Un'edilizia scolastica che non solo è inadeguata agli standard di sicurezza, ma che anche è al di sotto del minimo di decoro richiesto dalla società di oggi (e questo non solo per i tagli, ma anche per la mannaia del "patto di stabilità" che impedisce a Province e Comuni di spendere anche i soldi che hanno in cassa).
Non ci sono laboratori, orari di compresenza, attività per piccoli gruppi. Non si chiamano i supplenti, e quindi gli alunni vengono divisi per le classi. Niente soldi per attività di recupero, per materiale didattico, per sostenere le situazioni più problematiche.
Eppure l'Unione Europea chiede, giustamente, l'80% di diplomati nel 2020, cioè fra i bambini del 2002 che fra un mese concludono la quinta elementare. Occorre un impegno di tutti per tutelare la scuola pubblica e la ricerca