breve di cronaca
Devastata la sede dell'opera Nomadi di Millano
Jugoinfo - 05-01-2004
COMUNICATO STAMPA

La nuova sede dell’Opera Nomadi di Milano, allestita da circa un mese in Via De Pretis 13, al Quartiere Barona, è stata devastata questa notte (30 dicembre 2003). I locali, concessi in affitto dal Comune di Milano, hanno subito danni gravi, così come gli arredi, le attrezzature e il materiale documentario dell’archivio.
Gli atti vandalici sono stati “firmati” con scritte fasciste, svastiche e croci celtiche.


L’apertura di questa nuova sede era stata realizzata grazie ad un finanziamento erogato dall’ UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) e destinato alla creazione di un centro permanente di documentazione sulla Porrajmos - la persecuzione contro i Rom attuata durante il nazifascismo - e di un osservatorio sulla discriminazione.

Il grave episodio è stato scoperto questa mattina dai responsabili cittadini dell’associazione, che si erano recati in sede per completare il trasferimento del materiale d’archivio.

Immediata la solidarietà del Centro di documentazione ebraica contemporanea, trasmessa all’Opera Nomadi da Marcello Pezzetti, storico della Shoah e ricercatore del Cdec.

Fortunatamente buona parte del materiale relativo alle ricerche sulla Porrajmos, incluse alcune interviste ai sopravvissuti ai campi di sterminio, si è salvato dalla distruzione. Si stava infatti concludendo in questi giorni il montaggio di un documentario che l’Opera Nomadi aveva commissionato in vista delle celebrazioni della Giornata della Memoria e, per questo motivo, la documentazione non era ancora stata restituita all’archivio.

Per ulteriori informazioni:

Maurizio Pagani

Vice Presidente Opera Nomadi di Milano

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RASSEGNA STAMPA

Tratto da “Il Manifesto” 31 dicembre 2003

MILANO Vandali contro i Rom

La nuova sede dell’Opera Nomadi di Milano è stata scassinata e danneggiata nella notte tra lunedì e martedì. Gli atti vandalici sono stati firmati con scritte razziste contro i Rom, svastiche e croci celtiche. I teppisti hanno ammucchiato il poco materiale che sono riusciti a trovare, libri e fotografie e gli hanno dato fuoco: un piccolo falò che ha danneggiato l’impianto elettrico. La sede che si trova in un negozio nel quartiere Barona è stata affittata dal Comune ed avrebbe dovuto essere inaugurata il prossimo 27 gennaio. « Non c’era mai successo niente di simile – racconta Maurizio Pagani dell’Opera Nomadi – purtroppo a Milano cresce un’avversione diffusa contro i nomadi, atteggiamenti aggressivi che registriamo anche da parte di cittadini comuni».


Tratto da “La Repubblica 31 dicembre 2003

Sconosciuti hanno devastato di notte la sede del centro di documentazione sui Rom e i Sinti. Scritte naziste e svastiche sui muri

Milano, assalto fascista all'Opera Nomadi
di Laura Matteucci

Milano. L'hanno devastata nella notte. Hanno divelto la cancellata che dà sulla strada, rotto la porta a vetri, fracassato mobili e attrezzature. Hanno ammassato suppellettili e libri, ne hanno fatto un mucchio in mezzo alla stanza. E lasciato, come firma, scritte razziste sui muri, svastiche e croci uncinate. Oltre alla scritta «Non vi vogliamo qui».
Assalto nella notte La nuova sede dell'Opera Nomadi di Milano, aperta da poco più di un mese in via De Pretis alla Barona, un quartiere della periferia sud-ovest, è stata presa di mira da sconosciuti nella notte tra lunedì e martedì. Morale: l'impianto elettrico non funziona più, i danni sono gravi per arredi, attrezzature e per il materiale documentario dell'archivio.
«Siamo rimasti esterrefatti davanti alla devastazione, quando siamo arrivati stamattina (ieri, ndr) - dice Maurizio Pagani, vicepresidente dell'Opera Nomadi di Milano - Un fatto che dimostra, una volta di più, come non esista alcun controllo del territorio. Non nel senso di militarizzazione, ci mancherebbe, ma nel senso di visibilità».
«A questo punto - prosegue Pagani - dovremo valutare se sia il caso di rimanere ancora nella stessa sede, o se provare a fare richiesta al Comune per un altro luogo». Il che, comunque, non è semplice, vista anche l'attenzione del Comune di Milano per progetti di questo tipo.
«Valuteremo la cosa più giusta da fare. Anche perché l’Opera è un luogo aperto, un centro di documentazione cui si rivolgono Rom e Sinti». Che a Milano sono circa 3.500, tra i l2Omila e i l30mila in tutta Italia.
Da notare che all'ingresso della sede non era stata affissa alcuna targa che indicasse la presenza dell'Opera Nomadi, di cui però, negli ultimi tempi, si era sparsa voce nel quartiere.
I locali della sede devastata l'altra notte erano stati concessi in affitto dal Comune nel luglio scorso. L'apertura era stata realizzata grazie ad un finanziamento dell’UCEI (l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), e destinato alla creazione di un centro permanente di documentazione sulla Porrajmos - la persecuzione contro i Rom durante il nazifascismo - e di un osservatorio sulla discriminazione razziale.
Fortunatamente, buona parte del materiale relativo alle ricerche sulla Porrajmos, incluse alcune interviste ai sopravvissuti ai campi di sterminio, si è salvato dall'atto di vandalismo. Proprio in questi giorni, infatti, si stava concludendo il montaggio di un documentario che l'Opera Nomadi aveva commissionato in vista della Giornata della Memoria, il 27 gennaio. «Si tratta di un video - spiega Pagani - che testimonia della persecuzione dei nomadi in Italia durante il regime fascista».
Presi di mira Le precedenti sedi dell'Opera Nomadi non avevano mai dovuto subire atti di questo genere. Quest'ultima, invece, per la verità, era già stata presa di mira da qualche settimana, praticamente dalla sua apertura.
Pagani, infatti, parla di sassi conficcati nella vetrata, lanciati con delle fionde.
La devastazione dell'altra notte, certo, ha ben altra portata. «Anche perché questa volta - riprende Pagani - la matrice è ben riconoscibile come di destra, visto che i muri sono stati imbrattati da scritte razziste, svastiche e croci uncinate».


Tratto da “L’Unità” 31 dicembre 2003

Distrutta la nuova sede alla Barona: svastiche e croci celtiche come firma

Assalto all’Opera Nomadi "Qui non vi vogliamo"
di Oriana Liso

Non c’era ancora la targa sulla porta, né c'era stata l’inaugurazione ufficiale. Ma qualcuno aveva ugualmente individuato la nuova sede dell’Opera Nomadi, trasferita da un mese in via De Pretis, alla Barona.
Sono entrati lunedì notte ed hanno devastato i tre locali: i mobili sfasciati, libri e documenti bruciati, l'impianto elettrico manomesso.
Come firma svastiche croci celtiche e una scritta “Non vi vogliamo”.
«Avevamo già avuto qualche avvisaglia - racconta Maurizio Pagani, vicepresidente della fondazione - due sassate che avevano spaccato un vetro, la prima quindici giorni fa, la seconda la settimana scorsa, e poi una delle grate di protezione della vetrina divelta. Ma all’inizio pensavamo fosse solo vandalismo». Un’ipotesi giustificata dal fatto che intorno al centro non c'e molto movimento di negozi, e l’allestimento di una nuova attività non sarà passata inosservata.
Prima di questi episodi, infatti, la presenza del centro era diventata più visibile, grazie ad un video – documentario che avevano girato proprio in quei locali. La nuova sede è nata in locali affittati dal Comune, grazie ad un finanziamento dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Erano stati rimessi a posto anche con l’aiuto delle Comunità Rom. L’idea è quella di fare un Centro permanente di Documentazione sulla “Porrajmos”, la persecuzione nazifascista contro i Rom, oltre ad un Osservatorio sulla Discriminazione. « Un luogo ideale per gli studenti universitari che ci chiedono materiale per la Tesi, gli studiosi, i mediatori culturali», aggiunge Pagani. Ma ieri, dopo pranzo, Pagani e alcuni collaboratori sono arrivati al centro, per portare altro materiale d’archivio. Scoperta la devastazione, hanno chiamato la polizia. Sono arrivate la Digos e la scientifica per i rilievi: «La polizia ci ha detto che questo luogo è indifendibile. Un atto come questo è anche figlio della politica del Comune, che sfratta le associazioni dal centro e le manda in periferia » denuncia Pagani.
Il primo messaggio di solidarietà è arrivato dal Centro di documentazione ebraica contemporanea attraverso lo storico della Shoah Marcello Pezzotti.
Chi è entrato nella sede di via De Pretis, però, non è riuscito a distruggere perché al sicuro in un altro luogo il materiale sull’olocausto zingaro, tra cui interviste ai sopravvissuti ai campi di sterminio, che fa parte del documentario che verrà presentato il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria.

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