Un pericoloso imbonitore
Gabriele Attilio Turci - 10-03-2014
Un pericoloso imbonitore s'aggira per l'Italia. Con astute campagne lanciate sui media, servendosi di un ambito istituzionale che coinvolge la popolazione in modo trasversale, la scuola - ma poteva fare lo stesso con gli ospedali - l'attuale presidente del Consiglio punta a fornire di sé un'immagine accattivante e familistica.
Da una parte il gioco paga e ben sarebbe da indagare sul piano sociologico e psicoanalitico questa voglia di uomo forte che nel popolo italiano, almeno dal rinascimento rimane pervasiva.
Ma non è questo ancora il problema contingente e la contraddizione più vistosa. Questi elementi stanno nella totale falsificazione ch'egli opera sulle necessità reali di rinnovamento della scuola.
Mai ha parlato, come del resto i suoi degni predecessori, di rimettere mano alle controriforme della scuola Moratti-Gelmini, all'affossamento dei docenti specialisti di lingua straniera nella scuola primaria, alla stupidaggine pedagogica che fa strame di 50 anni di ricerca universitaria, riguardo il maestro unico (pure nella straziata Grecia educazione motoria, canto e lingua straniera - oltre a religione, sono impartiti da sempre, da altri docenti...).
Così come non ha mai parlato del licenziamento di massa (oltre centomila docenti) avvenuto nella scuola e, ancora più odioso, lo sfruttamento da oltre 10 anni a stipendio sempre uguale e ferie non pagate, di oltre 150.000 cittadini italiani che sono insegnanti come gli altri ma che vengono trattati come figliastri degeneri. Di fatto uno sfruttamento del lavoro, parecchio bordeline con il lavoro nero, però santificato dallo stato che dà, per primo, il cattivo esempio.
No, l'immaginifico Renzi, dice che sistemerà l'edilizia scolastica. Cosa degnissima per carità e pure urgente. Ma è veramente una porcheria vedere come vi sia una continuità precisa, una comunione d'intenti fra le malversazioni berlusconiane e l'indifferenza che il PD, nei suoi massimi rappresentanti, mostra, nel concreto, verso lo sfascio generale della scuola italiana. Come stupirsi del resto, quando sono sempre questi stessi quadri politici che sottoscrivono accordi internazionali di svendita e privatizzazione anche del settore formativo.
Occorre che il mondo della scuola, docenti e utenza, cominci a riflettere su chi gioca contro uno dei pilastri della democrazia, sempre utilizzato come massa di consenso e di educazione allo stesso.
Quando terminerà il sonno di tutti?

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