Contro la guerra dissento dalla Margherita
Grazia Manni - 04-10-2002
L'Ulivo -in altri tempi simbolo di pace- indossa l'elmetto con la piuma
degli Alpini e va in guerra, in Afghanistan.


Non importa, alla maggioranza dei parlamentari dell'Ulivo, che la Costituzione italiana ripudi la guerra come strumento di composizione delle vertenze internazionali; non importa, alla maggioranza dei parlamentari DS, la loro storia di solidarietà internazionale, di condanna dell'imperialismo sovietico almeno dalla primavera di Praga in avanti; e la maggioranza dei parlamentari del mio partito, della Margherita, hanno smarrito la grande tradizione pacifista del cattolicesimo, scordato l'insegnamento di don Milani che dimostrava -storia alla mano- come la guerra nel mondo contemporaneo non sia mai stata un guerra giusta, scordato l'impegno di don
Bello per il quale il ricorso alla guerra alienum est a ratione, è roba da pazzi.

Anche a prescindere da tutto ciò (ma non voglio e non posso prescindere: senza memoria siamo marionette idiote, strumenti ciechi di chi decide anche
per noi), è evidente a chiunque non mascheri loschi interessi dietro le dichiarazioni di principio, la inutilità ed inefficacia pratica della guerra in Afghanistan come di quella in Irak, decise ambedue dell'amministrazione statunitense in rappresentanza, in nome e per conto delle potentissime lobby dei petrolieri e dei militari.

In Afghanistan era obbiettivo perentorio e prioritario eliminare Bin Laden, e non si è riusciti; bisognava ristabilire l'ordine politico, ed appena qualche mese fa il presidente insediato dagli Stati Uniti ha subito un
attentato, si presentava alla liberazione delle masse popolari dal fanatismo e le donne dal burka: burka e barbe sono ancora li.

E in Irak? L'odioso (a noi ed agli irakeni) dittatore Saddam Hussein è ancora al suo posto, e anzi la guerra gli ha ricompattato intorno un favore ed una solidarietà interna e nell'area araba che aveva in parte perdute; e l 'embargo fa morire di fame e di malattie che sarebbero curabili, ad avere i farmaci, tanti innocenti.

Cosa ha risolto la guerra in queste due aree, oltre a rimpinguare le casse di alcune lobby ed a rafforzare la posizione mondiale degli Stati Uniti?

Forse è stato eliminato il terrorismo, o almeno poste le basi per evitare il ripetersi di atti terribili come quello dell'11 settembre?

Ci pensino, i parlamentari dell'Ulivo e soprattutto -per quanto mi concerne- quelli della Margherita, e mi rispondano: altrimenti non mi rappresentano; e
ci penserò al momento di decidere se votarli.


Grazia Manni
Consigliere Comunale Margherita
Comune di Lecce

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 Caelli Dario    - 05-10-2002
Mi spiace che si faccia così grande confusione tra Afganistan e Iraq. La missione ONU in Iraq ha un compito chiaro: vincere il terrorismo snidando le organizzazioni che in quell'area hanno le loro sedi e i loro punti di addestramento. Ad esso, oggi, si aggiunge il compito di ricostruire un paese martoriato da trent'anni di guerra (non mi capacito che tutta la sinistra dimentichi come per incanto che l'Afganistan ha vissuto una guerra con l'ex URSS, sicuramente drammatica e forse più sanguinosa di quella con gli USA). La ricostruzione parte da un controllo del territorio che la forza militare afgana non è in grado di compiere. Tutti ricordano che si dovrà arrivare presto ad un governo eletto democraticamente, mentre l'attuale è stato imposto dagli stati vincitori della guerra (mi pare successe nel 1945 anche ad un paese europeo, l'talia, ma allora come oggi nessuno disse che un regime, quello fascista, fu sostituito con un regime appoggiato dai petrolieri americani, eppure da lì nacque una solida democrazia che seppe resistere a terrorismo, mafia, ndrangheta, sacra corona e altre nefandeze simili). Per arrivare ad elezioni in Afganistan ci vorrà del tempo e l'impegno di tutti a costruire le condizioni di questo evento. Se oggi lasciamo questo paese senza aiuti rischiamo che sia di nuovo preda di forze oscure, poco democratiche e sicuramente a noi ostili. Ma se ci impegnamo per costruire un futuro diverso per l'afganistan, allora potremo sperare di avere qualcosa di diverso. Perché in quell'area del mondo esistono ancora nefandezze quali la schiavitù, la discriminazione razziale e sessuale, la coltivazione e produzione di droga. Vogliamo che tutto questo continui e si espanda o vogliamo dare una mano agli afgani a costruire un paese fondato slla libertà e sui diritti di tutti?

 Enzo Nicolodi - ex consigliere dei Verdi    - 05-10-2002
Mi chiedo dopo aver letto la tua lettera, se Il pacifismo ha senso anche per gli altri, o rimane nel terzo millenio come testimonianza di coscienze individuali?
Rispetto la coscienza di ognuno in merito a questa tematica, ma un conto è la coscienza personale ed un conto è avere responsabilità non solo di fronte a se stessi ma di fronte alla comunità internazionale.
L' Irak invade il Kuwait, che dovevamo fare?
I Serbi di Pale, sostenuti dalla serbia ufficiale massacrano i Bosniaci : che dovevamo fare?
I Serbi massacrano i Kossovari: che dovevamo fare?
E si tratta quasi sempre di guerre perpetrate ai civili.
Certo la Pace è cià cui dobbiamo tutti tendere, nella vita di tutti i giorni come in quella della geopolitica.
Ma se tu stessa fossei vittima di un sopruso chiameresti per es. la Polizia. delegata dalla comunità ad usare la violenza contro i sopraffattori, quindi...?
E' vero che ogni crisi va analizzata approfonditamente, che la guerra all' Irak oggi è una azione esagerata rispetto a quanto si sa delle intenzioni di Saddam, ma l'invio degli Alpini in terra di Afganistan, dopo una guerra sostenuta dalla quasi unanimità delle Nazioni Unite, mi sembra un passo certo da non fare con leggerezza ma dovuto alla comunità internazionale.
Ciao Enzo Nicolodi

 Agnelli Pierluigi    - 07-10-2002
Il pacifismo come posizione ideologica, a prescindere dal contesto, è un atteggiamento pericoloso. Per volere la pace occorre sempre essere almeno in due, altrimenti si rischia di rafforzare la posizione di chi, appofittando dei pacifisti di professione, la pace non la vuole davvero.
Gli USA sono spesso accusati di voler fare gli sceriffi del mondo e di agire solo per i loro interessi: una parte di verità in questo c'è, ma se loro sono gli sceriffi, noi europei siamo spesso i baristi del saloon e si sa che i "fuorilegge"non sparano mai ai baristi visto che comunque se ne stanno nascosti dietro il bancone...e i pacifisti ad ogni costo sono degli ottimi "baristi" da saloon...

 Silverio Tomeo    - 08-10-2002
La Margherita (e non solo) ha approvato con atteggiamento "bipartisan" improntato a un'improbabile atteggiamento da statisti, l'invio degli alpini italiani in Afghanistan dove saranno sotto il diretto comando USA e correranno i loro bravi rischi (si dice soldato per dire che percepisce il soldo). L'errore dov'e'? L'erore e' il non comprendere che siamo di fronte a una fase ulteriore e successiva, e molto pericolosa, di condurre gli affari internazionali da parte di un'amministrazione americana ridottasi con pochissimi alleati a un anno dall'11 dicembre. Siamo a un salto di qualita' e addirittura di paradigma teorico-strategico (la guerra preventiva).
L'Europa migliore se ne e' accorta, la Margheritona no. Questo desta preoccupazione. Dopodiche' ognuno e' libero di abbracciare diversi tipi di pacifismo: giuridico, religioso, etico, politico, assoluto, relativo, e cosi' via. Siamo in realta' a un diffuso pacifismo (anche in America) post-tutto questo, collimante alla necessita' di scongiurare una guerra infinita globale, a una idea non aggressiva di Occidente, a un'idea di Europa democratica.