Avanti adagio, quasi indietro.
Centro Studi Gilda - 01-09-2003
La legge di riforma della scuola prosegue il suo cammino con un percorso in retromarcia.

La legge n. 53 del 28 marzo 2003 delega il Governo ad emanare, entro 24 mesi da allora, uno o più decreti legislativi per la sua attuazione.

Nell’anno scolastico 2002-2003 ha trovato attuazione una “sperimentazione” (D.M. n. 100 del 18/9/2002) a livello nazionale nei primi due anni della scuola elementare e nella scuola dell’infanzia, introdotta con il vincolo dell’accettazione da parte dei Collegi dei Docenti e con la discrezionalità di introdurre tutte o soltanto alcune delle novità previste. La sperimentazione è stata attuata da un numero limitato di scuole, per ragioni economiche.

Per l’anno scolastico 2003-2004 il Ministro ha emanato il Decreto Ministeriale n. 61 del 22 luglio 2003, accompagnato da una Circolare applicativa, n. 62 prot. 11894.

Nel Decreto si fa riferimento alla legge n. 53/2003 che prevede la possibilità di iscrizione al primo anno della scuola elementare (ora, “primaria” unitamente alla scuola media) per i bambini che compiono 6 anni di età entro il 28 febbraio 2004 ed alla Circolare n. 37 dell’11 aprile 2003, con cui si consentiva tale iscrizione anticipata.

Si considera che la sperimentazione, di fatto, ha dato la possibilità ad alcuni alunni di avvalersi di piani di studio coerenti con i nuovi percorsi formativi e che agli stessi andrebbe garantita la loro prosecuzione.

Non avendo avuto la possibilità di trovare un accordo governativo su tutte le novità della riforma, con tale Decreto il Ministro ha voluto garantire nei primi due anni di scuola primaria l’introduzione generalizzata dell’alfabetizzazione informatica e dell’alfabetizzazione nella lingua inglese, lasciando la possibilità di proseguire con una diversa lingua straniera se impartita nell’anno 2002/2003.

Nella Circolare Ministeriale n. 62, applicativa del Decreto ma ben più ampia e dettagliata, si concretizzavano tutte le novità più importanti già ipotizzate nel progetto di riforma, steso dalla Commissione guidata dal prof. Giuseppe Bertagna, e desumibili dalle Indicazioni Nazionali per i Piani di studio Personalizzati per la scuola primaria: procedere alla revisione dei modelli organizzativi e a una diversa articolazione delle attività didattiche, all’istituzione delle funzioni tutoriali, di coordinamento didattico, di attività laboratoriali, del portfolio delle competenze degli alunni. Permaneva anche l’obbligo, per chi aveva accettato la sperimentazione, di proseguirla.

Le critiche sono state immediate, in quanto nella Legge era previsto che l’avvio delle norme applicative fosse conseguente ad un Decreto governativo e non certamente ad una Circolare ministeriale, che non ha peso in tal senso e può essere considerata illegittima.

Con la Circolare n. 68 dell’8 agosto 2003, in un testo quanto mai sintetico, il Ministro comunica che alcuni capoversi (n° 5, 6 e7) della Circolare precedente, la n. 62/2003, “si intendono come non formulati, in quanto non rientranti negli obiettivi del progetto nazionale” di riforma. Decadono le più importanti novità e rimane ben poco: l’inglese per le classi I-II elementari e l’iscrizione anticipata alla classe I. Una retromarcia che è la cartina di tornasole delle difficoltà concrete di attuazione di questa riforma scolastica. E’ decaduto anche l’obbligo, per chi aveva aderito alla sperimentazione, di proseguirla.

Nella scuola elementare esiste già dal 1985 l’obbligo di insegnare una lingua straniera comunitaria, a partire dalla terza elementare (3 ore settimanali), ma molte scuole hanno ampliato l’offerta formativa estendendo anche al primo ciclo tale insegnamento, pur con un orario contenuto (1-2 ore settimanali). Esistono negli organici e nelle graduatorie permanenti o d’Istituto maestri con il titolo riconosciuto per tale insegnamento. Sarà più facile adempiere agli obblighi in merito.

L’alfabetizzazione informatica invece avrebbe lasciato aperti molti problemi: quali insegnanti sarebbero stati chiamati a farsene carico? Con quale titolo? Sarebbe stata configurata come un’ora settimanale aggiuntiva di lezione per gli alunni? Sarebbe stato ampliato l’organico e le attrezzature indispensabili?

La scuola dell’infanzia avrebbe dovuto accogliere i bambini che compiranno i 3 anni entro il 28 febbraio 2004, limitatamente ai posti resi liberi dall’anticipo alla prima elementare. L’ANCI ha lamentato l’assenza di finanziamenti e l’aggravio finanziario per i Comuni, chiamati prioritariamente ad eliminare le liste d’attesa esistenti in molte scuole dell’infanzia. Sembra che il Ministero abbia ripensato anche a questa importante (e nefasta) innovazione, rinunciando alla riapertura delle iscrizioni.

Segnalato da Grazia Perrone
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