L'ignobile guerra italiana
Giuseppe Aragno - 23-03-2011
Se il punto vero fossero i diritti, tre morti al giorno in un anno, uccisi sul lavoro, e il dolore senza rimedio delle famiglie distrutte sarebbero il biglietto da visita più serio e più eloquente dell'ultima crociata all'italiana. Un oltraggio al pudore che le parole e la figura dell'onnipresente Larussa incarnano a meraviglia nei "salotti buoni", dove i diritti spariscono e compaiono gli interessi. Al confronto Gheddafi non esce poi male e, non a caso, tra i due regimi vigeva, e in parte sopravvive, un trattato d'amicizia.

Del libico si dirà ch'è un delinquente, ma non c'è dubbio: l'associazione a delinquere ha funzionato bene fino al mistero glorioso d'una armata Brancaleone nata alla "rivoluzione" dalla sera al mattino, sostenuta e alimentata nell'ombra da qualche "zero sette" occidentale, il tempo utile a montare il "caso umanitario", come anni fa le fantomatiche armi di "distruzione di massa", e consentire alle armate della "democrazia" di macellare popoli indifesi. Dei mille scempi dei diritti umani di cui s'è macchiato Gheddafi, il peggiore l'ha compiuto senza ombra di dubbio su mandato italiano, tra il Mar Mediterraneo e il deserto del Sahara. Quanti siano stati i morti d'una strage premeditata, non sapremo mai, ma il dato è questo: l'Italia ha pagato Gheddafi perché massacrasse la disperazione africana. Quella disperazione che la nostra tragica storia di "potenza" coloniale ha contribuito a fa nascere. Se il mondo ce ne avesse chiesto conto, come avrebbe dovuto, la "guerra umanitaria" l'avrebbe fatta alla ferocia fascioleghista che ci governa e al silenzio complice di un Paese che lascia fare.

Si vive di miseria morale e questo è il capitale. D'altra parte, tra bandiere tricolori e becera retorica patriottarda, la nobile diplomazia italiana ha compiuto il suo ennesimo capolavoro. Dopo Sarajevo, tra il 1914 e il 1915, con una penosa capriola, dichiarammo guerra agli alleati austriaci e tedeschi; nel 1940, cominciammo la guerra al fianco della Germania, pugnalando alla schiena la Francia messa in ginocchio dai nazisti, ma tre anni dopo, per salvare la pelle, passammo al nemico e finì che sparammo ai tedeschi, sicché dal disonore ci salvò la guerra partigiana che ora processiamo. Oggi, a conferma dell'infame solidità della tradizione, facciamo guerra all'alleato Gheddafi per "difendere" quei diritti umani che l'abbiamo spinto a violare per conto del razzismo della futura Padania, in cambio dei quattrini dei lavoratori, sottratti alle giovani generazioni, alla ricerca e alla salute degli italiani.
Questo è. Pane al pane e vino al vino, senza girarci attorno: guerra alla povera gente. La solita, ignobile guerra italiana.
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