.

Sarebbe una bella risposta al ministro che sbandiera dati Eurispes e lancia nella mischia ben 37 associazioni favorevoli alla sua malsana idea di scuola.

Chiediamo al tavolo ampio che ha organizzato questa manifestazione di farsi promotore, tramite i sindacati di categoria, di tale consultazione referendaria. Sono già diverse centinaia le firme raccolte a sostegno di tale richiesta.

Infine c’è un’altra sponda istituzionale di cui questo movimento sente la necessità.

Finora abbiamo dato ampia dimostrazione di autonomia, di elaborazione politica, di capacità organizzativa, di creatività nelle forme di resistenza, di mutualità nel sostegno reciproco.

La rete ci ha aiutato molto, grazie però ai siti che lo stesso movimento ha contribuito a far diventare punti di riferimento quotidiano per il dibattito e l’azione. Voglio ringraziare pubblicamente Fuoriregistro e Retescuole e i compagni e le compagne che giorno e notte garantiscono il loro funzionamento per il contributo prezioso che stanno dando a questo movimento.

Ma in tutto questo brilla per assenza una cosa che il movimento da solo non può fare, uno sciopero politico per l’abrogazione della legge 53 e per il ritiro di tutti i decreti emanati dal governo.

Uno sciopero, meglio se generale, ma altrettanta dignità avrebbe quello della sola scuola e dell’università.

Perché lo sciopero ha ancora un alto valore simbolico per tutti i lavoratori, per tutti i cittadini, un valore legato alla dignità dell’essere contro e del lottare per le proprie idee.

Rinnoviamo allora ancora una volta e con forza da questo palco la richiesta a tutte le organizzazioni sindacali di raccogliere e dare risposta a questo bisogno e indire per l’inizio del prossimo anno scolastico uno sciopero contro la riforma per la difesa della scuola pubblica.

Perché oggi più che mai c’è bisogno di scuola pubblica, perché la scuola pubblica rimane e rimarrà quel luogo di incontro e integrazione delle diversità di cui anche la società post-moderna ha bisogno.


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 Redazione    - 18-05-2004

A proposito di referendum

"Proporremo ai movimenti e ai partiti contrari a quell'obbrobrio della riforma Moratti un apposito referendum abrogativo, per difendere la centralità dell'istruzione pubblica".

E' quanto sostiene il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, secondo il quale nel programma del centrosinistra "deve essere comunque prevista l'abrogazione della controriforma Moratti, nonostante il parere difforme già espresso da alcune componenti riformiste della coalizione".
"Questa riforma danneggia fortemente la scuola e l'università" - conclude Pecoraro Scanio