Robin Hood al tempo della sussidiarietà
Gianfranco Pignatelli - 21-10-2008
Provate a digitate sussidiarietà e, sullo schermo del vostro pc, vedrete comparire una sottolineatura che evidenzia l'errore. Neanche i computer riconoscono questo termine come corretto. Figuriamoci l'umano buonsenso. Ciononostante questa espressione gergale è entrata nell'intercalare quotidiano dei nostri ministri. Indica l'affidamento ai privati di funzioni costituzionalmente spettanti allo stato. Leggi sicurezza, sanità ed istruzione. Servizi subappaltati a ronde di squadristi locali, cliniche politicamente lottizzate, diplomifici e scuole confessionali. Concessioni, più elargizioni pubbliche, in cambio di voti e, più spesso, di tangenti. Una partita di giro. Così il contribuente diventa cliente e non è più cittadino detentore di diritti. In tal modo paga due volte.

Dapprima - anche se non se ne avvale - attraverso la fiscalità ordinaria con la quale il governo sostiene gli erogatori dei servizi privatizzati. Un'altra volta, quando ne usufruisce. In un sistema liberista - dove si realizzi la libera iniziativa e si garantisca la corretta concorrenza - potrebbe anche starci. Ma così non è. Non da noi. Il culto dell'impresa da noi è solo una grande presa per... Abbiamo una classe politica che venera la managerialità e celebra l'imprenditoria. E' da lì che proviene e non fa nulla per nasconderlo. Anzi, dice di essere in prestito alla politica, solo per adempiere ad una missione. Ma chi sono i suoi idoli? Manager che falliscono con destrezza ed impunità in cambio di ingiustificate retribuzioni e scandalose liquidazioni. Imprenditori che preferiscono al rischio calcolato il favore cooptato.
Non rischiano nulla, prima. Perché si avvalgono di leggi e leggine per il sostegno alle imprese. Spesso "fuggono" con i fondi sottratti ai lavoratori per creare occupazione, lasciando ecomostri, debiti e cassintegrati.
Non perdono nulla, dopo. Quando fanno profitto, di norma evadono il fisco, restituiscono poco e non reinvestono niente. Preferiscono esportare capitali o fare azzardi finanziari all'estero. Se falliscono, si fanno ripianare le perdite dallo stato, ovvero dai contribuenti, leggi salariati (sempre loro, sempre gli stessi). In sintesi, si privatizzano i profitti e si socializzano le perdite.

Una siffatta casta politica ha pure la sfrontatezza di autocelebrarsi e definirsi di "sinistra". Talvolta scomodano pure Robin Hood. Due esempi su tutti. Si tagliano 8 miliardi di euro alla scuola statale, quella di tutti, e si regalano 20 miliardi a poche banche. Si salva l'Alitalia con una mirabolante manovra politico-imprenditoriale: i profitti ai soliti "compari di merende", i debiti distribuiti sui redditi di tutti i contribuenti onesti. Ancora loro, quelli a reddito fisso.

Provate adesso, sullo stesso pc, a digitare, al posto di sussidiarietà, il sostantivo fregatura.

Scommettiamo che non ci sarà sottolineatura?

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 C66    - 24-10-2008
Ottima analisi.
Su cose come la sussidiarietà la "sinistra" degli anno '90 ha screditato se stessa, credendo di poter celare dietro ai sofismi una deriva clientelare peggiore di quella della Prima Repubblica.