breve di cronaca
Esame di Stato: quello che non va
Sotto i venti - 01-08-2007
Sono ormai terminati gli esami di maturità. In tutta Italia, migliaia di ragazzi, me compreso, hanno conseguito il diploma di scuola media superiore e sono adesso pronti per essere catapultati nel mondo universitario o in quello del lavoro. Ma non pochi dubbi sono sorti e continuano a sorgere su questo esame. Tra le modifiche introdotte da Fioroni, quelle che riguardano l'aggiunta di cinque punti al credito scolastico e il voto d'ammissione risalteranno maggiormente negli anni successivi.
Il cambiamento entrato in vigore da subito ha riguardato, invece, la commissione atta ad esaminare gli alunni, non più composta da docenti interni alla scuola - come avveniva con la riforma Moratti - ma per metà interni e per metà esterni.
Questo cambiamento ha l'obiettivo, come ha detto lo stesso ministro della Pubblica Istruzione, di ridare credibilità e serietà all'esame di Stato, in modo che anche le università possano valutare adeguatamente il percorso di studi fatto da ogni alunno. Ma proprio su quest'ultimo punto si possono muovere non poche critiche.
Prima di tutto bisogna sottolineare che solo il venti per cento del voto finale è dato dallo studio che l'alunno ha sostenuto durante gli ultimi tre anni di scuola; infatti, nonostante la riforma preveda di innalzare i crediti accumulabili durante gli ultimi tre anni delle superiori da venti a venticinque, resta il fatto che è vergognoso che l'impegno, la costanza e l'assiduità di un alunno debbano essere tenuti in considerazione così scarsamente.
Gran parte del voto di maturità, infatti, dipende dalle prove scritte - compito di italiano, seconda prova di indirizzo e terza prova con quesiti a risposte aperte o multiple - che vengono spesso svolte con una buona dose di stress, derivante dall'ansia di fare una buona prova. E' il caso di dire che negli scritti vince chi copia, dato che spesso gli alunni con una scarsa media di voti riescono poi ad ottenerne di considerevoli, mentre accade talvolta che quelli più volenterosi e soprattutto onesti, per motivi vari, finiscono con l'essere penalizzati.
Il colloquio orale è certamente il momento di riscatto per tutti coloro che non sono riusciti a dimostrare la propria preparazione negli scritti; ma anche in questo caso c'è una critica da muovere. La cosiddetta mappa concettuale, corredata o meno da tesina, è un importante strumento con il quale l'alunno può mettere in campo le proprie conoscenze, la capacità critica e quella di sintesi, ma troppo spesso le viene riservato poco tempo. Molti candidati, infatti, non riescono ad esporre tutto il percorso preparato a causa della noia o della fretta della commissione.

MARCO PAPASIDERO 19 ANNI, ANOIA (RC)

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