Cari studenti del Tasso
Emanuela Cerutti - 01-12-2001
Cari studenti del Tasso,
vorrei esprimervi la mia piena solidarietà rispetto all’iniziativa che avete intrapreso e che state portando avanti con convinzione e determinazione: la seguo attraverso la stampa e la televisione, di Stato.
Diversi motivi stanno dietro la sintonia che avverto, e mi piace raccontarveli, lasciando che a parlare non siano solo le idee, ma anche la “pelle”, la passione, il comune desiderio di autenticità, che, in qualche modo, avete “spolverato”.
La scuola dovrebbe porre le basi cognitive necessarie per la costruzione di un pensiero libero, critico, propositivo, che non si sottrae al dialogo, anzi, lo vuole con insistenza e con insistenza lo pone alla base di un percorso di ricerca. Mi pare si tratti di un obiettivo raggiungibile, a giudicare dalla perseveranza con cui lo state perseguendo, esponendovi senza troppo badare ai costi .
La scuola dovrebbe anche preoccuparsi della costruzione di quell’equilibrio socio-affettivo che rende l’individuo cosciente dell’intreccio di diversi piani di realtà e ricco di capacità percettiva,
quella che fa leggere dentro e dietro le righe, ben sapendo che nessun fatto si riduce al suo apparire, nessuna conoscenza all’oggettività di un’analisi, nessun dogma al principio teorico che vuol sostenere. Colgo nei vostri interventi una certa penetrante attenzione che vi fa prendere posizione contro il “chiaramente detto” e vi fa sfiorare il “sottilmente non detto”, senza cadere nella polemica sterile o nella provocazione. Raro segno di maturità.
Ancora, la scuola dovrebbe qualificarsi come “officina culturale”, caratterizzata da forme di apertura dinamiche, o flessibili, per usare un termine dell’Autonomia. Pareti trasparenti, quindi, innovazioni, verifiche, arrivi e nuove partenze, perché nessun progetto può fermarsi a sé, ma, non appena realizzato, rappresenta già il suo possibile cambiamento. E’ proprio quanto individuate nelle tre linee programmatiche della vostra azione : informazione, proposta, progetto, metodologicamente assunte a guida di un percorso a lungo termine.
Da ultimo, la scuola dovrebbe aprirsi alla partecipazione dei soggetti che la costituiscono: anche in questo senso scuola di e per tutti, con il riconoscimento dei rispettivi ruoli e delle rispettive responsabilità, ma senza la paura che qualcuno ci derubi, se lavora insieme a noi o se insieme a noi prova ad immaginare il futuro che vorrebbe. A pieno titolo questa partecipazione spetta a voi, che rivendicate un’appartenenza legittima ed originale, che tutti i giorni date senso al lavoro educativo, che fate un po’ la parte dello specchio…vi ricordate? “Specchio delle mie brame…”
La più bella del reame siete liberi di dichiararla,voi.
A noi il coraggio di non tirarci indietro.
Concludo, se mi permettete, con una battuta: niente fa sentire mamma una mamma che vedere il suo bambino in giacca e cravatta. Provate con i jeans, la prossima volta!

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