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Music for peace : il mondo della canzone contro la guerra
Il Nuovo - 17-03-2003
Dagli Usa alla Gran Bretgana, passando per l'Egitto e finendo con l'Australia. I cantanti di tutto il pianeta si mobilitano per scongiurare l'attacco contro l'Iraq.

di Melissa Bertolotti


Combattere la guerra a suon di musica. Invitare alla pace, come unica sinfonia possibile. Come già nel conflitto del Vietnam, anche quello contro l’Iraq ha visto le hit parade americane affollarsi di canzoni contro l’attacco. Non solo. Dagli Stati Uniti all’Australia, passando dall’Egitto e dalla Gran Bretgana, sempre più cantanti stanno imbracciando gli strumenti e usando il microfono come uniche armi per sensibilizzare ascoltatori e politici. Lo stesso succede su Internet, dove fioriscono Mp3 scaricabili gratuitamente in nome della pace.

La musica a stelle e strisce boicotta le armi . La sua “Born in the Usa” venne ispirata dalla guerra del Vietnam. Oggi, che un altro conflitto si sta per consumare, Bruce Springsteen rilancia il suo appello contro il conflitto nel Golfo. “Avevo scritto questo inno contro la guerra nel Vietnam – ha detto il Boss sul palco di Berlino – ma lo ricanto oggi, per la pace”. Sempre negli States, il cantautore Stephan Smith ha creato “The Bell”, una canzone contro la guerra realizzata con l’icona pacifista del folk Pete Seeger, il leader della band rock Ween e Mary Harris. In tema, poi, la trasformazione di canzoni famose in stile di pace. E’ il caso di “If you’re happy and you know it clap your hands” che, alla vigilia del conflitto, diventa “If you’re happy and you know it, bomb Iraq”.

Una doppia compilation contro la guerra. Si chiama Peace not War la prima vera e propria compilation contro la guerra in Iraq. Lanciato in Gran Bretagna, il doppio cd si potrà presto acquistare anche in Italia, Francia, Germania, Spagna, Irlanda, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada. Disponibile nei negozi di musica, la compilation può anche essere messa in vendita dai gruppi pacifisti locali, che potranno usare il ricavato per finanziare le proprie campagne contro la guerra. Perché, come sostengono gli ideatori australiani Kelly & Mudge, “i musicisti possono informare e ispirare i popoli a fermare la guerra”. Oltre 30 gli artisti pop, rock, rap e dance coinvolti nel progetto no-profit "per protestare contro la guerra e generare solidarietà". Tra loro i Public Enemy, Ani DiFranco, Billy Bragg (che canta “The price of Oil”), Massive Attack, Chumbawamba, Coldcut, and Ms Dynamite.

Gli arabi cantano contro Bush e Israele. In Egitto un cantante folk, Shaaban Abdel Rahim, ha scritto un brano dal titolo emblematico: “Dont’ hit Iraq”, non colpire l’Iraq. Un inno che risuona sulle televisioni private e alle emittenti radiofoniche della regione. “Lasciate in pace l’Iraq – dicono le strofe – Non ha armi di distruzione di massa, ma lo stanno bombardando ancora”. Il messaggio prosegue con un invito: “Mandate gli ispettori in Israele, là c’è un mucchio di armi di distruzione di massa”. Non è la prima volta che l’artista, al vertice delle classifiche di vendita, si era impegnato politicamente. La fama, infatti, Rahim l’aveva raggiunta due anni fa, quando cantò: “Odio Israele e amo Amr Moussa”, il segretario generale della Lega Araba e già ministro degli Esteri egiziano.

Le note australiane tremano sul pentagramma
. Dall’altro capo del mondo, in Australia, si alza lo stesso coro. Il cantante cowboy James Blundell ha infatti scritto una canzone, “Back it up”, decidendo di “dedicarla a una semplice questione che il mondo intero si pone: “Vogliamo la guerra?”. Blundell si dice un “uomo spaventato” dal conflitto in Iraq. “E’ una guerra che può cambiare per sempre la vita mia e della mia famiglia – ha detto – e sembra che non ci sia nulla che noi possiamo fare per fermarla. Nonostante questo, io ci ho provato”. Scrivendo, appunto, una canzone che invita a una riflessione: “Le ultime guerre hanno davvero eliminato i problemi del mondo?”.

La Gran Bretagna in musica si ribella a Blair. A Londra il cantante dei Coldplay Chirs Martin ha denunciato apertamente l’intento britannico e americano di combattere l’Iraq. “E’ un nonsenso – ha detto al Brit Awards, l’equivalente britannico dei Grammy Awards – ma stiamo tutti andando a morire per la via intrapresa da George W. Bush”.
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