Siamo tutti in attesa: riflessioni
Stefania Buosi - 13-05-2013
La lettura dell' articolo pubblicato su questa rivista da parte del prof. e amico Francesco di Lorenzo, mi ha ispirato queste riflessioni.

Francesco, io penso che, se con la cultura, dicono, che non si mangia, con i soli segni + e - io dico che non si vive! Non accetto proprio che un paese come l'italia, con un numero di opere d'arte dal valore insestimabile, possa soffrire la crisi. C'è qualcosa che non torna... Stando a Roma ora, mi accorgo di quanti turisti quotidianamente decidono di visitare questo paese. Chiedo (e dovremmo essere in molti a chiederlo senza alcuna pietà) dove finiscono i soldi che entrano e quanto viene investito per incentivare questo e preservare il nostro patrimonio artistico.

Quanto alla scuola, qualche tempo fa pubblicai in "Fuoriregistro" un articolo, lamentando la deplorevole situazione della scuola italiana a livello dello scarso riconoscimento sociale (ed economico) della figura dell'insegnante e raccontando di come gli insegnanti di liceo si convertano a volte in baby-sitter di ragazzini viziati sempre più protetti da genitori incapaci di insegnare loro le più basilari regole dell'educazione e pronti a gettare la responsabilità del loro fallimento educativo sulla scuola e sui poveri insegnanti.
Ora, sono giunta, a questo proposito a una nuova scoperta: io credo che, per quanto noi professori possiamo ingegnarci, c'è poco da fare: in classe comandano gli alunni! Noi abbiamo un'autorevolezza solo quando loro, per ragioni più o meno realistiche (sincera fascinazione, condizionamento psicologico o chissà), decidono di darcela. Questo spiegherebbe come mai in alcune classi sei amato e in altre odiato, pur permanendo la stessa persona e usando gli stessi metodi. La cosa in realtà non mi dispiace a pensarci: forse tutte le lotte fatte per l'educazione libertaria stanno iniziando ad avere dei frutti. Certo è che se le famiglie trasmettessero ai propri figli la differenza tra libertà e licenza, il rispetto dell'altro, l'educazione nel fare delle proposte alternative e soprattutto l'amore per la cultura e non solo per l'economia, sarebbe più facile che anche gli alunni avessero via via una relazione sempre più costruttiva con i loro maestri (uso volutamente la parola maestro). Approfitto anche per rispondere a tutti quegli idioti (direi che potremmo anche scriverlo con la I maiuscola) che, quando un insegnante lamenta qualche problema di disciplina, affermano che nei campi di sterminio o affini non c'erano problemi di disciplina. Certo! Tutti siamo capaci a tenere la disciplina attraverso autoritarismo e terrore, peccato però che tali metodi siano un tantino incompatibili con un sistema democratico e quindi al momento del tutto inapplicabili....
Continuando ad osservare e a lottare, ad maiora!

Stefania Buosi.


Tags: Francesco Di Lorenzo


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 Laura Alberico    - 15-05-2013
C'è un filo comune che lega l'istruzione, la cultura, la collettività. Si cresce se queste parole rappresentano ancora un valore, individuale e sociale. Purtroppo così non è e i motivi sono tanti ma ben evidenziabili dalla cosiddetta crisi del sistema.