Felici ad ogni costo!
Giuliana De Tata - 13-01-2004
Hanno deciso di renderci felici, o almeno di farci credere di esserlo.
Chi? Chi ha potere, in svariati campi, da quello politico a quello della comunicazione, dell’informazione radio-televisiva e giornalistica.
Ti alzi la mattina e scacci i pensieri bui che l’incipiente giornata di lavoro ti prospetta, con il suo condimento di preoccupazioni familiari e / o di salute, accendendo la tv. Già cucinano di tutto: intingoli succulenti innaffiati con vinelli da primato,verdure fresche a volontà e dolciumi ipercalorici, per poi passare la parola al dietologo di turno che di brutto ti ammonisce a pensare alla salute.
Il bucato ormai non ha più segreti per nessuno, ogni casalinga ( o il messaggio è anche per potenziali ed auspicabili casalinghi ? )viene edotta sul funzionamento della lavatrice, su come stendere il bucato o pulire le verdure. Materassi comodi, pentole dietetiche, gioielli,t appeti orientali o pseudo-tali, attrezzi sportivi…tutto, ci propongono di tutto, anche sui giornali o via internet, pur di renderci felici. Siccome è noto che non di solo pane vive l’uomo (ed anche la donna ), ci aiutano a liberare la cantina da un fantomatico serpente, a trovare le divise per una banda di paese o l’asinello per un presepe vivente e si adoperano all’infinito per far felice questo o quello. Se andiamo poi sui sentimenti, quelli forti, ci regalano “buone notizie”: l’ingaggio per un’aspirante calciatore, una bottega nuova ad un calzolaio, la promessa di salvare un albero in uno spazio comunale…
Ed intanto, più donano e più m’intristisco.
Di solito si da’ molto a chi ha bisogno, a chi non è in grado (da solo e secondo le regole della comunità di appartenenza) di procurarsi dei beni primari e, quindi, i conti non mi tornano: deve essere saltata qualche regola!
Poca cosa a confronto con le fette di felicità propinate a piene mani a chi vive o lavora per soddisfare bisogni ben altro che primari, sottoforma di condoni ( edilizi e fiscali), depenalizzazione di reati patrimoniali ed ambientali, opposizione a regolamenti comunitari, se non all’idea stessa di una comunità sovranazionale europea.
Chi più, chi meno, chi in piccole, chi in grandi cose: ci vogliono tutti felici.
Perchè? Chi è questo essere (o questo team )benefico che, personificazione estemporanea dell’amore a tutto tondo, dona a piene mani?
Qualche idea ce l’avrei, ma il pensiero umile e pragmatico vola basso verso una semplice analisi degli effetti della massiccia operazione benefica sin qui delineata, effetti che si manifestano sotto le forme di:

· consumismo esasperato
· abusivismo edilizio
· spregio ambientale
· crescita della povertà e
· per tutti, il disorientamento che è frutto dell’appartenenza ad ambienti destrutturati.

Oggi, nella crisi generalizzata di regole sociali, economiche e politiche, ciascuno di noi costruisce schemi regolativi personali, peraltro necessari per sopravvivere nella complessità delle relazioni. Attaccati al cellulare cerchiamo di sfuggire al nomadismo esistenziale (= passaggio da un’organizzazione all’altra: famiglia, lavoro, sport, hobby, partito…) e non ci accorgiamo che il modello di pseudo-felicità che ci viene regolarmente somministrato con tecnica subliminale, ci possiede sempre più.
Oso per gli altri ed anche per me, un augurio un po’ speciale: che il 2004 ci veda meno…”felici”, ma più consapevoli del fatto che ognuno di noi è risorsa, più responsabili dello sviluppo della comunità di appartenenza e finalmente più liberi, …secondo il dettato costituzionale.


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 ilaria ricciotti    - 12-01-2004
Condivido pienamente quanto da te scritto. Sei riuscita ad argomentare quest'analisi drammatica con molta chiarezza e non terrorizzando, ma comunque essendo incisiva. Le tue parole dovrebbero essere ogni giorno propagandate attraverso un megafono ed essere ripetute fino alla nausea, perchè qualcuno si renda conto del fatto che siamo "felici ad ogni costo", ma interiormente vuoti. Tutto ci sta sfuggendo di mano..., anche la nostra anima. Ciò è alienante, frustrante e molto pericoloso per noi e per i nostri giovani che non hanno più saldi punti di riferimento. Dovremmo per questo vergognarci e soprattutto renderci conto che stiamo lasciando loro in eredità molta spazzatura e pochissimi valori. Conseguenza di tale disastro etico-sociale sarà far soffrire giovani vite ancora prima che nascano.