breve di cronaca
Pestaggi a punti.
L'Unità - 19-01-2003
Si scrive skin, si legge neofascisti


C’è un videogioco che assegna i punti in base a quante persone si riescono ad investire con l’automobile, dando un tot a seconda che le vittime siano donne, bambini, anziani eccetera. Aberrante, no? Ma c’è un gruppo di giovani del Bergamasco, condannati nei giorni scorsi, che aveva deciso che era più «divertente» giocare dal vivo. Il principio era lo stesso: picchiare delle persone e assegnarsi un punteggio per «categorie», con l’aggravante del razzismo.

La banda che nel Bergamasco si divertiva così si è giustificata dicendo che era un innocente passatempo di un gruppetto di «amici», niente di politico, per carità, e niente di organizzato. Ma come la mettiamo allora con la tabellina degli obiettivi? (vedi qui accanto, ndr) Niente di politico? Difficile da credere. Martedì scorso il gruppo di skin bergamaschi (uno di loro è difeso dall’avvocato Bussinello, che è anche dirigente di Forza Nuova e fiero avversario della legge Mancino) è stato condannato dal giudice dell’udienza preliminare non solo per le aggressioni ma per associazione a delinquere finalizzata alle lesioni con l’aggravante delle motivazioni razziali.

Era da tempo che il gruppo era nel mirino degli inquirenti ma fino alla conclusione dell’altro giorno le vicende giudiziarie si erano fermate a singoli episodi: processi per aggressioni ai centri sociali, pestaggi di cittadini extracomunitari, risse nei locali. Tutte vicende che vedevano coinvolte quasi sempre le stesse persone e accadute in gran parte nella zona della provincia di Bergamo chiamata «Isola», perché è il territorio che si estende tra i due fiumi Brembo e Adda.

Ma è stato proprio il ritrovamento, a casa di Roberto Rigamonti (condannato a 4 anni), del «regolamento» a spingere il sostituto procuratore Domenico Chiaro ad ipotizzare e contestare agli undici indagati l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale razzista. Nel regolamento c’era anche una tabellina con i simboli che rappresentano ogni categoria di vittime e soprattutto un punteggio assegnato ai vari componenti della banda, molti «registrati» con il nome, altri con un soprannome, in base alle azioni portate a termine.

Dicevamo che le indagini affondano le radici in episodi iniziati poco dopo la metà degli anni ’90, quando un gruppo di cittadini di Mapello denunciarono un gruppo di ragazzi che si ritrovava regolarmente sotto le loro case schiamazzando fino a tarda notte. Condanne per 5 giovani, alcuni dei quali condannati poi per i pestaggi, a un mese con la condizionale.

Ancora nel ’98 altri processi e condanne per alcuni del gruppo dei «razzisti a punti». Fino ad arrivare al 2000 con il pestaggio a scopo di rapina di un extracomunitario (imputati due del gruppo) e aggressione ad altri due immigrati (sotto accusa ancora quattro della banda). Sono stati i carabinieri di Zogno, comune alle porte di Bergamo, ad individuare quattro giovani responsabili delle violenze (Guercio, Rigamonti, Nava e Mazzoleni) e ad indicarli nei loro rapporti come estremisti di destra.

L’uomo del «regolamento», Rigamonti, che tra l’altro era stato già condannato in appello a 2 anni per avere ferito gravemente (lesioni permanenti ai genitali) un ragazzo del Centro sociale Pacipaciana di Bergamo, durante le indagini aveva dichiarato che il «foglio» era una «buffonata».

Peccato che, a parte forse qualche aggiunta ai punteggi di episodi inesistenti o non denunciati (anche se è probabile che qualche immigrato, magari senza permesso di soggiorno, abbia preferito non sporgere denuncia), molte altre aggressioni registrate (una dozzina in tutto) coincidano con fatti realmente avvenuti, come ha accertato l’inchiesta. Rigamonti ha anche detto che il gruppo non era organizzato e che i «giochi» nascevano spontanei durante incontri al bar. Sarà, ma né il pubblico ministero né il giudice delle udienze preliminari Vito De Vita, gli hanno creduto, visto che sono state emesse nove condanne con il rito abbreviato e un’altro imputato andrà a processo.

Certo che a Bergamo e dintorni il clima non è dei migliori. Durante le perquisizioni a casa degli indagati gli inquirenti hanno trovato mazze, bandiere naziste, volantini e adesivi di Forza Nuova. Ovviamente i condannati negano di appartenere al movimento ma... Tra l’altro a Bergamo è già attiva l’alleanza operativa tra Forza Nuova e i Volontari Verdi leghisti capeggiati da Mario Borghezio (quello che è andato a trovare in carcere i «bravi ragazzi» di Verona).

Due settimame fa, in occasione di una festa in via Quarenghi, il quartiere degli immigrati, mentre oltre un migliaio di persone si era ritrovato per mangiare, cantare e discutere pacificamente, è arrivato un gruppo di Volontari Verdi accompagnato dai militanti di Forza Nuova per «difendere i commercianti padani». Una provocazione gravissima, accompagnata dall’esibizione di bastoni chiodati, interrotta solo per l’intervento delle forze di Polizia. Ma oltre a Forza Nuova a Bergamo e provincia ci sono ben tre sedi del Fronte Sociale Nazionale. E mentre il ministro Castelli si ostina ad impedire l’insediamento del nuovo procuratore capo di Bergamo nominato da tempo dal Csm, vale la pena di segnalare che in occasione delle ultime elezioni nel capoluogo orobico venne presentata anche la lista di Forza Nuova. Venne a fare un comizio il leader di Fn, Fiore, e ci fu una manifestazione di protesta del «movimento»: nessun incidente, ma sono arrivate 42 denunce agli antifascisti per «adunata sediziosa».

Comunque i baldi giovani condannati l’altro giorno non si preoccupino: il ministro della Giustizia Castelli sta preparando, anche e non solo per loro, una bella sorpresa in vista del processo d’appello. Delle tante aggressioni, grazie all’ingegnere, quelle a «negri» ed «ebrei» magari non saranno più reato. Odio razziale e religioso? Roba vecchia, da depenalizzare, sono solo «giochi da ragazzi».

Vittorio Locatelli
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