Per colpa di chi?
Ilaria Ricciotti - 22-03-2004
I fischi degli intolleranti

Nella manifestazione di sabato 20 contro la guerra, in cui in molti acclamavamo la pace, il rispetto per tutti i popoli del mondo, c'è stato, come al solito, qualcuno che ha dimostrato di parlare bene, ma di razzolare male, molto male.
Chi si considera infatti un pacifista e manifesta per questo le sue idee, non può a mio avviso poi gridare parole offensive nei confronti di chi cammina insieme a lui, soltanto perchè alcuni parlamentari hanno ritenuto opportuno partecipare a due marce "diverse" nei colori politici e magari, da parte di alcuni, anche nella sostanza. Non tutti infatti nella manifestazione antecedente a quella di sabato hanno percorso le vie di Roma con due volti e due anime .
Tale episodio lo ritengo ingiusto ed un un grave sintomo di intolleranza.
Questi atteggiamenti non sono certo degni di persone che si considerano "pacifiste". Ognuno ha il diritto di scegliere, ma gli altri , in democrazia, non hanno il diritto di impedire.
Questo evento in cui tante popolazioni del mondo hanno gridato no alla guerra ed al terrorismo, è stato un atteggiamento molto stonato ed inopportuno. Peccato! Si sa tuttavia che c'è sempre un guastafeste, forse creato appositamente per fornire ai mass media una notizia di cronaca su cui soffermarsi, anzichè sottolineare che a Roma, sabato, moltissimi erano quelli scesi in piazza per sentirsi in sintonia con tanti altri popoli del mondo che sono stanchi di veder minacciata la vita.
Quindi a chi ha giovato questa contestazione? Questo atto di intolleranza?
Io penso soltanto a coloro che vogliono dividere anzichè unire e non sono ancora in grado di fare un distinguo tra una destra "redenta" ed un centrosinistra coerente.


Chi vincerà le prossime elezioni?

In un clima politico in cui una parte della sinistra attacca sua sorella, anzi sua cugina, o forse una sua procugina, io cittadina di sinistra non capisco le logiche di certi politici, che, pur condividendone alcune delle loro tesi, stanno facendo, spero involontariamente, deviare i problemi (vedi ciò che hanno riferito i vari TG sul linciaggio fatto nei confronti di Fassino ad opera di certi che dicono di appartenere alla sinistra, e la priorità data a questo episodio anzichè sugli scopi della manifestazione).
Già, la sinistra. Quella sinistra che molto spesso alcuni hanno provato e statto tentando ad ogni costo di dividere, e forse di cancellare.
Questo proprio no. Questo no dovremmo affermarlo in molti e condannare quanto successo a Roma il 20 marzo 2004. Se ci si comporta così, non hanno senso nè significato le miriadi analisi politiche fatte da chi disapprova questo governo. Ma sarà poi proprio vero che certi politici che si trovano all'opposizione e si ritengono lontani mille miglia da esso, di fatto vogliono farlo cadere? Parlando con alcuni anziani, che hanno tanto da raccontare sui vari governi da loro sperimentati, ho condiviso la loro preoccupazione che è anche la mia e penso di molti italiani, che ogni giorno nel loro piccolo stanno lottando, pur non possedendo nè potere politico, nè miliardi , nè televisioni, nè squadre di calcio, affinchè l'attuale governo vada a casa al più presto. Chi ha infierito nei confronti dei rappresentanti di un partito (DS), che conta ancora milioni di persone, vogliono la stessa cosa?
Se sì, questo non è certo un modo per ottenerla.
Berlusconi vincerà di nuovo e noi purtroppo saremo costretti a lottare come Don Chisciotte contro i mulini a vento.
Per colpa di chi, chi, chi, chi, chichichi, chi?
Di chi non ci vuole "vincoli", ma " sparpagliati"

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 Emanuela    - 22-03-2004
Esistono gesti prepolitici e gesti politici, è stato scritto.
Sono d'accordo nella condanna della violenza presupponente. Però subito dopo mi chiedo cosa c'era dietro. E dietro c'è, evidente, la condanna di una separazione. Il terrorismo e la guerra sono legati a doppio filo: non si può essere d'accordo con l'una e rifiutare l'altro. Manifestare contro la guerra è anche dire no al terrorismo che alla stessa logica si ispira. Dire no al terrorismo il giorno prima della manifestazione mondiale per la pace è salvare la guerra, strumentalmente, prepoliticamente e subliminalmente. Elettoralmente anche, sospetto che è difficile non avere. Bisognerebbe ripartire da istanze politiche di alto livello, dal coraggio di scelte difficili, dal ritorno a valori, cultura, che sembrano persi. Bisognerebbe disobbedire alle logiche del potere che arma le parole, ma contemporaneamente le mani.
Ecco, dovremmo sempre riuscire a fare dei "distinguo" e riconoscere le incoerenze.
Detto questo la prepotenza non paga ed è un'offesa odiosa allo sforzo democratico civile.