Tanto tuonò che piovve...
Giocondo Talamonti - 16-07-2014
Tanto tuonò che piovve. Il tanto atteso piano industriale di TK è stato, infine, presentato. I contorni sono deprimenti: tagli, riduzioni, licenziamentie ridimensionamenti, fino a ridurre, fra qualche anno, l'AST a una grossa officina. Un quadro irricevibile. Per la città, per la storia di un'industria che ha segnato una cultura dell'acciaio, per le strategie nazionali in tema di siderurgia, per il patrimonio tecnologico cresciuto attraverso decine e decine di generazioni e che ha costituito il vanto locale e nazionale.
Paure aleggiavano; ma c'era ancora spazio per una soluzione che rispettasse i centoventicinque anni di storia della "Terni" e della città che le è nata intorno. Non sono più i tempi in cui misure di strategia industriale possono essere decise a livello locale o nazionale. Oggi, rispondono a logiche di respiro europeo e mondiale. Con colpevole ingenuità s'è dato finto credito a prospettive di cessioni; con impotenza si è assistito ad acquisti e vendite da destra a sinistra e viceversa, come fosse un tragico ping-pong, aspettando riassetti mai venuti, attese speranzose, investimenti mancati, promesse deluse.
Lo sapevamo, certo. Ma il quadro è così complesso che poco o nulla può fare l'impegno delle istituzioni locali o regionali. Il problema sovrasta semplicemente ogni proposito locale. I giochi non si fanno qui.
Ma un responsabile c'è. La Commissione Europea per l'Antitrust, chiamata a vigilare sulla congruità della cessione da TK a Outokumpu e da questa a TK, ha tenuto presenti parametri che esulano dal coinvolgimento delle risorse umane, limitandosi ad evitare il mero accentramento industriale-commerciale ed escludere squilibri di mercato o regimi monopolistici. In virtù di una strategia così intesa, a pagare sono i lavoratori, perché sulla loro pelle si decidono dimensionamenti, tagli,scorpori e spacchettamenti. I termini della compravendita salvano solo gli interessi materiali delle due società. Per quanto possa apparire una guerra persa, non si può rinunciare all'idea che ogni azienda abbia gli uomini al centro di un progetto produttivo. Se questo principio è destinato a delineare il futuro e la dignità del lavoro in una società fredda e calcolatrice, come quella che viviamo, l'opportunità di riaffermare il ruolo operaio nel contesto produttivo moderno è imperdibile. Ben vengano sensibilizzazioni a tutti i livelli, ben vengano proteste e manifestazioni di intolleranza, ma è in Europa che la voce di irricevibilità deve farsi sentire. Un'occasione c'è ancora. Forse l'ultima. Il semestre europeo dell'Italia può offrire a Renzi autorità e ascolto. Il nostro Capo del Governo deve sposare la causa della maggiore attività regionale, dell'unica industria siderurgica di tecnologia avanzata nazionale, dei quasi tremila dipendenti in attesa di risposte concrete. Occorre imporsi o i problemi non saranno solo d'ordine occupazionale, ma tragicamente sociali.

Terni, 17 luglio 2014
Giocondo Talamonti
(Associazione E. Berlinguer)

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 G.T.    - 30-07-2014
La situazione che si va maturando, non ci piace

La logica del rinvio non piace e non risolve le attese della popolazione. I rappresentanti in Regione, in Italia e in Europa devono far sentire la voce del territorio ternano, sapendo che la partita è difficile, ma non impossibile.
L’evoluzione della vicenda che si sta maturando per Terni e per l'AST è complicata e preoccupante, in considerazione del piano della TK-AST, decisa a intervenire con il taglio di 550 unità. Ma non bisogna perdere la testa. Il dialogo, a tutti i livelli, in primis quello con il management aziendale, deve essere mantenuto, cercato e reso pressante nell’interesse di tutti.
Pesa, nell’orgoglio di chi è cresciuto nella storia dell’acciaio, l’atteggiamento “mortificante” che la città è costretta a subire per logiche che esulano dal prestigio tecnologico, dalla tradizione e dalla cultura siderurgica.
Le scelte definitive dell’AST devono coinvolgere tutti, a cominciare dalla Commissione Antitrust europea, colpevole, occorre dirlo a chiare lettere, dei ritardi e per aver scelto di favorire la vendita da Outokumpu alla TK, avvenuta in funzione di una pura operazione finanziaria.
Non si dimentichi che l’AST continua ad essere un’eccellenza in seno alla produzione di acciai speciali. Prima che un riferimento occupazionale per la città e la regione, essa rappresenta un patrimonio di alta tecnologia messo a rischio da norme che l’Europa s’è data in temi di accentramento e presunti monopoli di attività produttive. I conti fatti solo con i numeri non possono servire a conservare valori ed eccellenze e, quel che è peggio seguono logiche che ignorano gli aspetti sociali connessi. Il premier Renzi deve attivarsi in prima persona in Europa per affrontare il tema "Terni" e, più in generale, difendere con determinazione la politica industriale del nostro Paese. Rinviare anche in questa occasione le misure da adottare significa indebolire ulteriormente la nostra acciaieria, la nostra Regione e l'Italia.
L’Associazione Politico-Culturale “E. Berlinguer” respinge con forza il ridimensionamento. E’ dell'opinione che ogni risorsa istituzionale del territorio non debba rassegnarsi allo statu quo e "lottare" per salvaguardare la compattezza del sito, il mantenimento dei volumi produttivi e l'occupazione. La preoccupazione per un eventuale indebolimento del sito porterebbe nel giro di pochi anni alla chiusura di un settore dopo l’altro. L'unità, la compattezza delle scelte adottate collegialmente per lo studio di un progetto alternativo a quello proposto dalla TK, sono oggi le uniche premesse per un futuro meno fosco e la sola speranza per i lavoratori, in specie i più giovani che nella “Terni” continuano a credere.

Giocondo Talamonti
Associazione Politico – Culturale “E. Berlinguer"


 G.T.    - 13-08-2014
In campo tutti, per salvare i posti di lavoro

La vicenda AST rischia di disegnare scenari sociali del tutto nuovi per la città. Tutto dipende dalla soluzione che prevarrà, fra l’ipotesi di conferma e consolidamento del sito siderurgico e la scelta di una diversa economia del territorio, meno dipendente dalla presenza della “Terni”. Per il primo caso, il più auspicabile e più immediato, la posizione di Palazzo Chigi è centrale. Le forze istituzionali locali hanno poche possibilità di giungere a soluzioni di medio-lungo termine. Il tema travalica le pur buone intenzioni di Comune, OO.SS., Regione, ecc. e consegna al Governo il dovere di trovare sbocchi alla crisi TK-AST, aprendo tavoli di trattativa in campo comunitario e progetti affidabili. Renzi dovrebbe prendere in mano la situazione di stallo, muovendosi su cinque direttive: la strategicità del sito per gli interessi del Paese ( sia in termini di qualità dei prodotti, che di potenzialità), con il mantenimento dei volumi produttivi, compattezza del sito (AST, Aspasiel, Tubificio, SdF) e occupazione; l’unità degli obiettivi da rispettare nella realizzazione del percorso; la disponibilità al confronto dialettico e all’analisi degli eventuali interventi utili a una soluzione condivisa; l’ipotesi di un piano industriale alternativo che preveda l'intervento dello Stato, nelle forme che il Premier Renzi riterrà opportuno, e la partecipazione di privati interessati; l’accordo sulla stesura di un nuovo Patto di Territorio che rilanci il comprensorio in profonda crisi e che preveda punti programmatici in quanto irrinunciabili ai fini della competitività. Si dovrà in questa ottica dare risposte concrete all’approvvigionamento di energia e creare condizioni logistiche più favorevoli, grazie al completamento di infrastrutture non più procrastinabili (Terni-Civitavecchia in particolare). L’eventuale riconversione dovrebbe far leva sulla riqualificazione delle competenze e sull’aggiornamento continuo delle maestranze attraverso "l'educazione permanente"; d’accordo con l'istruzione ( Istituti Tecnici e Professionali), l'alta formazione e l'Università per favorire la ricerca e la nascita di imprese ad alto contenuto innovativo; con eventuale accesso alle agevolazioni del Fondo per la crescita sostenibile a favore di progetti di ricerca industriale e di sviluppo.
La situazione del polo industriale ternano s’inserisce nel quadro di una situazione economica dove evidenti sono i danni della recessione, della disoccupazione e delle retribuzioni ferme. Il profilo economico della città, ancora troppo legato ad un cordone ombelicale resistente al taglio, trasmette ogni crisi al commercio e al terziario in genere. Il pericolo che si corre è di un'emergenza sociale. Per questo ci auguriamo che il 4 settembre vengano messe in atto tutte quelle strategie per restituire al Paese un settore di prestigio economico e tecnologico e per l’Umbria una fonte economica e occupazionale irrinunciabile. Nessuno tollera più le posizioni di stallo che il Governo, a qualunque titolo, mostra di patire. E’ il momento di imporre linee di salvaguardia per l’occupazione interna, alle quali nessun membro dell’Unione europea s’è fatto scrupolo di rinunciare.
Agisca, dunque Renzi, con decisione, scontrandosi, se necessario con durezza nei confronti di quanti si oppongono. Aleggia, sulla squadra che il nostro Premier ha formato, la minaccia di essere travolta dalle circostanze, avverse, ma soprattutto dall’indecisione.

Terni, 13 agosto 2014
Ing. Giocondo Talamonti
(Associazione "E. Berlinguer")