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Maestà, non voglio il suo premio
L'Unità - 26-11-2003
«Non voglio riconoscimenti da chi fa la guerra»



Londra.
Non voglio premi da chi va in guerra. Il poeta inglese Benjamin Zephaniah con un gesto che a qualcuno ha ricordato quello a suo tempo compiuto da John Lennon, ha rifiutato l'onorificenza che la regina Elisabetta II avrebbe voluto consegnargli per i suoi meriti letterari. Zephaniah, è nato a Birmingham ma è di origini africane: da sempre è considerato uno dei portavoce delle culture dei ghetti di Londra, delle minoranze etniche inglesi. Le parole con cui ha motivato il rifiuto non lasciano adito a dubbi: è una protesta contro la guerra in Iraq, contro le scelte di subordinazione del suo paese alla politica di Bush. E’ il rifiuto ad avallare una politica «colonialista», che ha già inflitto secoli di «brutalità e sofferenze» all’epoca dell'Impero Britannico. E appunto l'Ordine dell'Impero Britannico, lo stesso a suo tempo concesso ai quattro Beatles, era l'onorificenza per la quale Zephaniah era stato selezionato, in riconoscimento dei servigi resi alla patria nel campo della letteratura. Lui però non ne ha voluto sapere, e ha respinto lo stesso invito a partecipare alla cerimonia di consegna, che oggi vedrà tra gli altri insignito anche il capitano della nazionale di calcio inglese, David Beckham.

Benjamin Zephaniah, 48 anni, padre etiope e madre eritrea, ha spiegato che non intende minimamente accettare nulla di quanto potrebbe essergli consegnato dal primo ministro, Tony Blair, a suo dire vero e proprio co-artefice del conflitto iracheno. Per l'Ordine dell'Impero Britannico, una delle tante onorificenze che la Regina è solita assegnare in occasione delle festività di fine anno, spetta appunto all'ufficio del capo del governo compilare la lista dei prescelti, poi è Buckingham Palace ad approvarla.

«L'Ordine a me?», ha spiegato oggi Zephaniah sul quotidiano The Guardian. «Quando l'ho saputo , ho pensato che non mi interessava ». Lennon a parte (che in realtà la sua medaglia all'inizio se la prese, per poi rinviarla al mittente nel '69 denunciando, parole sue, la posizione della Gran Bretagna sul Vietnam, l'indiretto coinvolgimento nella guerra civile nigeriana in Biafra), il letterato anglo-africano non è il primo suddito di Sua Maestà, e probabilmente non sarà nemmeno l'ultimo, a rimandare al mittente un titolo del genere; tra gli altri lo avevano già fatto, per esempio, il regista Ken Loach e l'attrice Helen Mirren.

Zephaniah ha però manifestato in pubblico il proprio gran rifiuto mentre è consuetudine lo si faccia quanto meno in forma rigorosamente riservata. «Mi arrabbio quando sento la parola Impero»,
spiega ancora il poeta rasta. «Mi ricorda la schiavitù, mi rievoca migliaia di anni di brutalità. Mi rammenta di come le mie antenate furono stuprate, e i miei avi trattati in modo degradante. Lei non mi può prendere in giro, mister Blair», incalza Zephaniah (esordio nell'80 con la raccolta di versi 'Pen Rhythm'). «Lei vuole mandarci alla guerra. Lei se ne sta zitto proprio mentre noi abbiamo bisogno che parli in nostro nome, e preferisce invece essere la voce degli Stati Uniti».
Nessuna polemica sembrano al contrario intenzionati a suscitare gli altri destinatari dell'Ordine: non solo Beckham, cui per la precisione era stato assegnato già in giugno, ma anche e soprattutto una folta e anonima schiera di pubblici funzionari, ufficiali di polizia e Forze Armate, capitani d'industria, comuni cittadini. Un gradino al di sopra degli altri si collocherà il commissario tecnico della nazionale inglese di rugby, Clive Woodward, fresco di conquista della Coppa del Mondo in Australia: a lui infatti sarà conferito l'ancor più prestigioso cavalierato, e da oggi potrà fregiarsi del titolo di sir.


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