breve di cronaca
Moratti: "Banca del tempo per tutelare i ragazzi"
La Repubblica - 28-10-2001
via libera al dipartimento

"Il modello è San Patrignano". Moratti: patto scuolafamiglia
Cinque ministri nella comunità fondata da Vincenzo Muccioli. Un lungo messaggio del premier

DAL NOSTRO INVIATO JENNER MELETTI

RIMINI - Come ai bei tempi. Andrea Muccioli, al volante di una Multipla verde, porta in giro per la comunità tre ministri della Repubblica: Letizia Moratti, Roberto Maroni e Girolamo Sirchia. Rocco Buttiglione - sono le 13,30 - è appena andato via, Maurizio Gasparri sta per arrivare. Il padre Vincenzo, sulla sua jeep, portò in giro Craxi e Spadolini, Altissimo e De Lorenzo e tanti altri. Ma oggi, sulla «collina della salvezza», non sono arrivati soltanto cinque ministri in carne e ossa e un presidente del Consiglio (con una lettera di quattro pagine piena di affetto e ammirazione). E' arrivato un messaggio che è destinato a tutti gli italiani: San Patrignano è un'esperienza importante per tutto il Paese; anzi - come scrive Silvio Berlusconi - «è un punto di passaggio obbligato per chi voglia fermarsi a riflettere sui problemi sempre più complessi della realtà giovanile». San Patrignano diventa la ricetta per «una società che non sa più educare», e da questa collina il governo trae insegnamenti per le nuove politiche per la famiglia, la scuola, il lavoro e naturalmente la lotta alla droga.
Silvio Berlusconi chiama in aiuto anche il Papa, ricordando una sua frase: «Nessuna droga libera dalla droga». Del resto, il compito del governo è immane. Realtà come San Patrignano («Voi in questi anni avete difeso la libertà caparbiamente, concretamente, fattivamente, pagandone a volte le conseguenze. E' la libertà nella quale noi crediamo e che vogliamo aiutarvi a difendere») sono state «relegate in un angolo». «Si è tentato di stravolgerne la missione, di assoggettarle all'ideologia dominante che considerava la tossicodipendenza un problema da gestire o da controllare solo per fare in modo che non desse fastidio». Duro l'attacco ai Sert. «E' stata messa in campo una rete di servizi pubblici e privati relegati al ruolo di meri esecutori di decisioni altrui, spesso prese da burocrati e funzionari lontani dal bisogno dei ragazzi e delle loro famiglie». Quindi via libera al Dna, il Dipartimento nazionale antidroga, da costituirsi presso la Presidenza del consiglio, preannunciato il giorno prima davanti allo stessa platea dal vicepremier Gianfranco Fini: accentrerà tutte le competenze sulla droga.
Sui servizi pubblici ora in vigore, il ministro Roberto Maroni picchia come la grandine ad agosto. «Io non metto in discussione il loro ruolo. Ma quando con lettere ed e - mail i dirigenti di questi servizi mi criticano perché ho tolto da una commissione uno come Agnoletto, allora qualche ripensamento su strutture del genere si deve fare. La politica deve stare fuori dai questi servizi. Ma la sinistra ha occupato i Sert, mettendoci dentro i suoi uomini. Se questo è il pubblico, allora è meglio il privato».
E al privato sociale (in primo luogo le comunità) vanno assegnati nuovi e importanti compiti. «Può svolgere un ruolo chiave nella tossicodipendenza, non solo come recupero ma anche nel reinserimento nel mondo del lavoro. Questo passaggio è attualmente nelle mani dello Stato, con il collocamento, e ha dimostrato di non essere all'altezza del compito. Al privato sociale può essere trasferita allora l'intermediazione della manodopera». Se si vuole cambiare davvero, via lacci e lacciuoli. «Solo nel dipartimento per le politiche sociali ci sono 51 fra comitati, commissioni e consulte. Ognuno di questi conta fra le 20 e le 80 persone, e costano trenta miliardi all'anno di gettoni. Persone non elette, nominate non so in base a quali criteri, che decidono la politica del ministero. Tutta questa cosa va eliminata».
Quelle del governo non vogliono essere solo parole. «Stiamo modificando, anzi è già pronta - dice il ministro alla Sanità Girolamo Sirchia - la legge 444 (sul volontariato) per darle il nuovo indirizzo voluto dal presidente del Consiglio. Per curarsi non è necessario andare al Sert. Ci sono comunità che danno garanzie precise. Questo non significa punire i Sert: vuol dire che non debbono avere l'esclusiva del trattamento e dell'indirizzo terapeutico». Ma la ricetta San Patrignano porta frutti anche alle nuove politiche per la scuola e la famiglia. «La scuola - dice Letizia Moratti - deve accentuare la sua missione educatrice. Aderiamo con entusiamo al progetto presentato ieri da Andrea Muccioli per una rete territoriale per lo sviluppo e la formazione dei ragazzi, a supporto dell'opera delle famiglie». Si tratta di una sorta di banca del tempo, dove operatori del privato sociale, del no profit e del volontariato si impegnano a stare con i ragazzi di 13 - 18 anni al pomeriggio. «La scuola può offrire aule, palestre, biblioteche e laboratori, per la socializzazione anche negli orari extrascolastici. La scuola potrà offrire le proprie risorse umane, docenti e non, che possono così assumere un più ampio ruolo di alto valore sociale».
Tutto questo per costruire «un nuovo patto con la famiglia, che come agenzia educativa si è indebolita, con le madri che lavorano, la corsa al consumismo e tante altre cause». Un fatto è certo e immediato. «Non è accettabile che nelle scuole vengano distribuiti - come è avvenuto - opuscoli che insegnano ai ragazzi come drogarsi». Questo per dire a Gianfranco Fini, che ieri aveva attaccato gli opuscoli della Lila: «Messaggio ricevuto».
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Da Repubblica, 27 ottobre

"Ma per farli diventare
veramente autonomi
imparate ad ascoltarli"


Il sociologo Colozzi: attenti all'indipendenza fasulla

BOLOGNA - Professor Ivo Colozzi, sociologo all'Università di Bologna: non sono troppi due bambini su dieci soli in casa o fuori casa per ore?
«Non è una percentuale poi così alta: c'è quasi da sorprendersi che otto su dieci trovino i genitori a casa quando tornano da scuola. Comunque non tutti quelli che restano da soli vanno in strada, e non tutti quelli che vanno in strada finiscono nei guai».
I genitori si preoccupano troppo?
«Sono costretti a dare le chiavi di casa ai figli perché lavorano e non ci sono altri adulti a disposizione, ma lo vivono come un abbandono».
Non lo è?
«I ragazzi hanno bisogno di sperimentare momenti di autonomia, di mettersi alla prova lontano dagli adulti. I genitori tendono invece a frenarli, spaventati da un eccesso di allarme sulla devianza giovanile».
Non ci sono rischi per un ragazzo «non sorvegliato»?
«Ce ne sono molti. Ma bisogna agire su quei rischi ambientali per ridurli: più sorveglianza sociale, città organizzate e costruite diversamente... La soluzione non è presidiare tutto il tempo dei nostri ragazzi, e neppure tornare a chiuderli in casa. Dove, tra l'altro, rischiano di spendere il loro tempo non sorvegliato in modi forse meno sani di una passeggiata al parco con la fidanzatina: davanti alla televisione, o in giro sulle strade elettroniche di Internet».
L'alternativa?
«Permettere ai ragazzi di vivere da soli una parte del loro tempo, ma non lasciare sole le loro emozioni. Parlare assieme di ciò che fanno nel tempo libero, aiutarli a riflettere sulle loro esperienze, a metabolizzarle, è un modo importantissimo di esserci anche dove non possiamo seguirli con l'occhio. Aiutarli a crescere, in poche parole. Altrimenti il rischio diventa un altro».
Quale?
«Che i nostri figli sperimentino un'autonomia fasulla, tanto precoce quanto parziale e in realtà contrastata dai genitori; per poi restare sostanzialmente dipendenti dalla famiglia. Tra il momento in cui un figlio ottiene le chiavi di casa e il momento in cui esce definitivamente dalla famiglia passano ormai quasi vent'anni: troppi. Quello che dovrebbe essere un periodo di transizione rischia di trasformarsi in una condizione permanente e ambigua».

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Dal Ministero dell'Istruzione
Sintesi dell'intervento del Ministro
al Convegno di San Patrignano
(27 ottobre 2001)

1) Proponiamo un patto sociale fra scuole e famiglie

Proponiamo un patto sociale fra scuole e famiglie perchè la scuola possa affiancarsi alla famiglia raccogliere la sfida posta dall'indebolimento dell'istituzione familiare e dotarsi di programmi educativi e formativi orientati alla crescita individuale e sociale della persona.
La scuola potrà cosi' contribuire a formare una identità ed una cultura giovanili fondate sui valori della vita umana, del rispetto delle diversità, della solidarietà verso le condizioni più disperate.

2) Mettiamo a disposizione strutture e risorse umane della scuola

L'intervento della scuola nella società può favorire la creazione e l'implementazione di una rete territoriale per lo sviluppo e la formazione dei ragazzi, a supporto dell'opera delle famiglie e delle agenzie educative, aprendosi all'esperienza fatta in altri paesi. E' per questo che aderiamo con entusiasmo al Progetto "E.N.J.O.Y ." annunciato qui a San Patrignano che riguarda il sostegno e la formazione dei ragazzi tra i 13-18 anni.
La scuola può infatti offire una rete di infrastrutture (aule, palestre, attrezzature, biblioteche, laboratori) a cui i giovani potranno fare riferimento per le loro attività culturali, educative e sportive, ludiche e per la loro socializzazione anche in orari extra- scolastici. La scuola potrà inoltre offrire le proprie risorse umane, personale docente e non, che possono allargare il proprio ruolo, da quello strettamente educativo ad un più ampio ruolo di alto valore sociale.
Infine, la scuola è pronta ad accogliere chi è disponibile ad offrire il proprio tempo e le proprie capacità per partecipare a questo grande progetto per le nuove generazioni.

3) La scuola è pronta a dare il suo contributo ad una nuova politica giovanile

La scuola, recuperando la propria identità sociale, si deve candidare a dare un suo contributo attivo per una nuova politica giovanile ispirata allo sviluppo delle identità individuali e collettive, delle capacità relazionali, delle affettività.
La scuola potrà così assumere un impegno che va ben oltre il proprio compito "professionalizzante" e contribuire a valorizzare le specificità delle età evolutive della fanciullezza, dell'adolescenza e della gioventù. Senza rivendicare egemonie e promogeniture, la scuola si propone come un luogo di raccordo e di integrazione di diverse risorse e competenze integrando il lavoro dei molti operatori del privato sociale, del non profit e del volontariato che già operano nel settore del disagio giovanile.


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 Rolando Alberto Borzetti    - 29-10-2001
Muccioli, pensasse a rendere meno carcere il suo carcere.
Rolando Alberto Borzetti

 Gianna Biliero    - 04-11-2001
questo articolo ed in particolare al riferimento ad Andrea Muccioli, molto legato all'attuale Ministro moratti, mi fa tornare in mento il fastidio che mi ha suscitato la trasmissione di "porta a porta" nella quale la sgnora Moratti accusava il passato governo di aver invitato i ragazzi alla droga con il minor dannopossibile. Una accusa indiretta alla scuola che ha utilizzato quel materiale informativo da respingere con energia anche a fronte del difficile lavoro contro la droga che io,referente per l'educazione alla salute, i miei colleghi e la scuola in genere ha portato avanti pur essendo stato smantellato il servizio di supporto che la passata USSL ci forniva. Personalmente sulla questione ho varie documentazioni e testimonianze con le quali la mia scuola siè fatta portavoce per denunciare la situazione che in Lombardia con i nuovi provvedimenti sanitari si sono venuti a crare.
Saluti
Gianna Biliero
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