Maturità, la traccia su Calvino: Scelta positiva, se a scuola è stato davvero studiato
Claudio Perrella - 20-06-2015
Intervista al professor Silvio Perrella: "Certamente è un bene che si scelgano tracce del genere, ma sicuramente andrebbero preparate a monte" .

Secondo lo scrittore e critico letterario Perrella, autore del volume "Calvino", "C'è una discrasia troppo forte in Italia tra il mondo dell'ufficialità e il mondo dell'ufficiosità. Quando noi passiamo dalle normali attività di tutti i giorni ai grandi eventi di autorappresentazione di noi stessi come i Sanremo, i Premi Strega, gli esami di maturità, iniziamo a trovarci in difficoltà proprio perché alla base non ci sono valori condivisi".

Professore come valuta la scelta del Ministero di proporre una traccia di analisi testuale su "Il sentiero dei nidi di ragno" di Calvino?
Non posso che valutarla positivamente, perché far leggere ai ragazzi un autore come Calvino è sicuramente importante. Bisogna capire però se a scuola lo hanno davvero studiato. Spesso si riscontra una discrasia tra quello che si è fatto in classe e quello che è stato scelto per la maturità. A volte le tracce si spingono in territori diversi da quelli esplorati durante l'anno. Per quanto riguarda il libro, "Il sentiero dei nidi di ragno", pubblicato nel '47, è un testo che racconta una Resistenza fatta da un ragazzo, quale era stato Calvino, e anche suo fratello Floriano, quando presero parte alla lotta contro i tedeschi sulle montagne liguri. È una Resistenza fatta da un gruppo di scalcagnati, con Pin e i suoi amici a procurarsi le armi qua e là, molto lontana dalla versione ufficiale che se ne dava. Per Calvino era molto importante inquadrare la storia dal basso attraverso gli occhi di un ragazzino e di persone che si muovevano nella storia con molta debolezza ma anche con molta avventurosità. Ed è proprio l'aspetto dell'avventura uno di quello che stavano molto a cuore all'autore. Mi piacerebbe ricordare ai ragazzi che Pin, il personaggio principale, è, non a caso, un omaggio al Pinocchio di Carlo Collodi. Calvino rimase sempre fedele all'idea che Pinocchio fosse uno dei grandi personaggi della nostra letteratura, perché è un burattino che si fa uomo e rappresenta una persona che si dà una coscienza attraverso un percorso di peripezie. Un punto importante, e che va ricordato, de "Il sentiero dei nidi di ragno" è il passaggio in cui figurano due ragazzi, un medico e Kim, i quali si siedono in un accampamento e si chiedono, mentre aspettano i tedeschi che stanno risalendo lungo i tornanti, che cosa abbiano in fondo di diverso da loro i soldati della Wermacht; sono anch'essi ragazzi, hanno anche loro fidanzate a cui pensano. I giovani poi si danno una risposta che è rimasta famosa: "Forse la differenza è che noi siamo dalla parte giusta della storia" dicono. Probabilmente questa frase non sarebbe stata riproposta dal Calvino maturo in tutta la sua nettezza, ma è certamente un buono spunto di riflessione.

Dal punto di vista stilistico che cosa contraddistingue il romanzo di Calvino?
Mi rifaccio alle parole dell'autore stesso. Pochi anni dopo la pubblicazione del libro Calvino scrisse una prefazione che è diventata uno dei suoi pezzi più ammirati, in cui, in qualche misura, metteva in dubbio il fatto che "Il sentiero dei nidi di ragno" fosse un testo veramente neorealista perché nella scrittura anche in quell'opera era stata prestata molta attenzione alla resa letteraria del testo, al funzionamento delle frasi, all'espressività. In un altro punto della prefazione Calvino scriveva che lui al momento della pubblicazione del libro era molto giovane, e che lo scrisse a caldo. Proseguiva dicendo di aver per questo dilapidato la sua memoria vivente perché aveva preso i ricordi e i personaggi con cui aveva vissuto l'esperienza della resistenza, e li aveva trasformati in letteratura. Così era diventato uno scrittore e nello stesso tempo il più povero degli uomini, nel senso che aveva dimidiato la sua vita per comporre un'opera letteraria. In quello scritto Calvino si chiedeva ancora se non fosse stato meglio comportarsi come aveva fatto Beppe Fenoglio, un altro dei grandi autori italiani della Resistenza, che descrisse, trasformandola, la sua vicenda privata soltanto dopo averla taciuta per molti anni, avervi riflettuto a lungo, aspettando che la necessità impellente della scrittura lo costringesse a mettere su carta un romanzo.

Professore ci sono altre due tracce molto legate tra loro: una è quella storica che prende direttamente a tema la Resistenza e un'altra che parla dell'importanza della letteratura in quanto arma di difesa dell'umanità ed è legata alla figura del giovane premio Nobel per la pace Malala. Qui i temi de "Il sentiero dei nidi di ragno" ci sono tutti.
Sì certo, ci sono tutti. Quello che sarebbe importante però è che noi italiani incominciassimo a raccontarci una storia un po' più veridica e condivisa su questi temi. Non si dovrebbe semplicemente dare queste tracce all'esame di maturità ma bisognerebbe lavorare tutti insieme, a cominciare da chi è in posizioni di potere, fino ad arrivare ai normali cittadini, per dotarsi di quelle armi di conoscenza che permettano al nostro Paese di formarsi una coscienza condivisa. Purtroppo questo per ora non l'abbiamo fatto ed è difficile poi pretendere che i ragazzi possano dire qualcosa che si rifaccia a una coscienza critica e condivisa quando scrivono temi di questo genere. Certamente è un bene che si scelgano tracce del genere, ma sicuramente andrebbero preparate a monte. C'è una discrasia troppo forte in Italia tra il mondo dell'ufficialità e il mondo dell'ufficiosità. Quando noi passiamo dalle normali attività di tutti i giorni ai grandi eventi di autorappresentazione di noi stessi come i Sanremo, i Premi Strega, gli esami di maturità, iniziamo a trovarci in difficoltà proprio perché alla base non ci sono valori condivisi. Un attimo prima di mettere giù il telefono, il professor Perrella ha aggiunto: "Ah, e naturalmente buona fortuna a tutti i ragazzi che stanno facendo l'esame".

rainews.it

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