breve di cronaca
La Consulta dà torto alla Moratti
Repubblica - 22-01-2004
La Bastico: "La sentenza ci dà ampi poteri sul tempo pieno. Pronti al dialogo, ma il ministro si fermi"

Sì al ricorso di Errani: personale scuola, competente la Regione


Sentenza shock della Corte costituzionale sulla scuola.


La Regione vince un ricorso e chiede al ministro Letizia Moratti di fermare la sua riforma. «Quasi mi tremano i polsi...», commenta l´assessore regionale alla Scuola Mariangela Bastico con in mano il testo dei giudici costituzionali in cui si dice che la gestione del personale scolastico è di competenza della Regione. Ciò significa, secondo l´assessore, che «i 58 mila dipendenti della scuola pubblica emiliano-romagnola passeranno in capo a noi». Una rivoluzione. L´ufficio scolastico regionale diretto da Lucrezia Stellacci dovrebbe infatti cedere una fetta consistente di sovranità. «Anche sulla scuola la Corte smentisce il Governo - dice il governatore Vasco Errani - si ribadisce l´ambito delle competenze della Regione e delle autonomie scolastiche in un contesto unitario del sistema. Ora va ritirato il decreto del ministro Moratti in palese contraddizione con la sentenza». I legali e i dirigenti della Giunta regionale sono al lavoro per studiare a fondo i contenuti e i risvolti della decisione della Corte. Si pensa a quanto accade nella sanità. Fissati dallo Stato i princìpi base e i finanziamenti, è la Regione che decide dove e come spendere i soldi per garantire il servizio sanitario migliore. Così la Regione sarà chiamata a decidere dove e come distribuire il personale docente nella scuola. Non è solo una questione organizzativa, ma anche culturale, perché la Regione si troverebbe a scegliere il modello educativo della scuola di domani. Dai progetti a sostegno dei bambini più deboli - handicap e immigrati - fino alla questione degli orari, che richiama la possibilità di salvare il tempo pieno. Una battaglia a cui viale Aldo Moro non intende rinunciare, ma con prudenza. «Non abbiamo alcuna intenzione di procedere a strappi - dice Mariangela Bastico - di "regionalizzare" la scuola. Di legiferare senza la più ampia consultazione delle parti sociali e concertazione di tutti i soggetti coinvolti». Prudenza quindi e un avvertimento: «Il ministro Letizia Moratti deve però fermarsi e sospendere la sua riforma, nella parte in cui si toccano aspetti fondamentali - orari, insegnati d´appoggio, tutor - che minano l´autonomia scolastica». L´assessore chiede «che si apra subito un tavolo di concertazione Regioni-Governo per la messa in pratica della sentenza costituzionale. Adesso non siamo più dei semplici invitati che vengono chiamati per un gesto di cortesia». Cosa dice nello specifico la sentenza? «In tema di programmazione scolastica e di gestione amministrativa del relativo servizio - si legge - compito dello Stato è quello di fissare i princìpi.... La questione sollevata dalla Regione Emilia Romagna deve essere dichiarata fondata, giacché la distribuzione del personale docente tra le istituzioni scolastiche autonome è compito del quale le Regioni non possono essere private. Nell´ambito delle norme finanziarie vigenti e delle persistenti competenze dello Stato e in vista della compiuta realizzazione del disegno costituzionale, ben possono le Regioni esercitare le competenze gestorie che la Costituzione ad esse attribuisce». La Corte dispone che la legislazione rimarrà però in vigore «fino a quando le singole Regioni si saranno dotate di una disciplina e di un apparato istituzionale idoneo».

ANDREA CHIARINI
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 gp    - 21-01-2004
FONTE: l’Unità


La Corte Costituzionale blocca la Moratti: il tempo pieno è di competenza delle Regioni
di Adriana Comaschi

BOLOGNA. La controriforma Moratti rischia di andare a pezzi. Il tempo pieno versione Letizia e la figura del tutor previsto dal decreto ministeriale sulla scuola di base «sono incostituzionali». Lo stabilisce una sentenza della Corte Costituzionale secondo cui la programmazione, l’organizzazione e la gestione del personale nelle scuole sono di competenza regionale. Ossia, un buon due terzi della riforma della scuola viene colpito al cuore.
Sicuri di vincere Dunque la suddivisione del decreto delle 40 ore settimanali di scuola - ridotte a una sommatoria tra ore effettive, «a richiesta» e le 10 di tempo mensa, ovvero il tempo pieno secondo il ministro - «viola le competenze degli enti locali», in base al nuovo titolo V della Costituzione. La conseguenza da trarre è una sola, per il presidente della giunta emiliano-romagnola Vasco Errani: «Va ritirato il decreto sulla scuola di base (ora al vaglio delle commissioni parlamentari in attesa dell’approvazione del consiglio dei ministri, ), che è palesemente in contraddizione con questa sentenza». Se così non fosse, aggiunge l’assessore regionale alla scuola Mariangela Bastico, «faremo un altro ricorso alla Corte Costituzionale». E sottintende: sicuri di vincere. Dunque dopo la bocciatura da parte di decine di migliaia di persone, con la manifestazione di sabato scorso in difesa del tempo pieno; dopo le questioni sull’effettiva copertura finanziaria, ora sul destino del decreto Moratti pesa una questione di legittimità. Tutto parte da un ricorso presentato dalla Regione Emilia-Romagna, nel febbraio 2002, alla Consulta per denunciare come l’articolo 22 della Finanziaria 2002 fosse lesivo delle autonomie scolastiche. Perché il governo si arrogava il diritto di decidere, ad esempio, che un istituto non poteva sostituire con una supplenza un docente assente per meno di 15 giorni. Una delle tante limitazioni imposte per ragioni di risparmio, ma l’assessorato regionale alla scuola e alla formazione di Mariangela Bastico chiede un parere alla Corte Costituzionale, richiamandosi alle competenze affidate agli enti locali dall’articolo 117 della Costituzione, riformato nel 2001.
Il 13 gennaio la sentenza, che va ben oltre le aspettative dello stesso assessore: dal momento che l’istruzione è diventata materia concorrente tra Stato e Regioni, dice la Corte Costituzionale riflettendo sul titolo V, al primo spetta solo la stesura dei «princìpi generali e fondamentali» a cui le scuole italiane devono attenersi. E invece «spetta alle Regioni svolgere con propria disciplina» tutto il resto - la programmazione scolastica, la gestione del personale. In altre parole, non tocca allo Stato legiferare nel merito del funzionamento delle scuole: una conclusione che fa a pugni con i contenuti del decreto sulla scuola di base - senza cui la riforma Moratti, diventata legge nel marzo 2003, è di fatto un guscio vuoto. «Se l’organizzazione del servizio è di competenza della Regione non è da considerare invasiva di tale competenza - si chiede ad esempio Enrico Panini, segretario generale della Cgil scuola - prevedere non meno di 18 ore di tutor?».
Ma con la sentenza della Consulta “cade” anche l’idea delle 10 ore mensa, altro emblema del decreto Moratti: «Lo stato - spiega Bastico - può dire al massimo che il tempo scuola settimanale è di 40 ore, ma non può, secondo questa sentenza, stabilire in che modo queste ore debbano essere ripartite». Più in generali, di fatto la gestione della scuola passa così nelle mani delle Regioni come lo è ora quella della sanità. Con un’avvertenza importante: «Non siamo una regione che chiede competenze per sè, non ci interessa una frammentazione di tipo “bossiano” - assicura Bastico - i poteri che ci vengono riconosciuti per noi si inseriscono nel quadro unitario delle norme stabilite dallo Stato».
Sospendere il decreto
Da qui la richiesta di «sospendere l’emanazione del decreto per l’anno 2004-05, in modo che venga rivisto e corretto alla luce del pronunciamento della Consulta», attraverso «la convocazione di un tavolo congiunto Stato-Regioni». Se però questo passo venisse ignorato, «utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione per far valere le nostre ragioni. Ricorso compreso». «Le pressioni dei cittadini e l’iniziativa delle opposizioni cominciano a provocare scollature pesanti nella maggioranza - nota Andrea Ranieri, responsabile cultura della direzionale nazionale Ds -: se poi si aggiunge questa sentenza della Consulta sarebbe il caso che il governo decidesse di rallentare i tempi di attuazione della riforma».


 ilaria ricciotti    - 23-01-2004
Ma le sentenze della Corte Costituzionale devono essere rispettate, considerate, applicate? O è lecito che esse vengano denigrate, ignorate, trascurate?
Io penso che ciò che essa stabilisce debba essere preso in considerazione e non si legiferino normative che si sostituiscano a tale Istituzione. Se così fosse, sarebbe più coerente cancellarla.

 Giorgio Dellepiane Garabello    - 25-01-2004
La legge di riforma "Moratti" non fa altro che applicare la riforma del titolo V della Costituzione.
È da un pezzo che si sa che il personale scolastico sarà (é) alle dipendenze delle regioni.
Ricordo che la riforma del titolo V l'ha compiuta il passato governo di centrosinistra.
Prima di pensare alle iatture pensiamo che non c'è più uno stato giacobino che sa e ordina cosa è bene per il cittadino-suddito.
Mi sembra che la sinistra da un lato invochi l'Autonomia e poi tremi al sol pensiero che ciascuno assuma la responsabilità di programmare e operare scelte rispondendone in proprio.