breve di cronaca
Un consiglio non modesto alla ministra Meloni
Blogosfere.it - 09-07-2010
Inizio con una breve spiegazione del titolo: questo non vuole essere un "modesto" consiglio, e tantomeno potrebbe essere un ordine. Non è modesto perché propone qualcosa di imponente (purtroppo) e irrealizzabile, quindi viene dato, necessariamente, senza badare troppo alla modestia.

La giornata di ieri [7 luglio - ndr] è stata caratterizzata, tra le mille cose, anche dal rinvio in Commissione del ddl 2505 presentato dalla ministra Giorgia Meloni: il rinvio, deciso dalla Camera, è stato corredato anche da una rissa in Aula, come riportano tutti gli organi di informazione. Nonostante le dichiarazioni bellicose della Meloni, il rinvio sembra essere un accantonamento definitivo, vista anche l'opposizione al provvedimento di una parte consistente della maggioranza (la parte liberale, nello specifico). Le pesanti reazioni di diversi esponenti della destra testimoniano come il tema delle cosiddette "comunità giovanili" sia sentito da quella parte politica, tanto è vero che in alcuni commenti su Facebook, ieri, venivano tirati in ballo i morti neri degli anni di piombo, per far capire la necessità della misura meloniana.

Una necessità che, però, non convince. La spesa pubblica destinata a finanziare qualche centro sociale, qualche associazione giovanilistica organizzata (magari attorno a un aspirante leader politico) può affascinare la destra sociale, o al massimo la sinistra statalista, ma non certo un liberale, come le reazioni di Martino e Della Vedova fanno capire. Il fatto che le forme organizzative giovanili abbiano bisogno dello Stato è un problema, e l'intervento dello Stato non è certo la soluzione. Soprattutto se lo Stato, attraverso il Governo, interviene finanziando direttamente le associazioni che, a suo giudizio, sono meritevoli: chi dà diritto al Governo di stabilire quale associazione sia "più giovanile", tanto da meritare dei finanziamenti o essere inserita nell'apposito albo? Chi dà diritto al Governo di decidere a quale associazione dovrebbero aderire dei suoi cittadini in un Paese liberale? E come si può conciliare il conflitto - che le giovani generazioni dovrebbero sempre portare avanti - con un'attività finanziata, coordinata e, in qualche caso, commissionata da quelli che dovrebbero essere i destinatari del conflitto stesso? Come si può giustificare che le libere, spontanee e informali comunità giovanili debbano passare per il timbro di un burocrate ministeriale?

Eppure qualcuno ha proposto tutto questo, e qui veniamo a riprendere quanto detto prima: il fatto che le forme organizzative giovanili abbiano bisogno dello Stato è un problema. Perché vuol dire che, di fatto, la libertà di associazione è fortemente limitata per una parte della popolazione italiana. Qui, allora, bisogna intervenire, e qui viene il consiglio non modesto che voglio dare alla ministra Meloni.

La ministra vuole che sia più facile creare comunità di giovani liberi di leggere, fare musica, creare eventi culturali, discutere?
Bene, cominci la sua opera meritoria convincendo la sua collega Gelmini a piantarla di tagliare tutto ciò che c'è da tagliare alla scuola, e di favorire la creazione di "scuole contenitori" di pomeriggio, in cui i giovani, cittadini liberi di scegliere, possano andare e fare quello che decidono di fare, senza che ci sia qualche adulto che decide per loro.
Continui convincendo il suo collega Maroni a depenalizzare definitivamente ogni forma non commerciale di file sharing su internet: vedrà che in questo modo si diffonderà di più la cultura musicale, cinematografica, ecc.
Vada avanti convincendo Tremonti ad abbassare le imposte sui prodotti culturali, primi fra tutti i libri, che così costeranno molto meno, e lasci decidere autonomamente ai giovani quali libri comprare poi, senza che ci siamo le "comunità" a scegliere per loro.
Provi anche a farsi dire da Romani se la banda larghissima, in questo Paese, è o no una priorità, e gli faccia sapere che accelerando le comunicazioni i giovani potranno scoprire mondi nuovi ogni giorno.
Convinca Sacconi a riformare il nostro diritto del lavoro: magari con un contratto decente, che non corra ogni pochi giorni il rischio di non essere rinnovato, molti giovani potranno dedicare un po' più di tempo a stare con il gruppo giovanile che preferiscono, e magari con uno stipendio altrettanto decente potranno anche decidere, liberamente e individualmente, di contribuire alle spese di quello stesso gruppo, senza che lo Stato decida al posto loro chi deve avere soldi e chi no.
Parli al Ministro ad interim allo Sviluppo di riportare al centro dell'agenda le liberalizzazioni, per far sì che un giovane, che magari è riuscito a sviluppare la sua personalità in una pseudo comunità giovanile, se si laurea in farmacia possa aprire una farmacia, o se è laureato in comunicazione possa scrivere su un giornale, senza dover sottostare ad anni di burocrazia, a barriere all'ingresso indegne, a ordini professionali che bloccano le aspirazioni delle nuove generazioni.
Può provare a convincere, addirittura, anche la collega Carfagna ad essere un po' più tollerante, cosicché i giovani possano trovarsi liberi anche nel modo di amare: quando si ama liberamente è più bello ritrovarsi nel mondo.

Il suo lavoro, ministra, non è finito. Lasci perdere le comunità che sanno tanto di cultura di Stato, e provi a dare ai giovani qualche opportunità in più. Magari la prossima volta le andrà meglio.


Pubblicato da Claudio Alberti alle 17:27 in Analisi politiche


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