L'ultima sponda
Raffaele Ciuffreda - 09-12-2002
L’esperienza Lombarda
Intervento al convegno di Bari


La situazione attuale

Qualche giorno fa’ sulla rivista NUOVA SECONDARIA(n° 2/2002), mi è capitato di leggere un articolo interessante del prof. Bertagna, dove tra l’altro il professore asserisce:

“La formazione professionale regionale intesa come problema del lavoro e non della persona non è più presentabile oggi….. DOVREBBE ESSERE lontana dagli stereotipi dell’addestramento e dovrebbe essere occasione di promozione dell’educazione di ciascuno attraverso il lavoro.

Continuare a separare in modo strutturale il tempo che si passa alle strutture formative, nella formazione professionale, nell’apprendistato, da quello che riguarda l’espressione della vita personale, sociale e politica, che si svolge nella scuola, nell’istruzione liceale significa rassegnarsi all’estraniazione professionale, bisogna invece cercare una strategia che autorizzi il superamento di queste separazioni che diventano incompatibilità anche qualitative…………
Il sapere ed il saper fare invece sono due facce della stessa medaglia.”


Bene: leggendo l’articolo mi sono venute in mente riflessioni già fatte in altre occasioni…..”due facce della stessa medaglia” mi hanno fatto pensare ad una scuola che contemporaneamente riesce a perseguire l’obiettivo di selezionare pochi saperi essenziali disciplinari, integrati da saperi trasversali (connessioni, analogie e linguaggi), non costretti in gabbie disciplinari statiche, ma in continua interazione pluridisciplinare ed interdisciplinare ossia creazione di un curriculo reticolare e sistemico, con mappe cognitive ampie e flessibili.

Una scuola che si occupi contemporaneamente dei processi di apprendimento e formazione culturale disinteressata, e dell’acquisizione di competenze e abilità utilizzabili in ambito professionale. L’aspetto “professionalizzante” come aspetto trasversale a qualsiasi segmento educativo “liceale” o “non liceale”.

Ma a che gioco stiamo giocando prof.Bertagna????

Il progetto di riforma va in senso contrario.
Il punto critico più delicato è sicuramente l’art.2. g) che prevede il sistema duale: liceo da una parte e sistema professionale dall’altra. Il testo della legge delega stabilisce la SEPARAZIONE NETTA TRA I DUE CANALI con finalità diverse: il percorso dei licei riservato all’apprendimento della cultura alta, il percorso della formazione piegato sulla specializzazione e la diversa durata temporale dei due percorsi (5 anni i licei e 4 anni i professionali) conferma l’idea di una gerarchia fra i due ordinamenti (viene in mente l'antica divisione fra scuola media ed avviamento professionale). E’ stata abbandonata la proposta di non creare due canali di durata diversa per evitare evidenti gerarchie.

La pari dignità culturale dei due percorsi affermata dal progetto governativo è SOLO UNA FINZIONE.

Se il Parlamento legifera sugli indirizzi generali partendo dal liceo e schiacciando il professionale, è evidente l’anima vera di tutta la proposta: separare tra menti e mani

Continuano quindi a coesistere le due gambe dell’istruzione:

- l’una (licei) finalizzata alla formazione dell’uomo e del cittadino ed al suo innalzamento culturale e civile

- l’altra (istruzione e formazione professionale) volta a garantire un mestiere ai più deboli e a soddisfare le esigenze se pur mutevoli del mercato del lavoro.

Le sfide più significative del sistema di istruzione degli anni 2000:

- garantire a tutti l’acquisizione delle competenze di base essenziali per l’integrazione in una società complessa
- assicurare ad ogni lavoratore di incrementare le competenze tecnico-professionali necessarie per affrontare i cambiamenti in atto
- adoperarsi affinché ogni soggetto in formazione qualunque sia la sua origine etnica, culturale, linguistica, sappia trarre dalle differenze motivi di arricchimento per se e la collettività.

Conclusioni a cui si giunge anche dalla stessa letteratura internazionale, Jacques Delors (1996), Edgar Morin (UNESCO 1999), e le ricerche OCSE il Libro Bianco della Cresson, individuavano 4 pilastri dell’educazione:

1. IMPARARE A CONOSCERE
2. IMPARARE A FARE
3. IMPARARE A VIVERE INSIEME
4. IMPARARE AD ESSERE


Pensare e fare possono e devono costituire fattori interagenti per condurre qualunque processo di vita e qualunque processo lavorativo.

Per TROPPI secoli pochi individui SONO STATI destinati a pensare e molti a lavorare anzi a faticare (dal latino LABOR = FATICA).

L’ultima sponda.

In questo contesto l’istruzione professionale statale ha conquistato un posto di rilievo nel sistema scolastico, non solo perché costituisce l’ultima sponda per gli studenti esclusi dagli altri istituti secondari (il 80 % dei bocciati al 1° ), o perché costituisce ultimo ammortizzatore per il recupero, prima del lavoro e/o del semplice addestramento, fatto di per se importantissimo, ma soprattutto perché :

- i curriculi degli istituti professionali di stato hanno acquisito sempre più dignità educativa e culturale;

- perché hanno assunto una funzione di estrema importanza nell’integrazione degli alunni con handicapp

- perché hanno assunto una funzione insostituibile di vero reinserimento ed integrazione degli alunni stranieri (numeri elevatissimi), alcuni dei quali dopo un lungo percorso per il recupero linguistico risultano essere tra gli alunni migliori e ….miracolo!!! si sono viste anche alcune passerelle verso gli istituti tecnici ed i Licei attraverso un lavoro meticoloso e con l’intervento integrato tra vari enti territoriali ed il lavoro infaticabile dei cosi detti distaccati sul successo formativo (ormai brutalmente tagliati).


L’istruzione professionale si propone di formare non solo soggetti in grado di interagire efficacemente con la realtà lavorativa, idonei all’esercizio delle attività di ordine esecutivo nei vari settori, ma anche individui coscienti di sé e del proprio patrimonio culturale.

La struttura dei corsi è particolarmente indicata per gli studenti che vogliano acquisire competenze immediatamente spendibili nel mondo del lavoro, senza perdere la possibilità di ampliare e approfondire la propria formazione.

In tal modo si dovrebbe realizzare una permanenza dei giovani nel sistema scolastico e formativo al tempo stesso più lunga, più stimolante e più efficace e, quindi, creare le condizioni per una drastica riduzione della dispersione scolastica e per il successo formativo.

Il successo formativo consiste nella piena corrispondenza tra le capacità di ciascuno e i traguardi conseguiti. Ogni ragazzo ha un suo successo formativo da individuare e da raggiungere, diverso da quello di tutti gli altri ma perfettamente ritagliato sulle sue specifiche potenzialità.

E’ indispensabile adeguare l'offerta formativa ai modi e ai ritmi di apprendimento dei giovani, è necessario che i docenti programmino itinerari, strumenti e tempi d’insegnamento sulla base delle caratteristiche degli allievi a cui si rivolgono perché raggiungano gli standard e obiettivi nazionali comuni.

L’istruzione professionale punta sulla qualità dell'apprendimento per tutti: una qualità in grado di affermarsi sia sostenendo difficoltà e disagi sia valorizzando potenzialità ed eccellenze.

Al centro di tutto il sistema educativo si pone quindi lo studente

Tutto ciò nella consapevolezza della necessità di orientare la formazione sia culturale che professionale degli studenti ai seguenti obiettivi generali:

-capacità di pensiero associativo;
-indipendenza ed autonomia;
-atteggiamento collaborativo e disponibilità al lavoro d’equipe;
-flessibilità;
-abilità di trasferire.


Oltre ai programmi, che rappresentano sicuramente la punta più avanzata e rinnovata dell'intero sistema scolastico italiano, il curriculo presenta due punti di forza, che lo qualificano decisamente nel senso di un consolidamento pedagogico e professionale:

a) area di approfondimento nei primi tre anni, quattro ore settimanali, programmate dal consiglio di classe, in vista del recupero degli svantaggi;
b) terza area nel biennio post-qualifica, permette il consolidamento delle abilità professionali, attraverso una metodologia attiva, (esperienza di tirocinio in azienda), che consente di raggiungere un adeguato livello di capacità professionale, volta a fornire ulteriore flessibilità alle figure professionali, adeguando di volta in volta il progetto di microspecializzazione alle richieste che emergono dal mondo del lavoro, realizzando e rafforzando esperienze di collaborazione ed integrazione con il territorio, le aziende di settore, le associazioni professionali, i centri di formazione.

Il modello se pur perfettibile è di tipo integrato :

- offre un ciclo breve di studi della durata di tre anni al termine del quale si consegue una qualifica professionale precisa che consente l'inserimento lavorativo nel settore terziario, pubblico e privato;

- offre la possibilità di conseguire un attestato di secondo livello nella Terza Area di specializzazione scelta dall’Istituto in collaborazione con la Regione Lombardia ed altri enti territoriali;

- permette di ottenere pratiche competenze specifiche attraverso moderni laboratori linguistici e di simulazione di attività professionale;

- favorisce inoltre un reale approccio con il mondo dei lavoro organizzando stages e tirocini presso aziende, agenzie, alberghi;

- permette di ottenere la Patente Europea di Informatica all’interno del biennio post-qualifica e della Terza Area di specializzazione.

- consente di proseguire gli studi con il biennio post-qualifica per conseguire il diploma di maturità professionale e la possibilità di accedere a qualunque indirizzo di studi universitari e a corsi post-diploma;

Certo non si vuole difendere lo status quo e non mancano i punti di debolezza:

a) tassi bassi di successo scolastico nel biennio iniziale. Certo occorrerebbe calcolare non solo gli abbandoni e le bocciature ma anche i dati relativi alla situazione di partenza, soprattutto in Lombardia:

- quanti alunni provenienti dagli altri istituti secondari sono stati recuperati, ;
- la presenza massiccia di alunni portatori di handicapp che ha raggiunto mediamente il 5%
- la presenza di alunni stranieri, circa il 30% totale con particolare rilievo nelle classi 1^ (circa il 50%), di cui la presenza di alunni non italofoni (circa il 50%, pari al 25 % del totale classi 1^);

b) revisione del sistema dell’area di approfondimento, dando spazio a progetti che nel rispetto del 15% del curriculo, possano applicare un sistema di co-presenze e stimolare metodi di insegnamento collaborativo;

c) revisione del curriculo riducendo il monte ore alunni troppo elevato 40 totali settimanali.

Occorre però difendere quanto di buono già c’è

CI SI ERA GIA’ NEI FATTI AVVIATI VERSO UN SISTEMA FORMATIVO MODERNO ED INTEGRATO CON IL TERRITORIO, SIA ATTRAVERSO LA TERZA AREA DI INTEGRAZIONE CON LA FORMAZIONE PROFESSIONALE E CON LE AZIENDE CON LA PRESENZA DI STAGE AZIENDALI

Noi non ci stiamo
Il sistema duale che si prospetta non è volto al recupero delle realtà migliori e di quanto di buono, se pur perfettibile, esiste già.

Il sistema a cui si pensa è un sistema integrato di formazione o totalmente “disintegrato” e….definitivamente morto????

Secondo il prof. Bertagna in tempi più o meno brevi dovrà essere regionale a legislazione esclusiva:
- accanto all’attuale formazione professionale (5,5% studenti)
- l’istruzione professionale statale (25%)
- e quella parte di istruzione tecnica statale che rilascia diplomi ad alta terminalità professionale (39%)

ed in questa situazione e con il sistema proposto, non è credibile che utopiche “passerelle” possano assicurare a tutti il diritto all’istruzione: quanti alunni sono transitati dai professionali ai licei? E quanti invece in direzione opposta..

Noi non ci fidiamo e chiediamo: quante scuole anno aderito alla sperimentazione ed al protocollo di intesa (convenzione) Moratti – Formigoni in Lombardia????

I dati parlano da se, pochissime scuole e la quasi totalità private, dove tra l’altro si permette, forzando l’intesa ed in palese contrasto con la legge 9/99 sull’obbligo scolastico, che alunni adolescenti possano svolgere l’ultimo anno di obbligo interamente c/o centri di formazione professionale (già presentato ricorso al Tar da parte della CGIL Scuola Lombardia).


NOI NON VOGLIAMO TORNARE INDIETRO

Gli assi portanti del curriculo dovrebbero essere i saperi di cittadinanza e di responsabilità che restino in qualche modo dipendenti e finalizzati all’obiettivo della scuola : l’uomo è l’oggetto delle discipline e del curriculo stesso.

Occorre individuare quali saperi essenziali, quali nuclei disciplinari fondanti, ma anche quanta cultura di base e quanta specializzazione

E’ auspicabile l’integrazione tra nuclei di cultura generale e professionale con superamento della divisione tra mano e mente, tra attività manuali ed intellettuali.

Il diritto allo studio in una scuola di massa deve essere inteso come progetto di ingresso e di uscita con pari dignità nei canali formativi.

L'idea di scuola che conosciamo e condividiamo è quella in cui lo studio sia finalizzato alla formazione di cittadini che sappiano stabilire rapporti costruttivi con gli altri senza omologarsi, sappiano raggiungere l'autonomia personale, non solo come insieme di capacità intellettuali ma, anche, come costruzione di valori su cui fondare la vita individuale e sociale, e che sappiano operare non per fini individuali egoistici ed utilitaristici ma per migliorare l'intera società.

Vogliamo che la scuola resti luogo di formazione e di pari opportunità e pari dignità.

Vogliamo una scuola inclusiva e non esclusiva

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