A proposito dei due scioperi
Sandra Coronella - 09-10-2002
Avvicinandosi la data dello sciopero e mentre si svolgono le assemblee, inevitabilmente separate, mi sembra che emerga un certo disagio, dovuto – oltre che ai terrorismi sulle sanzioni e alla disinformazione –alla presenza dei due scioperi.

E poi – potrebbe sembrare strano – mentre in tante occasioni la CGIL scuola è stata accusata di tenere troppo all’unità sindacale e di rinunciare a troppo delle sue posizioni in nome di questa, ora la rottura è vissuta in modo preoccupato,.
Strano non è.
I docenti e gli ATA sanno benissimo che i problemi che li coinvolgono ogni giorno li accomunano al di là delle rispettive appartenenze politiche, e anche sul piano politico e sindacale il lavoro di anni ha evidentemente lasciato traccia nel modo di sentire delle persone.

Così succede che – mentre CISL e UIL, come ci informa un articolo sul Corriere di oggi – sono impegnate in un enorme dispiegamento di forze in tutto il paese per contrastare lo sciopero del 18, nella scuola riesce a penetrare, anche fra coloro che le ragioni di quello sciopero condividono, una idea di equivalenza dei due scioperi.
Si sente dire cioè che l’importante è scioperare, protestare, farsi sentire, in quale delle due date è secondario.
Un’opinione – fra l’altro – sostenuta a mio parere ad arte anche da alcuni di coloro che hanno indetto lo sciopero del 14 – vedi diversi esponenti della Gilda.

C’è un fondamento in questo, nel senso che proprio per la complessità della situazione che si è creata, questa volta più che mai la ‘conta’ dei partecipanti non sarà sufficiente a interpretare le reali intenzioni e opinioni di chi sciopera.
Ma proprio per il rispetto che è dovuto alle idee dei colleghi ma anche al loro diritto di essere informati per poter interpretare la realtà, credo che vada fatta chiarezza e vada detto con forza che no, i due scioperi non sono affatto uguali.

E non solo per la ragione sempre più evidente, e che però non va nascosta, della ‘trappola’ tesa al nostro sindacato sulla questione delle date, e della manovra preordinata che ha portato a questo, ma perché le piattaforme, gli obiettivi degli scioperi si vanno sempre più delineando e differenziando.

C’è a mio parere una convergenza oggettiva – anche se non dichiarata – fra la piattaforma di Gilda e quella di CISL e UIL. Gilda chiede, come sempre, la separazione fra docenti e ATA, pronta a contrabbandare come grande successo l’illusorio riconoscimento di status che da questo può derivare ai docenti ( e il conseguente riconoscimento a sé stessa).
E’ la stessa logica che presiede alla finanziaria e al recente decreto, dove la brutalità nei confronti dei più deboli (personale fuori ruolo, specialmente ATA) si traveste di efficientismo moralizzante e dove i tagli più pesanti riguardano proprio gli ATA, non perché non ce ne siano verso i docenti, solo che questi sono meno espliciti ed evidenti (vedi cattedre a 18 ore e modelli organizzativi).
E’ vero che lo sciopero del 14 sembra protestare contro quei provvedimenti, ma non mi risulta che CISL e UIL scuola abbiano sconfessato o si siano dissociati dalle ripettive confederazioni e dal Patto per l’Italia, anzi vi si identificano (vedi comunicato della Colturani del 1 ottobre), e CISL e UIL sono rimasti gli unici a sostenere (con una certa fatica) quel patto e quella finanziaria.
La logica degli scioperanti del 14, quindi, è una e ben chiara: è la logica della divisione, del si salvi chi può’, degli uni contro gli altri, la stessa logica che porta a uno sciopero ‘della scuola per la scuola’ non sbagliato di per sé ma sbagliato nel momento in cui si contrappone ad uno sciopero generale, come fosse possibile separare il destino della scuola da quello più generale dell’economia, dei diritti, del futuro stesso del Paese, o peggio non pensare neppure al destino della scuola e limitarsi a raggranellare briciole di gratificazione per quella parte di lavoratori della scuola che riuscirà a trovare la zattera di salvataggio giusta su cui salire.

Questa non è la nostra logica, e non dobbiamo avere nessuna esitazione a dirlo.
Non si tratta di inimicizia verso i colleghi di altre organizzazioni. Tutt’altro.

Io non credo (a differenza di altri) che la ricucitura sarà rapida dopo la ‘testimonianza’ dei due distinti scioperi, perché non di questo si tratta né di un attacco di estremismo da parte nostra. E proprio per questo bisogna cercare di capire bene le rispettive ragioni, non di offuscarle.

C’è poi un’altra cosa che non può essere taciuta, e cioè che – anche se si volesse dimenticare come tutto questo è nato, e quindi considerare casuale l’accavallarsi delle date - la sostanziale acquiescenza delle altre organizzazioni sindacali nei confronti dell’attacco di questi giorni al diritto di sciopero è un fatto molto grave.Di quelli che lasciano il segno.
Ma abbiamo fiducia: la verità alla fine viene a galla.
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 Caelli Dario    - 12-10-2002
La questione è grave e complessa, ben al di là di quanto non emerga nell'articolo.
Lo sciopero della CGIL è anche uno scipero politico, contro Berlusconi e il centro-destra. Non che ciò non sia lecito, anzi, ma non ha più la stessa valenza per il mondo della scuola, che si trova appiattito in una piattaforma di protesta tanto vasta, quanto poco incisiva sulla realtà. Se lo si ricorda, lo sciopero del 18 fu indetto da Cofferati quando si parlava di art. 18 e le altre sigle sindacali iniziarono la discussione che portò alla firma del Patto per l'Italia. La CGIL non andò al tavolo delle trattative e indisse lo sciopero. Oggi, a distanza di tre mesi o più, lo sciopero cambia sfumatura. E' contro la finanziaria, contro la guerra, contro la chiusura della Fiat, contro tutto ciò che oggi non va. Ma questo è terribilmente triste, perché nella realtà chi sciopera il 14 vuole, come chi sciopera il 18, una scuola migliore, con più risorse, con più attenzioni, soprattutto verso i più deboli, ma non contesta per questo il mondo intero.
Alcune questioni in campo il 18 sarebbero da risolvere uscendo dal patto di stabilità dell'Euro, che invece è come un dogma. La società civile, in crisi perché mancano i soldi per tutte le iniziative che fino ad oggi sono state possibili, sono solo uno dei mille riflessi della politica eurocentrica che non sta portando grandi vantaggi, ma solo grandi rinunce. La scuola sta in mezzo alla società, come tutti i settori, e ha gli stessi problemi di dover ridimensionare i servizi e di dover perdere personale. Ma la soluzione non è nel contrapporci tra chi sceglie il 14 e chi sceglie il 18. Sono due scelte, entrambe valide, entrambe con rischi e pericoli di srumentalizzazione, entrambe poco incisive sui reali problemi, entrambe con un orizzonte immediato e poco inclini a valutare la complessità della situazione. Che ciascuno scioperi quando vuole e se vuole, senza cercare le unità che non ci sono (più), cercando invece di dialogare su cosa si vorrebbe costruire per il futuro, sia come scuola, sia come società. Con la consapevolezza che le scelte potranno essere anche dolorose se si vuole tentare strade nuove rispettoa quelle che già conosciamo.

 Laura Fineschi    - 14-10-2002
Abbiamo discusso un pò, nella nostra interclasse, per capire a quale sciopero fosse meglio aderire e alla fine abbiamo deciso per il 14, perchè la voce della scuola si facesse sentire con più chiarezza, perchè non fosse soffocata nel calderone dello sciopero generale.
Non si tratta di corporativismo, ma del tentativo di non perdere di vista un obiettivo.

 DON FRANCESCO MARTINO    - 16-10-2002
Il momento è comunque grave, perchè la Legge Finanziaria è utilizzata per varare le riforme "strutturali" di impoverimento della Scuola Pubblica, con migliaia di soppressioni di posti di lavoro. Per cui, non bisogna andare per il sottile: bisogna scioperare, e comunque il 18 ottobre. Ambiguo è stato, anche per la stessa scuola, lo sciopero del 14: da che parte stanno CISL e UIL? Come possono difendere prima di tutto l'occupazione, il lavoro dei giovani, la possibilità che la scuola educhi uomini e non ingranaggi per una catena di montaggio, quando le risorse per il comparto diminuiscono e sensibilmente, anzi sono elargite in maniera altamente dispersiva per avvantaggiare alcune lobby particolari? Come si può plaudire ad una riduzione del personale ATA a semplice impresa di pulizie? Come si può accettare il taglio degli insegnanti di sostegno, con un aumento delle discriminazioni sociali verso i disabili? Come si può giustificare il taglio di migliaia di classi e docenti, a scapito della qualità dell'insegnamento? Come si possono mandare a casa migliaia di maestri per un ritorno al "mito" del maestro unico, in una società complessa e complicata come la nostra, dove le conoscenze di base da trasmettere sono vertiginosamente aumentate rispetto a 30 annni fa? Quale discorso etico vero, rispettoso dell'individuo, soggiace ad un progetto da definire "criminale" per il rispetto dell'uomo, del bambino, dello studente? Sono deluso dai centristi, da quegli ex democristiani che si arrabbiano in Parlamento se Bossi li offende , ma che barattano continuamente i loro valori di riferimento. Stessero zitti, piuttosto, quando al Question Time in Parlamento, per bocca del "loro" ministro Giovanardi difendono le scelte di Tremonti, della Moratti, di Valentina Aprea, vera eminenza grigia di ogni operazione in quel ministero. E' tutta una politica a non andare, perchè ridurre le tasse vuol dire tagliare i servizi, ed aumentare il divario tra ricchi e poveri, già in crescita. E allora, lo sciopero deve essere generale. Viva il 18 ottobre!