Per un dibattito sul sistema dell'Istruzione
Segreteria MCE - 03-01-2003
Mercoledì 11 dicembre presso la VII Commissione Istruzione della Camera si è tenuta l’audizione delle associazioni professionali sul Disegno di Legge Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e sui livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale. All’incontro erano presenti Diana Cesarin, segretaria Nazionale e Clara Pagnotta della segreteria nazionale MCE

Alla VII Commissione Permanente
( Cultura scienza e istruzione)
della Camera dei Deputati

Osservazioni sul Disegno di Legge “Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e sui livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale



Premessa

· Necessità di un dibattito ampio sul sistema dell’istruzione: la scuola è questione di cruciale importanza per la vita del Paese e dei singoli. In una società mondializzata, caratterizzata da intensi ed accelerati processi di mutamento, c’è bisogno di più scuola per tutti e per tutto l’arco della vita perché la scuola è strumento principe della promozione sociale, umana e culturale, luogo di costruzione di quelle capacità di orientamento, di lettura e di valutazione critica della realtà che costituiscono la base imprescindibile dell’esercizio della cittadinanza.

· La scuola italiana soffre di mali antichi. Pur essendo internazionalmente riconosciuto il valore dei suoi segmenti iniziali, i dati sulla dispersione, sulla percentuale di giovani che la scuola espelle complessivamente (più del trenta per cento) sono preoccupanti e insostenibili per un paese moderno e democratico. Ogni disegno di riforma del sistema dell’istruzione, a nostro avviso, dovrebbe fondarsi sulla ricerca di soluzioni a questo problema nello spirito del dettato costituzionale.

· Prima di entrare nel merito si impone una considerazione di contesto: come si riverberano sul disegno di legge delega la legge sulla devolution e i consistenti tagli sulla scuola già attuati e quelli previsti dal Governo?



Sul Disegno di Legge Delega

· Il ricorso alla delega. Il MCE non condivide la scelta del ricorso alla “delega” perché limita, nel paese e nel parlamento, il diritto al dibattito e al confronto su un tema, come quello della formazione e dell’istruzione che appartiene a tutti, a tutte.



· L’autonomia degli istituti scolastici. Codificato attraverso la modifica del Titolo V della Costituzione, il delicato processo di realizzazione dell’autonomia scolastica ci appare oggi sottoposto a seri rischi. Molti gli elementi che destano la nostra preoccupazione:

- i tagli al settore scuola e la conseguente limitatezza delle risorse;

- la connotazione centralistica del disegno di legge delega che ignora la quota di curricolo di scuola e prevede la titolarità di altre autonomie locali in materia di curricolo: si rischia così si sovrapporre ad un centralismo nazionale anche un centralismo regionale;

- la prescrittività e la connotazione ideologica evidenti nel testo;

- l’autonomia ha bisogno di memoria, di documentazione, di far tesoro dell’esperienza realizzata; al contrario nel disegno di legge delega c’è noncuranza per l’esperienza degli istituti comprensivi nonché di quanto finora positivamente elaborato ed acquisito nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare;

- opinabile ci sembra anche il ruolo assegnato alla famiglia, vista come titolare di diritti sui figli: ma vi sono diritti di cui sono titolari i bambini e le bambine e il sistema dell’istruzione è chiamato a garantirli; designata tout court come soggetto in grado di valutare sull’opportunità di un ingresso anticipato nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare; chiamata di fatto ad avere un ruolo pressoché esclusivo nell’opzione scuola/lavoro, una scelta fondamentale per la vita che richiede maturità e consapevolezza e che se fissata a 14 anni rischia di essere determinata esclusivamente dalle scelte dei genitori e dalle condizioni socioculturali della famiglia stessa;

- in questo quadro si rischia di indebolire ulteriormente il ruolo degli insegnanti, senza l’apporto convinto e responsabile dei quali, tuttavia, ogni progetto di riforma appare pregiudicato in partenza, né può concretamente darsi una reale autonomia degli istituti scolastici.



· Il disegno di legge in oggetto, a nostro avviso, prefigura un sistema dell’istruzione che non produrrà promozione sociale ma ratifica delle condizioni di partenza a causa della precocità dell’opzione scuola/lavoro che avrà come effetti la riproduzione di povertà culturali, immissioni precoci nel mondo del lavoro, in forme spesso non tutelate, vecchie e nuove differenze sociali e di censo, un destino formativo e lavorativo inferiore e subalterno. Anche la canalizzazione fra formazione e licei nonché la riduzione dell’obbligo (in preoccupante controtendenza rispetto alla realtà europea) ci sembrano portare nelle medesime direzioni. La reintroduzione della valutazione del comportamento apre alla possibilità di una selezione sulla base dei comportamenti. La scuola così rischia di sancire e sanzionare forme di disagio sociale e di difficoltà di varia natura invece che assolvere al suo compito di accompagnare i processi di crescita, di apprendimento, di costruzione dell’identità dei ragazzi e delle ragazze.



· Anche una riflessione intorno alle prospettive dell’inclusione sociale attraverso la scuola è foriera di serie preoccupazioni: da un lato registriamo il taglio del numero complessivo degli insegnanti di sostegno; dall’altro non troviamo nel disegno di legge delega alcun riferimento all’integrazione scolastico dei figli di migranti, profughi e nomadi



· Quali saperi e quali processi di apprendimento? Dalla lettura dell’art.2 emerge una connotazione ideologica dei principi e criteri direttivi, in particolare nel punto b) “……formazione spirituale e morale” e nel punto e) “…sviluppo …..morale e religioso”; destano perplessità le rigide scansioni previste nel corso della scuola elementare che mal si accordano con il rispetto dei ritmi e degli stili individuali di apprendimento nonché l’accentuazione del disciplinarismo come discrimine tra scuola elementare e scuola media che da un lato ripropone una cesura diffusamente considerata antistorica e dall’altro non sembra tener conto della fecondità dell’intreccio e della contaminazione fra discipline. L’idea che il liceo debba formare competenze, mentre la formazione forma abilità ci sembra una delle espressioni che danno corpo ad una sostanziale svalorizzazione del sapere tecnico-professionale. Ci colpisce la mancanza di accenno alcuno alla possibilità di tornare a scuola durante tutto l’arco della vita: esigenza tanto più presente a fronte della complessità e della velocità dei cambiamenti che caratterizzano la società attuale. La focalizzazione sulla tradizione locale e sulla civiltà europea e l’assenza di ogni accenno alle dinamiche interculturali lascia del tutto inevase le domande intorno alle forme più adeguate ed opportune di interazione coi migranti e con le culture di cui sono portatori ed interpreti. Lacuna questa particolarmente grave dato l’emergere di particolarismi, intolleranze e nuovi razzismi.



· Quali insegnanti: è oramai opinione condivisa che non si fa alcuna riforma della scuola senza gli insegnanti o con la loro contrarietà; tuttavia, per le ragioni già esposte, questo disegno di legge delega rischia di tradursi in un ulteriore indebolimento del ruolo e dell’immagine sociale dell’insegnante. Il Movimento di Cooperazione Educativa è portatore di una riflessione sul ruolo sociale dell’insegnante che precede in termini valoriali la definizione del docente come “competente di saperi”. Funzione docente e ruolo di educatore/educatrice compongono, nella nostra visione, un tutto unitario in cui la relazione educativa, la gestione democratica dei processi e la co-costruzione del sapere concorrono a declinare una medesima professionalità docente. Pertanto le relative funzioni di supporto, tutorato e coordinamento vanno viste come articolazioni del ruolo docente e non configurano una gerarchia tra insegnanti. Reclutamento e sviluppo della professionalità docente devono, a nostro avviso, trovare definizione in un quadro nazionale di certezze attraverso la trattativa sindacale e il contratto nazionale di lavoro. Per quanto riguarda la formazione iniziale, non condividiamo la cancellazione del raccordo tra scuola e università così come si era configurato all’interno delle SISS attraverso l’esperienza dei supervisori. Si ripropone ora la possibilità di una preparazione solo teorica, ancorata quasi esclusivamente alle competenze disciplinari che riteniamo non adeguata alle problematiche dell’educazione, dell’apprendimento, dei processi identitari proprie del momento attuale. Infine, riteniamo che le associazioni professionali che, nel quadro di un alto senso della funzione sociale della scuola, da decenni sostengono lo sviluppo dell’identità e della professionalità docente possano dare un contributo significativo sia nell’ambito della formazione iniziale, così come nella formazione in servizio.



La segreteria nazionale del Movimento di Cooperazione Educativa





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