LIP, riunione del coordinamento nazionale del 21/12/2014
Cosimo De Nitto - 27-12-2014
Non sono intervenuto nel dibattito promettendo che avrei scritto qualche spunto di riflessione personale e magari qualche proposta per l'aggiornamento della LIP.

Una bella iniziativa, una bella aria pulita si respirava. Ormai ogni volta che il comitato della LIP organizza un incontro non faccio mancare la mia presenza, anche se da diverso tempo avevo limitato la mia "militanza" ideale alle riflessioni scritte sulla mia pagina fb e agli articoletti che scrivo qui sul mio blog e pubblico su retescuole, fuoriregistro, edscuola.
La prima annotazione è di natura personale e riguarda l'emozione e la gioia che si prova quando in queste iniziative si incontrano, vedono, conoscono e riconoscono, si ascoltano di persona gli "amici" che si è incontrati e con i quali si sono condivise idee nella rete e nei social. Si sperimenta il capovolgimento emotivo, non si tratta del virtuale che sublima il reale, ma, al contrario, del reale che completa e supera emozionalmente di gran lunga il virtuale.
Nella riunione si è discusso su come opporsi ai provvedimenti del governo ("spacchettamento") applicativi della "Buona scuola", come diffondere le proposta antagonista della LIP, visto l'ostracismo dei media e delle istituzioni, come aggiornarla e renderla ancor più attuale.

Non farò un resoconto della giornata, ci penseranno altri. Dirò solo qualcosa schematicamente.

1) I comitati territoriali pro LIP sono cresciuti, impensabile fino a poco tempo fa e data la situazione; ma non basta. Devono crescere sempre più di numero (tutti dobbiamo impegnarci a farli nascere ovunque) e di capacità aggregativa plurale e propositiva.
2) Si deve rafforzare la componente genitori e studenti.
3) Promuovere e diffondere la conoscenza della LIP confrontandola con la "Buona scuola" di Renzi che dimostra tutta la sua inconsistenza culturale, inadeguatezza, arretratezza rispetto alla scuola reale e ai suoi bisogni, e nonostante le sofferenze e i guasti che le hanno procurato i governi precedenti questo incluso.
4) Mentre si smonta la "Buona scuola" e si propone la LIP si avvia una contestuale riflessione pubblica, condivisa, compartecipata, democratica per aggiornarla, emendarla, attualizzarla rispetto a come oggi si presenta la situazione dopo lo tzunami della "riforma Gelmini" e seguenti che questo governo assicura che non vuol toccare.
5) Da subito avviare la discussione per aggiornare la LIP sui seguenti punti: a) Invalsi e valutazione in generale; b) abolizione del voto decimale alla primaria e media; c) finanziamenti privati alle scuole, a cominciare da quelli che sono costretti a sborsare come "contributi volontari" le famiglie, tutte le famiglie, anche quelle che non possono.

Se fossi intervenuto, dovendo focalizzare il mio contributo, avrei parlato di questi tre punti strategici che connotano la differenza della scuola pre (quando è stata elaborata la LIP) e quella post Gelmini, che è poi quella che viviamo attualmente totalmente condizionata da quella (contro)"riforma" che la "Buona scuola" e Renzi non vuole abolire, nemmeno mettere in discussione e/o cambiare negli effetti più nefasti: INVALSI, apprendimento/insegnamento, tempo scuola.

INVALSI
Bisogna cambiare profondamente, attraverso una legge da dibattere nelle scuole, nel Paese, nel Parlamento alla luce del sole, le finalità, l'ordinamento, la struttura organizzativa, la natura stessa dell'Istituto. L'Invalsi (da cambiare anche nel nome) deve essere un istituto di ricerca educativa e didattica che si occupa anche e per questo di valutazione formativa a tutti i livelli. Il suo operato deve nascere dai bisogni della scuola reale e dei docenti, deve essere supporto ad essi nell'azione di aggiornamento, cambiamento, sostegno alla sperimentazione, miglioramento della qualità della didattica, che resta il bisogno primario per un miglioramento complessivo del sistema scuola. La "valutazione di sistema" di impianto econometrico è già svolto, peraltro in modo meno invasivo con test a campione, da OCSE-PISA, IEA e altri organismi internazionali di dubbia legittimità. Queste "misurazioni" sono parziali e rispondono solo al bisogno di comparare (ammesso che siano comparabili) sistemi scolastici e Paesi anche molto diversi tra loro. L'istituto di cui hanno bisogno scuole e docenti deve completare, "valutare", integrare, validare se necessario queste ricerche facendo emergere e interpretando le differenze tra numeri astratti e processi reali complessi, che si sviluppano nel tempo, diacronici. Per capire dove va la nostra scuola e dove vogliamo che essa vada occorre che un istituto faccia studi e ricerche tramite i quali capire, ad esempio, quali benefici o meno ha comportato un cambiamento che è stato introdotto nella scuola al fine di migliorarla. Questa è la primaria accountability di cui abbiamo bisogno. Tutti i cambiamenti, talvolta gli stravolgimenti svolti dai governi sulla pelle della scuola non hanno mai trovato terreno di verifica in ricerche che ci dicessero cosa hanno prodotto di buono (raramente) o di cattivo (più spesso). Un esempio per tutti e per i tanti che si possono fare: il maestro unico. E' davvero unico? Ha fatto migliorare la qualità della didattica nella primaria? Ha prodotto risultati positivi? ecc. ecc.

Apprendimento/insegnamento
Altro punto drammaticamente attuale e che deve essere chiaro, ben esplicitato in una legge fondativa della scuola come la LIP deve riguardare l'apprendimento/insegnamento. Non basta che esso sia contenuto e tenuto presente, non basta che faccia parte di dei punti in elenco della lista che riguarda i principi, deve essere affermata in modo inderogabile e assoluto la sua centralità in quanto cifra e misura, punto di partenza e arrivo di qualsiasi fatto, istanza, azione importante e basilare che riguarda la scuola: dalla questione dei contenuti e dei programmi a quella dei docenti, dagli ordinamenti all'età scolare, dall'obbligo scolastico al rapporto col lavoro, dalle risorse e investimenti al rapporto col territorio, dall'inclusione alla dispersione, dai curricoli ai progetti (o progettificio), dall'amministrazione alla governance, dal centralismo alla partecipazione sociale ecc. ecc.
L'irruzione dell'economicismo anche come linguaggio e come paradigma ha fatto perdere di vista l'apprendimento/insegnamento come fattore essenziale, fondamentale, fondativo della scuola riducendolo a un meccanismo di accumulo e trasmissione di conoscenze che si trasformano in competenze (per opera e virtù dello S.S.?) quantitativamente rilevabili e misurabili con la performance e tramite test, il tutto in funzione del sistema delle imprese e del mercato.

Tempo (variabile)
Come subordinato al punto precedente e come componente strutturale dello stesso è il tempo quale variabile dipendente del rapporto apprendimento/insegnamento. Il tempo (dell'allievo, dell'insegnamento, della scuola, del curricolo, della società) può diventare cifra del "successo" scolastico e della sua qualità, oppure il contrario, se il sistema lo considera illimitato e variabile indipendente dai processi di apprendimento. Il tempo dell'apprendimento non può essere forzato, né tanto meno frammentato fino a ridurlo in "spezzatino di attimi" perché ha dei limiti fisio-psicologici che dipendono dall'età evolutiva (ma quale "nativo digitale"!), dalla diversità delle storie, dalle componenti strutturali delle loro persone (carattere, comportamenti, modi e stili diversi di reagire agli input cognitivi e di elaborarli ecc.).

Se la scuola non sa distinguere il necessario/essenziale dall'accessorio/integrativo il sistema avrà una bassa qualità e i suoi studenti in numero sempre crescente saranno vittima della dispersione e i docenti saranno confusi e dispersi insieme ad essi.

Un mio appello finale a tutti gli amici, costituite ovunque comitati territoriali in sostegno della LIP continuando la sua storia, che è fortemente intrecciata con quella della nostra scuola di ieri e di oggi, speriamo di domani.
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