Un maggio di lotta per l’abolizione della legge Moratti
Omer Bonezzi - 15-04-2004
Non ci arrendiamo

La lotta contro la controriforma continua. La scuole, i movimenti ed i sindacati non si arrendono. L’amministrazione è in difficoltà.

Chi scrive pensava che ci fossero le condizioni per uno sciopero generale della scuola, con il quale saldare la lotta alla controriforma alla lotta contro il precariato, e a rivendicazioni di natura sindacale attraverso l’apertura del biennio contrattuale. Infatti se non si aprono i contratti questo strumento viene vanificato.

Insomma, in questa lotta di resistenza, in cui l’obiettivo strategico rimane l’abolizione della legge Moratti, ma in cui sono quanto mai importanti anche tattica e alleanze, è certamente giusto utilizzare anche lo strumento più classico di lotta sindacale.

Il versante politico si sta muovendo ed inizia a rispondere alle sollecitazioni dei movimenti e del sindacato, il politicismo spinto (non possiamo cambiare una legge ogni cinque anni, quindi teniamoci la Moratti) è sempre meno gettonato e sempre più spesso (finalmente!) si sente ripetere dalla politica che la legge Moratti “si abbatte e non si aggiusta”.


I movimenti

Sul versante dei movimenti, preziosissimi, dobbiamo registrare due cose:

la prima che essi sono attivi laddove è esteso il tempo pieno della scuola elementare e nelle grandi città;

la seconda che essi, pur rappresentando il rifiuto della legge in modo eclatante (e assumendosi così il compito di farlo per tutti), nelle città medie italiane e laddove non c’è il tempo pieno faticano ad affermarsi. Ed altrettanto accade nelle scuole superiori.

In quelle realtà può giocare, e lo gioca, un ruolo prezioso il sindacato, che si fa promotore presente e visibile della rivolta.


Cambio di strategia

La strategia di intervento del sindacato deve però ridisegnarsi dopo l’annuncio – da parte del disperato cavaliere - della riduzione delle tasse di 7500 miliardi di vecchie lire, che corrisponde agli aumenti previsti per tutti i contratti del pubblico impiego.

Questo ci obbliga ad una risposta adeguata al nuovo livello dello scontro: uno sciopero generale di tutto il pubblico impiego, perché quei soldi si vogliono sottrarre a tutti i 4 milioni di pubblici dipendenti, e perché per noi è importante l’apertura del tavolo contrattuale per il biennio economico, visto che anche qui abbiamo carte da giocare contro la legge Moratti.

Anche gli appelli che girano in rete per lo sciopero della sola scuola devono fare i conti con questa nuova realtà.

Il movimento, se non vuole cercare la bella morte attraverso la testimonianza, ma vuole vivere e vincere, deve usare tutti gli strumenti di cui dispone: ieri lo sciopero della sola categoria; oggi, dopo il progetto del cavaliere della riduzione delle tasse, lo sciopero generale di tutto il pubblico impiego. Mi auguro che i promotori degli appelli colgano questa necessità, pena il rischio di indebolire il movimento stesso, e specialmente il suo carattere unitario.


L’unità sindacale è una risorsa

Chi scrive ritiene infatti che l’unità dei sindacati confederali della scuola sia una risorsa che vada perseguita con laicità, così come ha fatto l’attuale segreteria della cgil-conoscenza (adesso si chiama così la cgil scuola!) che, peraltro ha anche indetto scioperi da sola contro la finanziaria e per i diritti, quando questo si è reso necessario.

Oggi l’unità dei sindacati confederali contro la riforma è netta e va mantenuta. I proponenti appelli devono sapere che questi potrebbero venir giocati, in nome di una bella testimonianza, contro lo sciopero del pubblico impiego e debbono interrogarsi se ciò è utile, così come debbono chiedersi se è utile indebolire la cgil-conoscenza, che innegabilmente è da sempre il nocciolo duro contro la legge Moratti, mettendola tra due fuochi.


Nelle scuole si afferma il diritto all’autogoverno

Credo invece che occorra con urgenza offrire una sponda ai movimenti di natura professionale che respingono, nelle singole scuole e nella piena legalità, le ore facoltative, il tutor e fra poco non potranno che respingere i programmi Bertagna perché infondati dal punto di vista professionale e scientifico.

Queste prese di posizione sono un fatto nuovo e importantissimo, non un momento di divisione o di debolezza.Non vanno sottovalutati, ma supportati in ogni modo possibile.

Una nuova manifestazione a Roma può essere importante, e poi vogliamo trasformare maggio in un mese gioioso di rivolta. Assemblee di preparazione dello sciopero e di attacco alla legge Moratti nelle elementari e medie ma anche nelle superiori, manifestazione nazionale a Roma di protesta contro la legge Moratti a metà maggio, il 16 a Barbiana per ricordare Don Milani ed il 21 sciopero generale del Pubblico Impiego.

E nel mezzo tante delibere dei collegi docenti che si rifiutano di operare come vorrebbe la Moratti, e poi….vediamo cosa produrrà la via legale che è stata intrapresa.


Per vincere conta la strategia ma anche la tattica

Non basta darsi obiettivi giusti (abolizione della controriforma). Occorre interrogarsi e capire, senza illusioni, quali siano gli strumenti più idonei per perseguirli.

La prima regola dei partigiani, il contrario della cultura bellicista, era così riassumibile: “prima di tutto, salvate la pelle!”

Noi prima di tutto cerchiamo di essere flessibili e salvare gli strumenti che ci servono per vincere, perché dobbiamo vincere !






interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 15-04-2004
Per vincere bisogna credere fermamente in ciò che si vuole portare avanti; non bisogna avere tentennamenti, nè arrendersi alle prime difficoltà.
Allora sì che saremmo d'esempio ai nostri giovani!
Spero, per il futuro dei bambini e dei giovani, che quanto scritto nell'articolo di fatto avvenga, perchè in molti non ci arrendiamo.

 Flez    - 17-04-2004
Da Antonio Limonciello

LA RAGNATELA CONFEDERALE

CGIL CISL e UIL si avviano a proclamare lo sciopero generale del pubblico impiego.
Lo sciopero sarebbe per il rinnovo contrattuale, naturalmente non mancherà " .. e contro la riforma Moratti".
Dicono che lo sciopero sia necessario per sbloccare i rinnovi contrattuali, che i rinnovi diventano ancora più problematici perché Berlusconi per tagliare le tasse ha bisogno di dimagrire i salari del pubblico impiego.
Sarà certamente vero, ma la domanda è un'altra: a parte i vertici sindacali, nella scuola, in questo momento, chi sta pensando al rinnovo contrattuale?
Certo, tutti vorremmo il contratto rinnovato, tutti vorremmo qualche Euro in più, ma, con questo progetto di riforma in partenza, quanto conta un contratto?
Il nostro rinnovo, è bene ricordarlo, riguarda solo la parte salariale, dunque non è possibile in questa tornata agire sulla normativa per resistere agli sconquassi che la riforma porta tra il personale.
Ma neanche questo è il punto, il punto è che, infilando la scuola nel rinnovo del contratto di tutto il pubblico impiego, ancora una volta si toglierà visibilità al Movimento Contro la Riforma.
E giacché si persiste con questa strategia di ingolfare le lotte di obiettivi appiccicaticci, la domanda vera diventa: ma davvero i sindacati confederali sono contro la riforma Moratti?
Possibile che sono contro la riforma Moratti ma non hanno capito come oggi si deve operare per rendere efficace una lotta?
E' evidente a tutti, anche alle pietre su cui abbiamo tante volte sfilato in questi mesi, che durante lo sciopero generale del 26 marzo la scuola anziché assurgere a tema di lotta di tutti i lavoratori ha finito per essere quella che ha riempito le piazze "contro gli interventi sulle pensioni".
Il fatto che i vertici dei sindacati scuola
confederali non assumono nei loro ragionamenti questo dato così evidente e il fatto che stanno accettando di aderire/proclamare uno sciopero generale di tutto il pubblico impiego, insinuano pesantemente il dubbio che essi vogliono fiaccare il Movimento Contro la Riforma all'interno di una trama di lotte, lotte che sono sì contro il governo Berlusconi, ma che si preoccupano anche di non disturbare troppo i già sbrindellati vertici dell'opposizione politica.
Così facendo, però, I Confederali permettono ai media controllati da Berlusconi di gestire facilmente gli obiettivi della lotta.
E' evidente che, in una società dove gli unici eventi reali sono quelli raccontati dai media, la capacità di una comunicazione inequivocabile diventa fondamentale per i risultati che si vogliono raggiungere.
Permettere il 22 maggio, lo sciopero sarebbe il 21 maggio, alle 8 reti televisive nazionali di dire che 4 straccioni hanno scioperato perché volevano i salari aumentati diventerebbe il più bel regalo per il governo.
Se si vuole davvero fermare il decreto attuativo della legge 53/03 non si può andare avanti con i pasticci, non si può barare, bisogna accettare la sfida di uno sciopero contro la Riforma.
Siamo in grado di ottenere dalle 3 Confederazioni Generali uno sciopero, seppure simbolico, di tutti i lavoratori contro la riforma Moratti?
Non ce la facciamo?
Allora sia lo sciopero generale solo della scuola, uno sciopero contro la riforma.


 Omer Bonezzi    - 17-04-2004
Caro Antonio,
Quello che mi ha creato sofferenza, nel tuo scritto in evidente risposta al mio testo “sul maggio di lotta” è l’accusa di barare.
Nel merito: l’apertura della trattativa sul biennio contrattuale permette di coniugare il tavolo all’art 43 e all’art 22 del ccnl.
Sono questi due articoli del contratto, gettati sul tavolo del rinnovo del biennio, che possono essere giocati contro la legge Moratti.
L’art 22 sulle carriere, prevede una commissione, che sta concludendo i lavori, che poi verranno sottoposti a discussione della categoria, e non so come si possa dire che dà spazio al tutori.
Invece l’art 43 del ccnl è una norma di salvaguardia, prevede la possibilità di revisione del ccnl in occasione dell’applicazione della legge.
Questo ci permette , facendo aprire quel tavolo, di saldare la battaglia specificatamente sindacale a quella contro la riforma, di applicare, persino, se sarà opportuno, il referendum sindacale, come strumento di consultazione, e questo potrebbe diventare un no certificato alla riforma.
So bene che alcuni ormai vivono nella cultura del sospetto (che faranno in commissione all’aran quelli dell’art 22? ecc..) ma da Limonciello, che conosco e stimo, questa cultura non me la sarei aspettata. Ci vediamo a Paestum.
Omer Bonezzi

 Filippo Flez    - 21-04-2004
Giro ai lettori di fuoriregistro questo interessante articolo di Antonio Limonciello.


Caro Bonezzi abbiamo già perso se non saremo capaci di costruire chiari rapporti di forza a nostro favore

Credevo fosse chiaro che quel mio "non si può barare" si riferisse a tutti noi, non certo ad Omer Bonezzi.
Volevo esprimere un pensiero semplice semplice: se i sindacati Confederali non fanno uno sciopero contro la riforma non possono avere la forza per contrattare il rinvio, o ancor più la cancellazione, della riforma.
D'altra parte anche io, se fossi il governo, direi ai sindacati: scusate ma se fate scioperare gli ATA sugli organici e la carriera, i precari sull'entrata in ruolo, e poi tutti questi sul rinnovo contrattuale, perché vi devo accreditare una forza contrattuale contro la riforma?
Non ne parliamo poi se si fa uno sciopero generale di tutto il pubblico impiego!
E poi: chi assicura che lo sciopero per il contratto + precariato+ riforma, avrà più successo?
Io ho la sensazione che le persone, gli insegnanti, vogliono chiarezza e non polveroni, non vogliono essere massa di manovra su piattaforme fatte di tanti obiettivi che permettono a sindacati e controparti di giostrare sulla delega/potere conferito con lo sciopero.
E' questo il sindacalismo che mostra la corda, il sindacalismo che non ti fa votare le piattaforme prima e non ti fa votare i risultati dopo.
Se vogliamo davvero più democrazia dai poteri istituzionali dobbiamo praticarla per prima noi. La democrazia degli anni 70 nasceva dalla pratica democratica dei Consigli di Fabbrica, oggi da dove dovrebbe prendere linfa?
Ecco perché mi appellavo in un precedente intervento alle RSU unitarie, solo da questi soggetti è possibile costruire il sindacato nuovo e unitario.
Naturalmente può darsi che mi sbagli, però abbiamo già l'esperienza dello sciopero generale del 26 marzo, su questo sciopero vorrei delle risposte non vaghe:
- è vero o non è vero che i media hanno presentato lo sciopero del 26 marzo come lo sciopero per le pensioni e lo sviluppo?
- è vero o non è vero che in tutte le interviste concesse, o comunque trasmesse, durante la giornata del 26 marzo, ne' Epifani, ne' Pezzotta, ne Angeletti, hanno parlato della scuola, contro la riforma Moratti?
- cosa sono il milione di persone che hanno partecipato ai comizi rispetto ai 30 milioni che hanno sentito l'evento per televisione?
Ecco, credo che sia al capolinea anche una certa strategia di lotta, tipi di sciopero, modalità di costruzione delle piattaforme, gestione della comunicazione.
Seconda questione:
Si dice: lo sciopero contro la riforma fallisce, così saremmo noi stessi a dare il via libera alla riforma, il movimento ne uscirebbe a pezzi e ci precluderemmo altre iniziative in tempi più propizi.
Domanda: supponiamo che lo sciopero, siccome perdente, non si faccia chiaramente contro la riforma, voi credete che si otterrà il blocco del decreto?
E se non si otterrà cosa si potrà fare nel nuovo anno scolastico?
Secondo me quasi nulla.
Supponiamo che a settembre la riforma parta, che in qualche modo lentamente essa si incunei dentro la scuola di oggi, che in qualche modo crei delle modifiche, insomma che si realizzino degli avamposti, più o meno ampi di scuola riformata. Questi avamposti avranno perlomeno il 2004-05, il 2005-06 e il 2006-07 per operare secondo la riforma, che intanto è partita anche nella secondaria di secondo grado, ebbene, cosa potrà accadere dopo tutto questo?
Che la nuova maggioranza politica farà un decreto e bloccherà la 53/03? E per metterci cosa?
Ma solo dei matti possono pensare a una cosa del genere.
La Casa delle Libertà l'ha potuto fare nel 2001 perché la Berlinguer- De Mauro non era partita.[E di tutto questo la CDL non ringrazierà mai abbastanza tutta quella sinistra sindacale che si prestò alla strumentalizzazione dello sciopero del febbraio 2000 (mentre la CdL sa che potrà sempre contare su quel centro cattolico che per ossequi alla CEI è pronto a passar di campo sulle questioni scolastiche)]
Allora, eravamo rimasti al 2006 e con una maggioranza politica cambiata, ebbene ammettiamo che il centro sinistra usi la maggioranza come una clava, ammettiamo che quindi agisca con legge delega come ha fatto la Moratti, ebbene ci vorrebbero almeno 3 anni per avere una nuova riforma, cioè questo sarebbe pronta solo nel 2010.
Dunque la legge 53/03 la terremmo almeno per 7 anni in vigore.
Ecco dobbiamo attrezzarci per il 2010?

Allora il punto è uno solo, si sta già puntando alla modifica del decreto attuativo.
D'altra parte è chiaro a tutti come nel movimento ci siano differenze e anche contrapposizioni.
Spesso non ci si sofferma abbastanza sugli slogan, questi evidenziano obiettivi e strategie diverse: c'è chi chiede l'abolizione della legge 53/03 e chi chiede "solo" l'abolizione del decreto attuativo della legge 53/03.
Qualcuno potrebbe dire che sono la stessa cosa, si tratta solo di 2 strategie diverse ma tutte e 2 mirano alla non realizzazione della riforma.
Ma si può anche immaginare che una parte del movimento e una buona parte dei sindacati vogliano solo riscrivere il decreto attuativo, che queste parti ritengano la legge tanto ampia e "generica" da permettere una scuola molto diversa da come è disegnata dal decreto, una scuola che a loro potrebbe anche andar bene.
Il cerchio dunque si chiude perché, come dicevo prima, la partenza della riforma diventa un pesante macigno sulla possibilità di bloccare la legge 53/03, la partenza della riforma crea una prospettiva che può essere, realisticamente, solo di modifica del primo decreto attuativo, modifica prevista, tra l'altro, dal decreto stesso.
Ecco sta proprio qui il motivo per il quale molta parte del sindacato e anche una parte del movimento non si danno da fare per una lotta che abbia al centro uno sciopero inequivocabilmente contro la riforma Moratti.
Questa parte ritiene che tutto sommato si può agire nel quadro di riferimento della legge, che basta far si che nelle scuole, attraverso l'autonomia, si affermi un certo tipo di scelta per ottenere un successivo adeguamento del decreto.
Ma di questa non si può e non si deve parlare, non è conveniente in questa fase, in seguito, quando il movimento è ben che bollito allora si potranno raccogliere i reduci.
E' questa la storia dei rapporti tra movimenti ed "istituzioni" come le
forze politiche e le forze sindacali.
E' una storia che coincide terribilmente con il trasformismo e il conservatorismo italiano, anche quello che si dichiara progressista, o di sinistra, o riformista, e tutte le altre definizioni della corsa allo svuotamento di significato delle parole.

Ultima considerazione che parte più dalla mia speranza che non da considerazioni oggettive: c'è la via dei ricorsi, è questa la strada vincente su cui si sta puntando? Si spera nella magistratura?
Ma che riforma saremmo capaci di produrre dopo se a bloccare la Moratti sarebbe la magistratura?

antoniolimonciello@tin.it



 ilaria ricciotti    - 23-04-2004
Ciò che io lettrice evinco dai due interventi dissidenti da quanto affermato da Bonezzi è che si vuole ancora una volta far vincere questo governo e tutto sommato questa riforma non "si deve toccare". Altrimenti il caos.
Be' io non la penso così. A me sta bene lo sciopero, anzi stanno bene tutti gli scioperi, purchè ci siano adesione da parte di chi critica tanto i confederali. In secondo luogo non mi piace affatto questa riforma, penso che ciò si sia capito, che ritengo debba essere CAN-CEL-LA-TA, mediante lo sciopero, i movimenti, il ricorso alla magistratura e perchè no, anche ricorrendo al referendum. Da che cosa ricominciare , se questo miracolo avvenisse, proprio da dove il ministro Berlinguer aveva iniziato. Forse ciò che ha fatto lui è più disastroso di chi si sta occupando di scuola? Penso proprio di no. E questo lo affermo con forza non perchè preferisco il ministro Berlinguer alla Moratti, ma unicamente perchè con Berlinguer ho iniziato a respirare nella scuola un'aria fresca, non rarefatta e pesante come in molti mi dicono si respiri ora.