breve di cronaca
DDL Gelmini, dopo l'approvazione pioggia di proteste
votailprof.it - 31-07-2010
Pioggia di proteste contro la politica universitaria del governo. In tutta Italia vanno in scena diverse forme di dissensi, vengono elaborati documenti che argomentano la contrapposizione rispetto alle decisioni del ministro Gelmini e - in alcuni casi - si avanzano proposte alternative.

Venerdì, 30 Luglio 2010. Una tale mole di agitazioni lascia spazio solo a due ipotesi: o si è radicato in maniera diffusa il convincimento secondo cui è in corso un attacco all'università, o sulla base di posizioni preconcette è in corso un arroccamento difensivo generalizzato rispetto a quanto stabilito dalla Gelmini e da tutto il governo.
Vediamo più in dettaglio questo ampio ventaglio di proteste.
A Padova il Coordinamento Ricercatori Universitari Pavesi, l'Unione degli Universitari-Coordinamento per il diritto allo studio, l'Associazione Dottorandi Pavesi si sono riuniti per una protesta congiunta contro il Ddl Gelmini.
Secondo il documento da loro elaborato, «il Ddl non fa che aggravare la situazione negativa delineata con le leggi 133/08 e 1/09, che in buona misura consistono in tagli al finanziamento del sistema universitario».
La contrarietà non parte da posizioni di conservatorismo ma, anzi, si riconosce quanto sia «necessaria una riforma universitaria». Il provvedimento però «va ancora di più a limitare la democrazia all'interno degli organi di governance, mina le basi del diritto allo studio e non appare in grado di aggredire i veri mali del sistema universitario».
Studenti, ricercatori e dottorandi pavesi chiedono «l'avvio di un percorso di dialogo con tutte le componenti che vivono nel mondo dell'università, per una riforma alternativa e condivisa che vada a risolvere i veri problemi degli atenei».
In particolare chiedono: una riforma della governance che «garantisca l'autonomia degli Atenei e il carattere pubblico dell'Università»; l'abolizione dei tagli al finanziamento degli Atenei e un piano di rifinanziamento; la rimozione del blocco del turn-over; la realizzazione di un nuovo piano di reclutamento nazionale; un forte incremento del fondo per il diritto allo studio e la costituzione di un fondo speciale per l'edilizia universitaria.
Il Consiglio Studentesco dell'Università Politecnica delle Marche ha espresso «grande soddisfazione per l'Assemblea Generale d'Ateneo, nella quale è stato approvato all'unanimità un documento d'analisi del Ddl Gelmini» e calendarizzato una serie di attività di protesta e informazione.
Ricercatori, dottorandi, docenti, personale tecnico-amministrativo, organizzazioni sindacali e studenti hanno detto la loro in un documento pressoché identico - nei concetti ma anche nelle parole utilizzate - a quello elaborato all'università di Padova.
Tra le iniziative annunciate citiamo: il coinvolgimento di esponenti politici regionali; una assemblea del mondo della conoscenza; uno stato di agitazione unitario a settembre con iniziative dislocate nel territorio; il rinvio dell' apertura dell'anno accademico.
Contro il ministro Gelmini anche una polemica dell'Unione degli Universitari che le rimproverano «una falsità, come tante ne ha dette dall'inizio della legislatura». Oggetto del contendere un incontro con gli studenti italiani promosso dal ministro e che, invece, secondo l'Udu è stato solo un confronto con alcuni studenti di centro-destra che sostengono la riforma. «Gli studenti a cui dovrebbe prestare ascolto il ministro sono quelli che hanno riempito le piazze e che, insieme alle altre componenti del mondo accademico, si stanno mobilitando contro il Ddl di distruzione dell'università pubblica. Se il ministro si vuole confrontare con gli studenti italiani per davvero inizi con il ritirare il Ddl per iniziare un confronto serio sui mali dell'università». Questi i contenuti della polemica dell'Udu.

L'incontro contestato si è svolto il 23 luglio a Viareggio, nell'ambito della manifestazione "Dedalo 2010 e la sfida del nuovo", organizzata da Azione Universitaria, per un confronto con i giovani studenti del Pdl sulla riforma del sistema universitario.
Azione Universitaria appoggia convintamente il piano di riforma proposto dal governo, impegnandosi in una «battaglia quotidiana per il merito, per la trasparenza e per superare il sistema dei clientelismi e delle baronie».
Il momento viene definito «epocale, poiché con la riforma si avrà un nuovo modello di governance, di reclutamento dei docenti, di valutazione dei risultati didattici e della ricerca, di riconoscimento del merito degli studenti, dei ricercatori, dei docenti. Una riforma che evita gli sprechi e aumenta l'efficienza, abbassando l'età dei professori ed evitando il proliferare di corsi e cattedre per docenti e ricercatori poco produttivi».

Sul riordino della governance universitaria l'Udu ha esposto tutta la sua contrarietà, definendolo «contro l'università e la ricerca pubblica, i principi costituzionali, il diritto allo studio, il futuro delle nuove generazioni e del paese. Se oggi, con i tagli, gli Atenei sono sull'orlo del baratro tutti, senza distinzioni tra virtuosi, non virtuosi, questo Ddl è il colpo finale per seppellire l'idea di Università pubblica, democratica. Una proposta di riforma che modifica alla radice ed in senso aziendalista il modello organizzativo. Si cancella completamente ogni spazio di democrazia e partecipazione. Non risolve nessuno degli attuali problemi del sistema universitario pubblico che, come hanno anche ricordato i Rettori, è prossimo al collasso a causa dei tagli e del sottofinanziamento».
L'Udu ha inoltre annunciato di essere «pronta a costruire un percorso di mobilitazione assieme a tutte le componenti del mondo universitario e della società civile che hanno a cuore la difesa del sistema universitario pubblico e democratico».
Ad Ancona studenti e lavoratori dell'Ateneo vanno giù duri contro il ministro: «Se la Gelmini vuole un confronto reale con chi l'università la vive quotidianamente, vada nei Consigli di Facoltà degli Atenei pubblici, come nei loro Consigli di Amministrazione, come nei loro Senati Accademici. Se è un ministro faccia il ministro, da istituzione incontri le istituzioni! Ad andare a prendere gli applausi da chi condivide la propria posizione è troppo semplice, lo fanno gli inetti che temono di essere criticati, non i rappresentanti di uno Stato!»
A Catania il Circolo Università del Partito Democratico si dichiara solidale con lo stato di agitazione di molte facoltà contro la "riforma Gelmini". Il circolo ritiene che la protesta debba essere condivisa da tutte le componenti dell'Università. Nel documento diffuso si auspica che la protesta «possa essere lo spunto per un ampio dibattito, nella società e nel mondo politico, sulla necessità di una riforma che permetta all'Università di elaborare e diffondere il sapere nonché di favorire la mobilità sociale. Una riforma che deve basarsi sulla libertà di ricerca e di insegnamento, su un maggiore e migliore finanziamento del sistema e sulla valorizzazione delle competenze di tutti i suoi lavoratori».
Sempre sotto l'Etna, un comunicato dell'Assemblea di Ateneo: «contro Ddl e manovra astensione dai compiti non obbligatori e riunione di un coordinamento».
In breve ecco una carrellata sulle altre proteste sparse per lo stivale.
A Padova il Rettore Zaccaria attacca la Crui, rea di aver dato fiducia al Ddl Gelmini e alla manovra finanziaria che «rischia di dare il colpo di grazia all'istruzione e alla ricerca».
Diverse iniziative a Palermo. Con una mozione il Consiglio di Facoltà di Ingegneria ha preso atto del fatto che «l'attuale grado di copertura delle materie - in conseguenza dello stato di agitazione in atto - non consente il regolare avvio delle attività didattiche secondo il calendario approvato». Per protesta, i ricercatori membri delle commissioni di laurea indossavano un cartello con scritto "Ricercatori in liquidazione di una università in liquidazione".
Sempre nel capoluogo siciliano, esami in strada. Cattedre e sedie in viale delle Scienze per la protesta di diversi ricercatori, associati e ordinari. Giunto anche il sostegno del Rettore Lagalla.

Il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Messina ritiene che con l'approvazione del Ddl Gelmini sarebbero «fortemente minacciate la centralità dell'università nel sistema dell'istruzione pubblica, l'autonomia degli atenei, la libertà di ricerca e d'insegnamento».
A Torino, il Senato Accademico ha deliberato di rimandare dimostrativamente l'inizio delle lezioni dal 20 settembre al 1 ottobre.
A Perugia, l'Assemblea di Ateneo annuncia la protesta contro Ddl e la manovra. Una mozione dell'Assemblea di Scienze annuncia l'intenzione di varare un blocco degli esami autunnali.

A Napoli, dai ricercatori niente corsi per il prossimo anno. A loro si affiancano alla protesta gli associati e gli ordinari. Alla Federico II la maggioranza dei ricercatori ha dichiarato l'indisponibilità a ricoprire insegnamenti.
In Emilia-Romagna, i ricercatori di 6 atenei si schierano contro il Ddl e la manovra.
A Perugia, delibera del Senato accademico: con i Ricercatori e contro la manovra.
Al Politecnico di Bari esami in piazza per protesta.
A Salerno, l'Assemblea di Ateneo, ha approvato all'unanimità le linee per la prosecuzione della «mobilitazione in difesa dell'Università pubblica e dell'autonomia della ricerca».
In Basilicata, mozione dell'Assemblea della Facoltà di Ingegneria: «il Ddl e la manovra sono un attacco al sistema pubblico della formazione universitaria, al diritto allo studio costituzionalmente garantito e all'autonomia della funzione docente».
A Roma, facoltà di Ingegneria di Tor Vergata: lauree di notte contro il Ddl e la manovra che «stanno sgretolando il ruolo e le funzioni dell'università pubblica».
Anche l'Associazione Nazionale Docenti Universitari ha esposto le sue idee contrarie al Ddl Gelmini, allargando però il campo delle critiche anche all'opposizione. Duro il loro attacco al Partito Democratico che «ha elaborato e applicato negli anni la linea di demolizione dell'Università statale: finta autonomia finanziaria e statutaria, svuotamento del CUN, finti concorsi locali, disastroso del "3 + 2". Per quanto riguarda il Ddl Gelmini, il Pd l'ha costruito collaborando nel 2003 alla stesura della posizione della "lobby trasversale" della confindustriale Treellle, presentando conseguentemente nel 2006 il Ddl sull'Agenzia di Valutazione e più recentemente il Ddl che anticipa i contenuti di quello governativo, attraverso le dichiarazioni pro-Confindustria del Vice-segretario e quelle 'incolori' del Segretario e con gli emendamenti e i comportamenti responsabili al Senato»
Dal Ministro Gelmini sono giunte alcune repliche alle manifestazioni di dissenso: «Io ho il massimo rispetto per chi protesta, ma credo che le spese di una protesta contro il Governo non le debba pagare il corpo studentesco, il quale spesso si trova impossibilitato a svolgere esami e ad avere appelli regolari perché gli insegnanti si lamentano del disegno di legge e si rifiutano di fare lezione, e addirittura di far sostenere gli esami».

Secondo Maria Stella Gelmini, « scopo della riforma è innalzare la qualità media e puntare allo stesso tempo sull'eccellenza del nostro settore universitario. La questione che resta aperta - ha aggiunto - è quella dei ricercatori. Se vi saranno le risorse, la priorità verrà data al ricambio generazionale. Purtroppo ereditiamo un precariato amplissimo - ha ricordato - frutto delle scelte del passato. Questo precariato dà comunque un grande contributo all'università perché sono giovani che non fanno solo ricerca ma anche didattica».
Sulla ricerca, tema che ha alimentato molto la protesta, il ministro ha dichiarato che «anche nel settore della ricerca si è assistito a un utilizzo non adeguato dei finanziamenti europei. I casi di sprechi sono stati numerosi e non sono stati certo un'eccezione».

Daniele Pluchino

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