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Mamma, papà: attenti!!!!
RAB - 10-05-2004
TUO FIGLIO SCARICA MUSICA O FILM DA INTERNET ?




MAMMA, PAPA’ ATTENTI!


UN GIORNO LA GUARDIA DI FINANZA POTREBBE BUSSARE ALLA VOSTRA PORTA E ARRESTARLO!

EBBENE SI’, NON STIAMO SCHERZANDO, AVETE CAPITO BENE…

IL GOVERNO IN QUESTI ULTIMI GIORNI STA PER CONVERTIRE IN LEGGE UN DECRETO LEGGE (D.L. URBANI - SCADENZA IL 22 MAGGIO) CON IL QUALE VERRANNO PERSEGUITI TUTTI COLORO I QUALI SCARICHERANNO O UTILIZZERANNO ANCHE AD USO PERSONALE E AMATORIALE QUALSIASI OPERA DELL'INGEGNO: TUO FIGLIO FA UNA RICERCA SU INTERNET O SCARICA DEL MATERIALE DAL SITO DELLA SUA SCUOLA? SECONDO LA NUOVA LEGGE È UN CRIMINALE PENALMENTE PERSEGUIBILE AL PARI DI UN CAMORRISTA CHE GESTISCE UN GIRO DI MATERIALE CONTRAFFATTO.

SE PASSA IL DECRETO PREVEDIAMO IL DECLINO DI INTERNET IN ITALIA PERCHE’ CON QUESTA LEGGE TOLLERANZA ZERO SI CERCA DI SEMINARE IL TERRORE NEI POCHI (PER ORA) UTILIZZATORI DI INTERNET.

DI QUESTI TEMPI SI NOTA IN TV POCA LIBERTA’ DI OPINIONE, IL PLURALISMO E’ ASSENTE. I TELEGIORNALI SEMBRANO TUTTI UGUALI. I PROGRAMMI CULTURALI / SCIENTIFICI SONO QUASI SCOMPARSI.

PER FORTUNA CHE ABBIAMO INTERNET (PER ORA). PER IL GOVERNO INTERNET E’ UN PERICOLO PERCHE’ NON C’E’ UN ORGANO CHE LA CONTROLLA.

IL BELLO DI INTERNET E’ LA GLOBALIZZAZIONE. COLLEGARSI IN UN ISTANTE CON IL RESTO DEL MONDO E VIVERE IN UN MONDO LIBERO, SENZA CENSURA.

CI CHIAMANO PIRATI, IL MINISTRO URBANI CI CHIAMA “LADRI”. PENSANO CHE PASSIAMO LE GIORNATE DAVANTI AD UN MONITOR A SCARICARE CANZONI E FILM.

LA NOSTRA VOCE E’ UNA VOCE FUORI DAL CORO, NOI NON SIAMO CONTRO IL DIRITTO D’AUTORE, RICONOSCIAMO LA PATERNITA’ DI UN’OPERA E SIAMO FAVOREVOLI AL VERSAMENTO DI UN RICONOSCIMENTO ALL’AUTORE DELL’OPERA CHE STIAMO UTILIZZANDO.

PARADOSSALMENTE CON QUESTA LEGGE RISCHIA ANCHE CHI IMMETTE SU INTERNET O SCARICA MATERIALE NON AUTORIZZATO DALLA SIAE (AD ESEMPIO IL FILMATO DELLA PRIMA COMUNIONE DI TUO FIGLIO).

ECCO PERCHE’ NON RICONOSCIAMO L’AUTORITA’ DELLA SIAE E DEI PRODUTTORI CINEMATOGRAFICI ITALIANI, LA STESSA AUTORITA’ CHE HA FATTO PRESSIONE SUL GOVERNO PER EMETTERE UN DECRETO LEGGE (RICORDIAMO CHE UN DECRETO LEGGE VIENE EMESSO SOLO IN CASI DI EMERGENZA – E IN QUESTO CASO L’EMERGENZA NON C’ERA) CON IL QUALE SI RISCHIA:

- CARCERE FINO A 4 ANNI

- MULTA FINO A € 15.493

- CONFISCA APPARECCHIATURE INFORMATICHE (OVVERO IL COMPUTER OPPURE ANCHE TUTTI I COMPUTER DI CASA - A DISCREZIONE - OVVERO MIGLIAIA DI EURO DI MULTA REALE!)

- LA SANZIONE ACCESSORIA DELLA PUBBLICAZIONE DELLA SENTENZA IN UNO O PIÙ QUOTIDIANI, DI CUI ALMENO UNO A DIFFUSIONE NAZIONALE, E IN UNO O PIÙ PERIODICI SPECIALIZZATI



MA SIAMO MATTI?


SE ASCOLTATE QUELLO CHE VI DICONO, CHE IL CINEMA E’ IN CRISI PER COLPA NOSTRA, NON CREDETECI: SE IL CINEMA ITALIANO E’ IN DECLINO E’ PERCHE’ NON VIENE PRODOTTO UN FILM DECENTE DA MOLTI ANNI, DICIAMO LA VERITA’. LA VERA PIRATERIA DA COMBATTERE E’ QUELLA NELLE STRADE, NON SU INTERNET! E UN MODO PER COMBATTERLA CI SAREBBE, BASTEREBBE ABBASSARE I PREZZI DEI CD E DEI DVD COME STA AVVENENDO IN SPAGNA!

E POI, SE LA GENTE NON VA PIU’ AL CINEMA O NON COMPRA PIU’ COME PRIMA, FORSE E’ PERCHE’ NON CI SONO PIU’ I SOLDI DI UNA VOLTA!

QUESTA LEGGE (COME TANTE DI QUESTI TEMPI) FA BENE SOLO A POCHI E RISCHIA DI MINARE SERIAMENTE LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E DI COMUNICAZIONE DEL POPOLO ITALIANO.

A CHI GIOVA QUESTA LEGGE? CHI E’ IL PROPRIETARIO DELLA MEDUSA DISTRIBUZIONE ?

SE RIESCI A DARE UNA RISPOSTA A QUESTA DOMANDA, ALLE PROSSIME ELEZIONI, FAGLI VEDERE CHE ESISTI ANCHE TU E CHE QUESTE LEGGI VANNO CAMBIATE.

NON VOTARE PER LE PERSONE CHE OGGI STANNO ROVINANDO L’ITALIA! ANCHE SE IL DECRETO LEGGE VERRA’ CONVERTITO IN LEGGE IL 22 MAGGIO (E IL RISCHIO C’E’) AIUTACI COMUNQUE A COMBATTERLI! NON TUTTO E’ PERDUTO, POTREMO SEMPRE CAMBIARE LE COSE!

Firmato
Il popolo della rete.

"Chiunque scarichi un bene protetto da diritto d'autore, anche senza rivenderlo, ma lo usi e quindi risparmi dei soldi sarà sanzionabile penalmente con la galera. E' un assurdo assoluto (…), visto che non possiamo pensare di mettere in galera il ragazzino che scarica un file mp3<."sen. Fiorello Cortiana (Verdi) – uno dei pochi politici che ci sta appoggiando in questa lotta impari!

Puoi trovare ulteriori informazioni su internet:


http://web.fiorellocortiana.it/html/modules/newbb/viewforum.php?forum=4

http://www.punto-informatico.it



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 Pier Luigi Tolardo    - 16-05-2004
Il Decreto punisce chi si scambia (fa del file-sharing o scarica) software, musica e film sulla Rete con pene detentive, da 6 mesi a 3 anni, una multa di 1.500 Euro, la confisca del Pc e del materiale, la pubblicazione del nome sulla stampa "allo scopo di trane profitto".

Ora la dizione "allo scopo di trarne profitto" è stata inserita su emendamento della Margherita per correggere l'impostazione precedente che prevedeva le sanzioni penali per chi pratica la pirateria a scopo di lucro mentre per chi consuma copie di film per
"uso personale" prevedeva le sanzioni amministrative e la pubblicazione del nome (1.500 Euro).
La dizione "allo scopo di trarne profitto" per la Cassazione non significa solo "allo scopo di farne commercio, cioè di vendere" ma significa anche,
semplicemente, allo scopo di risparmiare l'acquisto della copia, del film o della musica.
In questo modo si colpisce, allo stesso modo, chi fa del file-sharing per vendere illegalmente musica o film, senza pagare i diritti d'autore e chi lo fa per consumare musica o film nella sua casa da solo o con amici.
Qui sta il punto: nessuno di noi ha mai riprodotto cd o musicassette o dvd o videocassete in quantità industriali, sottraendole, magari, negli studi di registrazione o nelle sale cinematografiche per farle vendere agli angoli delle strade da extracomunitari.
Però ognuno di noi, da giovane e da adulto, ha prestato un disco o una videocassetta a un amico, se l'è fatta prestare per registrarla, ha registrato una videocassetta dalla Tv o una musicassetta dalla radio.

Ha commesso un reato, un reato davvero così grave? Non scherziamo, e da quando eravamo giovani non c'era Internet diventa un buon motivo per prendersela con i giovani che oggi condividono, grazie alla Rete, musica e film?

Occore senso della misura come lo possiede la direttiva europea che prevede la non punibilità del consumo personale di opere coperte da copyright in
Rete. Perché la legge italiana non deve attenersi alla lettera ed allo spirito di quella europea ed invece copiare la peggiore legislazione Usa in materia?


 Beppe Caravita    - 16-05-2004
Con Internet abbiamo creato un sistema di tram in cui non si paga biglietto. I tram non sono di proprietà di nessuno. I files sulle reti P2p vengono condivisi gratuitamente.

Negli Usa un'azienda, la Apple, senza bisogno di mettere in galera nessuno ha venduto 60 milioni di brani di buona musica su internet. Perchè non è questa la strada scelta in Italia?

No. in Italia si sceglie la repressione perchè Siae, discografici e cinematografari non sanno vendere su internet. E hanno bisogno solo di fare terrorismo. Che vendano...che si proteggano i files...che si inventino il loro biglietto del tram....nessuno lo vieta... ma che non terrorizzino Internet...

Tre anni di galera per chi scarica files sotto copyright. Questo l'esito degli emendamenti scritti da Udc e Margherita (in perfetta sintonia con Siae-Fimi...)

Tre anni di galera sono la pena per il furto e per la banda armata. C'è una mostruosa sproporzione tra l'illecito e la pena...

Il decreto prevede un assurdo bollino blu su ogni file, immagine o quant'altro messo in rete...già Likkanen ha detto che è folle... sarebbe solo la internet italiana a prescrivere tale demenzialità.

Abbiamo fatto una campagna contro Urbani nella prima versione, quella poliziesca via Isp: ci dissero che la copia privata sarebbe stata depenalizzata....dopo 35mila firme...

eravamo tutti contenti, tutti ad astenersi, pensando fosse finità là....

Poi però spunta questo strano e misterioso emendamento che introduce il rischio galera....ad opera di oscuri parlamentari di centro....sulla falsariga delle lobbies.....

E ora la legge diventa stranamente blindata. Al Senato Cortiana tenterà un disperato ostruzionismo

Sul resto non discuto: come sai sono un ragazzino viziato....ma tre anni di galera per mio figlio....

Guarda che oggi la Margherita deve veramente darsi una bella regolata. Non lo dico io... ma la rete.

E' una questione di pura giustizia....

ciao

Beppe

 Piero Di Marco    - 17-05-2004
Ci sono argomenti - tra i quali questo di cui parliamo ora - che non mi appassionano, come oggetto di discussione, perché mi sembrano talmente chiari e lampanti che ho la sensazione che si possano solo dire delle ovvietà. Mi accorgo poi che non sono affatto così chiari e lampanti, e dunque devo essere io che sbaglio, per un eccesso di fiducia nella forza illuministica del progresso e della ragione.
E aggiungo che da qualche tempo questa disillusione si è fatta sempre più frequente, e ci riflettevo proprio qualche giorno fa leggendo un articolo che rievocava la storia del pensiero cosiddetto neo-cons, il quale si è sostanzialmente incaricato di riportarci all'ordine e alla disciplina che l'entusiasmo democratico aveva rischiato di infrangere - sul genere "che cazzo vi eravate creduti, adesso rimettiamo le cose a posto, per dio...".

Questa questione della musica e dei film scaricati dalla rete, e le grottesche sanzioni inventate in merito, mi sembrano talmente miserabili e talmente ipocrite che davvero non vale la pena di spenderci troppi argomenti, prese in se stesse.
Voglio invece richiamare l'attenzione sull'insieme di fenomeni che stanno caratterizzando questi anni, in materia di consumo e di fruizione del più vario genere di cose.
Le coste, il mare sono recintati, chiusi, bloccati: se li vuoi devi pagare.
Lo sport è stato venduto, impacchettato e recintato: non è più in mano neppure agli impresari naturali, a chi lo fa o organizza, ma a chi l'ha comprato in blocco e decide chi, come, quando e a che prezzo dev'essere visto.
Le comunicazioni, l'informazione, sono saldamente in mano a monopoli o oligopoli, che decidono come, quanto e quando e a che prezzo avvengono le trasmissioni televisive, le telefonate, i viaggi, e i collegamenti internet.
Lo stesso vale per l'energia elettrica, il petrolio, il latte, il gas.
La prostituzione, la procreazione, il parto, la morte, la malattia, la droga, l'esposizione di simboli religiosi, il fumo, l'abbigliamento di chi guida un'auto o una moto, sono accuratamente regolati, o occhiutamente osservati, incanalati, vietati, prescritti.
L'elenco potrebbe continuare o meglio ancora dettagliarsi a cesellare un quadro di prevaricante proibizionismo, ma anche con questi brevi accenni il concetto è chiaro.

L'asfissiante pinzocheria di questa marea proibizionistica è di per sé sufficiente a definire una tendenza tutt'altro che casuale e dunque degna di un'attenzione politica. Ma questo è solo l'aspetto che riguarda "l'interfaccia verso il basso" del fenomeno - ossia, che riguarda i divieti e le obbligazioni ai quali sono tenuti i sudditi ordinari, la massa delle pecore consumatrici, che devono trotterellare allineate e coperte senza rompere i coglioni.
Quella che invece viene sottaciuta, glissata, omessa in tutti i discorsi alla Menenio Agrippa è "l'interfaccia alta", ovvero i divieti e le obbligazioni per coloro che detengono la proprietà dei beni, che li gestiscono e li rivendono: in questa fascia alta i divieti sono pochissimi, le obbligazioni vaghe, le sanzioni inesistenti, l'etica civile e individuale inapplicabile.
Tanto per fare un esempio inerente al tema in oggetto, il copyright tanto invocato non riguarda affatto il "bovero audore" di libri o canzoni, ma le case editrici o le holding che si sono di fatto appropriate dell'intero fenomeno dell'espressione artistica musicale e letteraria: sarebbe interessante andare ad indagare su quale sia la parte (teoricamente) spettante all'autore di quei 20 o 30 euro che costa un CD, o quanta parte andrà all'autore della ipotetica tassa che si dovrebbe pagare sulla fotocopia di una pagina di libro.
Noi insomma commisuriamo la questione non sull'effettivo diritto dell'autore o sull'effettivo costo di un servizio (nel quale ci saremmo inseriti impropriamente), ma su una specie di "prezzo di copertina" che deriva soltanto dall'estro di chi ha acqustato i diritti e tende a rivenderseli come più gli piace - e li ha acquistati non in base ad un vero merito, o un effettivo costo, un impresa, una specifica funzione, ma solo perché si è posto in una rendita di posizione.
Siamo insomma al rango dei vassalli che imponevano un balzello per il passaggio di un ponte o sulla legna di un bosco, anche laddove si limitavano a stipendiare un guardiano, senza aver né contribuito alla costruzione del ponte né alla piantagione degli alberi.

La pessima coscienza di questo marchingegno viene dimostrata dal fatto che nessuno sembra farsi venire in mente la soluzione che pure sarebbe già agli atti e sperimentata.
L'ascolto di musica attraverso la radio, infatti, regala agli autori un contributo che viene versato dall'emittente, la quale la trae evidentemente dalle proprie risorse derivanti dagli abbonamenti e dalla pubblicità. Si tratta insomma di un costo di chi è impresario dello "spettacolo", che va a cumularsi con quello del personale, delle attrezzature, etc.
In questo caso la cosa più logica e facilmente persegubile sarebbe quella di andare ad attingere nelle casse di chi è sommerso dal denaro che il traffico internet genera, ossia le compagnie di telecomunicazione e provider - denaro che viene tutto assoltamente dalle nostre tasche.

C'è insomma, in questa come in altre materie similari, una visione assai limitata e miope (fintamente miope), che sembra ignorare la vastità del fenomeno, o meglio vedere solo un lato di questa vastità, che è ovviamente il lato repressivo e autoritario.
La tecnologia ha messo allo scoperto un fianco molto debole e discutibile dei meccanismi della "proprietà aziendale".
Chi fa televisione, per esempio, non è proprietario "della televisione", ossia delle comunicazioni televisive, ma solo della sua emittente, e più precisamente delle attrezzature, dei contratti pubblicitari e di tutto ciò che strettamente produce.
Quello a cui stiamo assistendo è invece un'appropriazione di tutto - letteralmente tutto - con l'intento di rivenderlo poi non una sola, ma due, tre, quattro, dieci volte, e non in chiave di libero mercato (?) ma manu militari, con i giannizzeri del re che prendono a calci in culo quelli che vengono trovati con un fascio di legna sotto il braccio.

Invocare, insomma, le virtuose prerogative del "diritto d'autore" in questo contesto di speculazione finanziaria e di violazione di ogni diritto di autori e spettatori, e di vera e propria devastazione del libero mercato, mi sembra molto simile alla commossa rievocazione della pubblicità dell'Idrolitina sui gialli Mondadori (uno sgorbietto timido in b/n a pie' di pagina) per difendere l'alluvionale marea pubblicitaria di 800.000 spot al mese sulle televisioni italiane, e il Colosseo coperto da tabelloni 20 metri per 15, e il David con la maglietta dell'Adidas.

Due parole sulla "legalità".
Erano legali anche le leggi razziali.
E anche la pena di morte è legale, in qualche stato.
E anche licenziare le donne incinte.
E anche mettere ai ferri gli omosessuali.
E anche chiudere i gornali per "lesa maestà".

 Pier Luigi Tolardo    - 27-05-2004
Mentre veniva pubblicizzato il Netstrike che si prepara per il prossimo 31 maggio contro il sito dei Beni Culturali, con una chiara assunzione di
responsabilità da parte di chi lo organizza, hacker anonimi (o "cracker", come preferisce dire qualcuno) hanno reso inagibili i siti di Camera, Senato e Siae.
L'attacco di pirateria on line è stato denunciato e condannato da Fiorello Cortiana, senatore dei Verdi. Cortiana è molto validamente impegnato a contrastare
il Decreto Urbani, anche se la sua decisione di ritirare gli emendamenti al Decreto e sospendere l'ostruzionismo, in cambio della promessa di Urbani
di abolire le sanzioni penali per il file-sharing per uso personale, è stata molto criticata sulla Rete e la sua opportunità politica sarà tutta da verificare
alla luce delle prossime mosse del medesimo.

Ha comunque ragione Cortiana quando distingue tra atti di pirateria informatica, che danneggiano un sito e che sono perseguibili penalmente, e il Netstrike,
che è una forma legittima e temporanea di protesta sociale. Il Netstrike consiste nel raggiungere in moltissimi contemporaneamente un sito web, bloccandone l'accesso per un breve periodo. Gli atti degli hacker non sono stati, comunque, particolarmente gravi e nocivi, poiché i siti web di Camere e Siae funzionano ora perfettamente senza, apparentemente, gravi problemi di sorta.

Il dissenso sarebbe sempre bene che rimanesse all'interno della legalità costituzionale, anche se c'è da interrogarsi sui gravi limiti di una democrazia come quella italiana dove si legifera così pesantemente, unici in Europa, attraverso la decretazione d'urgenza su una materia così delicata che investe la privacy e la libertà dei cittadini.

In Italia si è evidentemente troppo sensibili alle potenti lobby dei discografici e delle case cinematografiche, nonché dei produttori di software proprietario,
assolutamente insensibili alle proteste della Rete che in forma civile e non violenta centinaia di migliaia di cittadini hanno espresso con firme on line, commenti, in forum, newsgroup, lettere ai giornali della carta
stampata e manifestazioni.

Va ricordato che sono state accolte solo le obiezioni al decreto Urbani espresse dalla lobby dei provider Internet e da Telecom Italia, preoccupate per gli obblighi di repressione del fenomeno che la prima versione del decreto imponeva.

Per non parlare del Capo del Governo, che è proprietario di grandi case di produzione e distribuzione musicale, cinematografica e televisiva: non esiste una legge che regoli il conflitto di interessi, nonostante le sue promesse, e né lui, né il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta (azionista Mediaset) sono usciti dal Consiglio dei Ministri che ha approvato il Decreto Urbani; la stessa maggioranza parlamentare è formata da molti ex uomini Fininvest.

Nessuno dei partiti che hanno approvato (o che si sono astenuti) sul decreto Urbani aveva mai parlato di provvedimenti di questo tipo nella campagna
elettorale del 2001.

A questo punto è chiaro che qualche giovane perda la pazienza, non creda più nel confronto democratico e si presti ad atti, sia pure lievi, di pirateria informatica contro i siti delle istituzioni. Sta alle istituzioni essere
capaci di riconquistare la fiducia dei cittadini. Intanto il Ministro stanca ha reso note le cifre di un sondaggio tra gli italiani rispetto al file sharing, che riporto senza commenti perché eloquenti.

Secondo una ricerca Ac Nielsen, commissionata da FPM, negli italiani è aumentata la consapevolezza che il download di opere protette è illegale (55% contro
il 48% del 2003) ed è diminuita la percentuale di coloro che dichiarano che continueranno a scaricare file senza autorizzazione (56% contro 67,5%).

Attualmente gli italiani che usano Internet per procurarsi file musicali sono circa 4 milioni, e sono soprattutto giovani. Solo il 14,7% scarica musica a pagamento, mentre il 63,3% lo fa gratuitamente e il 35,1% tramite condivisione. Il terminale preferito è il Pc di casa, sempre più sostituito da anonime postazioni a scuola o a casa di amici.

Urbani vorrebbe criminalizzare l'Italia, ma c'è un'Italia che non vuole farsi criminalizzare. Come la mettiamo?