Prego, ministro, ci dica...
Francesco Di Lorenzo - 21-07-2008
Se vogliamo stare a quello che mediamente si vede e si sa dai giornali, il ministro dell'Istruzione, Gelmini, ha un sorriso a trentadue denti. Poi, sappiamo che vuole riportare il grembiule a scuola, o almeno una divisa, qualcosa che faccia distinzione. (Un secolo fa, le mie compagne di classe avevano un camice nero e lo lasciavano appeso agli attaccapanni, lo indossavano la mattina per non sporcarsi di polvere i vestiti, ma questo non c'entra niente). E poi, ha detto, che vuole riportare il voto in condotta a contare di più nella media di tutte le materie.
All'inizio del suo mandato, intanto, disse che gli stipendi degli insegnanti erano troppo bassi e che avrebbe diminuito l'organico di 130mila insegnanti nel biennio seguente. Si arguiva che con i soldi risparmiati si sarebbe pagato un poco in più chi era rimasto. La battuta è troppo semplice ed è presa direttamente da un film di Troisi, con le dovute modifiche: "Più che un ministro, per fare questo, bastava chiamare un ragioniere".
Ora, non è retorica chiederlo e chiederselo, ma di scuola, veramente, il ministro che pensa? Quale idea ha di scuola? Per favore, la dica, non la tenga per sé. E soprattutto, dica cosa ne è degli articoli 3 e 34 della Costituzione Italiana, quelli che sanciscono "la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale..." e che " i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi...", quale importanza hanno o avranno nel suo programma?
Aveva anche iniziato col dire che in Italia non c'è 'mobilità sociale', quindi saprà sicuramente che la scuola italiana è tra quelle europee la più disastrata da questo punto di vista, e cioè che il figlio dei non laureati ha una possibilità in percentuale insignificante di andare all'Università. Un po' il contrario della scuola americana o della scuola in generale che aiuta chi merita. Ma oltre all'enunciazione sulla meritocrazia, ci dica, se ha tempo, come vuole ovviare o cercare di farlo, a questa grave anomalia del nostro sistema scolastico. Noi siamo in trepidante attesa.

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