breve di cronaca
Sulla riforma il parere di Domenico Starnone
La Repubblica - 02-02-2002
Intervista di Maria Novella De Luca


ROMA - “ Una riforma peggiore di questa non se la potevano inventare. La scuola che il Governo disegna ci riporta agli anni Cinquanta, alla scuola vuota e classista che ho fatto io, figlia del fascismo e dell’idea che istruzione volesse dire, soltanto, disciplina e nozionismo”.

Domenico Starnone, 59 anni, ex professore e oggi scrittore a tempo pieno, trent’anni di insegnamento alle superiori, boccia la riforma Moratti con severità e amarezza insieme.

“ Ho la sensazione che si siano seduti intorno ad un tavolo non per replicare la riforma Gentile, ma per imporci un modello in cui l’istruzione possa diventare una merce. Ci sono voluti anni, ma ci sono riusciti…”

Un giudizio duro quello di Starnone, a tratti ironico, che ricorda uno dei suoi primi libri, le corrosive “ cronache scolastiche” di “ Ex cattedra”, racconti senza pietà di studenti e professori.


- Starnone, perché parla di un ritorno agli anni Cinquanta?

“Perché mi sembra che il punto centrale di questa riforma sia quello di tornare a ratificare tra gli studenti le disuguaglianze della società. Esattamente come quando andavo a scuola io e al contrario di quanto in tanti anni di insegnamento si è cercato di fare, perché l’istruzione diventasse un prodotto culturale per tutti. Tante volte abbiamo fallito e tante abbiamo vinto. Adesso no. Chi nasce destinato a studiare studierà, gli altri a 13 anni dovranno già scegliersi il lavoro che faranno da grandi. E la crescita? E la formazione? E’ un disastro, siamo tornati alla scuola di De Amicis”.

- Cioè alla scuola di “Cuore”, di Bottini, Franti e compagni?

“ Esattamente. In quella terza elementare c’erano cinquantaquattro allievi. Ma per tutto il libro noi sentiamo parlare soltanto delle imprese di una decina di bambini a cui il maestro si rivolge. Gli altri non esistono. Non ci sono. Forse non continueranno a studiare. Cancellati. Negli anni in cui ho fatto il professore, anni tormentati e confusi, insieme a tanti altri insegnanti noi abbiamo cercato di formare non solo quei dieci allievi del libro Cuore ma anche gli altri quarantaquattro. La differenza è qui. La scuola di Berlusconi invece darà un futuro soltanto a pochissimi. Che potranno pagarsi l’istruzione”.

- Qui però parliamo di scuola pubblica.

“ No. Questo è l’inizio di uno smantellamento progressivo della scuola pubblica a favore di scuole private dove le famiglie pagheranno qualunque cifra pur di assicurare una buona istruzione ai loro figli. All’inizio ci sarà la divisione tra studenti-studenti e studenti-lavoratori. Poi via via anche l’istruzione non professionale sarà ridimensionata. Il processo è già iniziato: l’accorpamento delle classi, il taglio delle cattedre, aule sempre più piene di studenti, così che il dialogo con il professore diventa impossibile.
Risultato: college, università private, e fuga degli insegnanti”.

- Chi sceglierà l’avviamento professionale d’estate potrà lavorare nelle aziende.

“ Potrà cioè andare a fare il lavoro nero…La verità è che i professionali diventeranno le scuole-ghetto per poveri e per immigrati. Ma in realtà la cosa peggiore di questa riforma è che si tratta di una non-riforma”.

- Una non-riforma?

“ Sì, nel senso che non cambia nulla ma peggiora la situazione attuale. Il risultato è che la scuola continuerà a vivacchiare così, recuperando dal passato il sette in condotta e tagliando fuori tutti i ragazzi che non applicheranno le famose tre I di Internet, Inglese e Impresa”.

- I ragazzi appunto. La riforma l’hanno già bocciata.

“ Una reazione naturale, ma non credo che la loro vita cambierà molto. Perché, appunto, nella sostanza la rivoluzione non c’è. Qualche professore magari applicherà il richiamo alla “serietà”, aumentando interrogazioni e compiti scritti, e riducendo ancora di più lo spazio di dialogo con gli studenti”.

- Starnone, ma qualcosa è cambiato da quando lei pubblicò le famose “cronache scolastiche” nel libro Ex cattedra?

“ No. La scuola è la stessa di diciassette anni fa, ma con qualche peggioramento, e la grande disillusione di quanti, come me, hanno creduto in un progetto diverso. Siamo tornati indietro. Ogni progetto di riforma si è arenato, compresa quella di Berlinguer che pure tra tanti difetti aveva degli elementi positivi”.

- Il suo è un “no” senza appello.

“ Credo veramente che questa riforma così come è stata annunciata sia un disastro per la scuola italiana che già è in cattive condizioni. Hanno ragione gli studenti quando dicono che l’istruzione non si può trasformare in merce. Ma forse anche questa riforma si fermerà a metà strada…”.











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 Mario Liguori    - 03-02-2002
Credo sia ora di finirla con le utopie e le fesserie. E' impossibile far interessare tutti a Dante, ai logaritmi e ai vulcani; la triste realtà è che a una considerevole parte dei ragazzi lo studio non interessa: il 90% dei miei colleghi del biennio ITIS è disperata; le prime sono infarcite di ragazzi che non sanno cosa sono i libri e a cosa servono, non sanno che si ascoltano gli altri quando parlano, non sanno che si deve stare seduti durante le lezioni. La gente non diventa colta scaldando le sedie (ammesso che stia seduta). Anche fra gli adulti non è meglio, visto la fine che fanno in televisione i programmi di qualità. Allora bisogna prendere atto che a tantissima gente studiare non piace. Finiamola con queste utopie. Io e mia moglie negli anni 60 e mio fratello negli anni 50 abbiamo fatto il Liceo senza essere ricchi e avevamo in classe compagni figli di operai e contadini o modesti impiegati. Quindi lasciate stare, ché con le utopie si finisce sempre male.
Mario Liguori

 Luciano Albanese    - 03-02-2002
Certo, per non piangere sulla sinistra in coma, ci consoliamo parlando male della Moratti e di Berlusconi. Diciamo pure che sbagliano tutto, ma noi non ne azzecchiamo una. La sinistra ha tagliato la testa a Prodi, a Berlinguer, alla Bindi e tutto filava liscio.
Visto che molti Italiani sono cambiati, mi domando: cosa vorrebbero dalla sinistra? Lo vedremo alle prossime elezioni. Spero che non vi siano rimpianti sul valore della democrazia. L'Ulivo doveva essere una pianta sana, ma dopo pochi mesi che è entrata in politica si è ammalata. Colpa di Berlusconi. Ho paura che a sinistra si faccia fracasso senza domandarsi perchè la gente vada per un'altra strada. E quando parlo della gente, intendo quella che vota e fa vincere le elezioni. Che la sinistra non esistesse lo si è visto dopo le elezioni. A distanza di otto mesi raccoglie solo un po' di persone sulle piazze e la cronaca si occupa di Nanni Moretti, non del "pensiero politico" della sinistra. Ma quale "pensiero politico"? Meglio mettersi in un cantuccio con Bertinotti. Solo che Bertinotti vorrebbe governare il 95% degli Italiani con il suo 5%. E non so se questo sia possibile in democrazia.
Luciano Albanese

 Margherita Manfredi    - 07-02-2002
Credo che l'attuale progetto di riforma rappresenterà un dramma per la scocietà italiana!
Il fatto che i livelli culturali degli studenti si siano paurosamente abbassati, non solo nei tecnici, ma anche nei licei è dovuto anche al fatto che ci troviamo di fronte ad una scuola di massa senza che sia stata fatta una effettiva riforma per questa scuola di massa,
Intendo dire che i legislatori, a partire dalla riforma della media unica, avrebbero dovuto pensare che la formazione più forte per colmare le inevitabili differenze, andava fatta nella scuola di base
e lì andavano investite le maggiori risorse di energie e finanziamenti studiando strategie e alternative didattiche veramente efficaci e non solo formali.
La riforma di oggi ci libera da problemi di questo tipo: costruisce dopo le medie due canali con buona pace di tutti!
RESPINGIAMOLA!