Quando il sommerso viene a galla...
Giuliana De Tata - 07-03-2007
L' emergenza - scuola è uscita dal sommerso delle chiacchiere di corridoio tra docenti e dirigenti più o meno sensibili a fenomeni di inadeguatezza del sistema italiano alle istanze sociali più pressanti, si è sganciata dalla pressione dei mass-media sempre pronti a gettare addosso agli insegnanti la colpa dei guasti di una nazione intera, per essere portata, in quanto tale, all'evidenza dell'opinione pubblica. Il Ministro Fioroni,che ha anche competenze diagnostiche per il fatto di essere un medico, ha accertato che la scuola è malata, profondamente, ma, mi permetto di aggiungere, non da ora. Lo ha dichiarato ai microfoni delle tv private e non, ma soprattutto ha agito, per esempio affrontando il fenomeno del bullismo,su cui ha aperto una finestra ricca ed interessante sul sito ministeriale.
Analizzare cause e fattori del difficile momento che sta vivendo la scuola non è roba da poco: ci provo, senza alcuna presunzione di scientificità e cercando di mantenere una seraficità di giudizio ben difficile in momenti come questo per chi vive quotidianamente e con passione le contraddizioni dell'ambiente, forte del convincimento che solo individuando il bubbone si può sperare nella guarigione del malato.

Tutto è cominciato più o meno quando la società consumistica, ad alto sviluppo, informatizzata e globalizzata, ha preso a scaricare sulla scuola mille compiti aggiuntivi, come l'educazione stradale, o alla pace o all'ambiente o alla corretta alimentazione o alla prevenzione delle dipendenze, dando per scontate competenze specialistiche che appartengono ad altri settori e soprattutto dimenticando, o forse in buona fede ignorando, che una scuola che assolva correttamente i suoi compiti, le fa sempre tutte quelle ...educazioni, senza il bisogno di uno specifico mandato sociale, per giunta sotto la pressione di emergenze ( per quel mostro ecologico da abbattere o per l'alto numero delle stragi del sabato sera...).
Se nello svolgere il compito formativo della scuola vengono investiti e coinvolti, con assiduità, di ciascun alunno il sistema affettivo, il sistema sociale, il sistema morale ed il sistema cognitivo, si realizza veramente la centralità del soggetto in formazione, senza mai perdere di vista gli obiettivi formativi:
• l' autonomia, intesa come capacità di autodirezione, responsabilità,
• la competenza: abilità, come espressione liberatoria della personalità,
• l'identità:costruzione di sé in rapporto agli altri.
Goleman sostiene: "l'apprendimento non può avvenire a prescindere dagli stati emozionali degli alunni...l'analfabetismo emozionale è la prima radice della demotivazione, dell'abbandono, della fuga dalla scuola e dalla responsabilità civile". Orbene, se spontaneamente il docente inserisce nel suo programma di lavoro quotidiano una tematica pescata nella miriade di sollecitazioni sociali, economiche che ci provengono dall'extrascuola, e l'utilizza come strategia didattica per creare un ambiente di apprendimento agevole e corroborato da interesse e motivazione, la trattazione del modulo o dell'u.d. pianificata, per qualunque disciplina, non realizza forse la circolarità del processo di apprendimento?






Gli alunni in tal caso risultano attrezzati all'autogoverno nei comportamenti, nelle scelte, nelle decisioni piccole o grandi che siano, tanto da essere capaci di fronteggiare da sé emergenze di vario tipo, che vanno dall'approccio con conoscenze nuove e viste come "altre", alle reazioni ai bulli, alla tutela dell'ambiente, al sistema relazionale con i pari, con la famiglia, la scuola, la società tutta e fino alla progettazione a scala esistenziale. Agli specialisti, da coinvolgere in percorsi all'uopo progettati, si lascerebbe lo svolgimento di tematiche tecnicamente peculiari, ma comunque mai avulse dal curricolo, se esso è stato costruito con un occhio al programma ministeriale ed un altro ai referenti della scuola: mondo del lavoro, istituzioni, famiglia, enti locali..., per un'implementazione efficace delle conoscenze nel sistema valoriale di ciascun soggetto in formazione.
Questo lo sanno bene gli operatori scolastici classificabili come professionisti riflessivi. L'unico problema è che ultimamente sembra che abbiano perso la bussola:
• i dirigenti hanno dovuto accantonare la loro formazione, classica o scientifica che fosse, ma comunque di tipo disciplinare e più o meno infarcita di pedagogia e didattica (ammettiamolo: non tutti gli insegnanti posseggono una formazione di questo tipo), per occuparsi prima solo in parte ed oggi quasi del tutto, della progettazione, gestione ed amministrazione dell'attività formativa (curricolare ed extracurricolare): sono diventati manager ,chi per formazione in servizio, chi per superamento dei concorsi (ordinario e riservato) ancora in atto, cambiando di fatto, e del tutto, mestiere.
• I docenti: arroccati sui saperi, a loro avviso, solidi e stabili, spesso, troppo spesso, rifiutano le sollecitazioni all'aggiornamento che arrivano dall'espansione incessante del sapere e delle conoscenze (che in ambito scolastico sono trasmesse, elaborate, protette, conservate,
collegate in sequenze, mentre nella società sono soggette a continua espansione, a stimoli continui che inducono a sistemi di relazioni sempre più interconnessi, in una logica di flessibilità che riconduce alla fluidità del sapere, al pensiero divergente, alla modularità, e quindi al pensiero reticolare ed a modi diversi e nuovi di pensare). Troppo spesso i docenti dimenticano che non insegnano una materia (dal latino "mater=legno di bosco": ciò che costituisce la sostanza di un corpo; in ambito scolastico: elementi forti e formalizzati delle discipline), bensì una disciplina (dal latino "discere=imparare": un campo di indagine sulle conoscenze di base ( materia) sottoposte a tutte le variazioni e innovazioni che un'attività di ricerca persegue e si propone costantemente, con l'obiettivo di ritrovare cosa sia utile ed efficace ai fini dell'apprendimento scolastico, da realizzare mediante percorsi apprenditivi praticabili con efficaci soluzioni didattiche pluridisciplinari). Ne deriva una scarsa, se non inesistente, disponibilità alla formazione in servizio, su questioni tecnico-disciplinari come su qualunque altro tema di pertinenza professionale, come la dispersione, il bullismo o la carriera. Prova ne sia lo scarso numero di presenze ai corsi di formazione o di aggiornamento che vengono attivati dai vari USR o da bravi dirigenti, che siano stati capaci di mobilitare le coscienze dei docenti delle loro scuole, veri professionisti riflessivi, consapevoli del fatto che la necessità di formazione in servizio per qualunque professione, diventa urgenza per la scuola, affetta da un processo di trasformazione ultrarapido, accelerato dalla complessità sociale ed oramai, come si diceva prima, in emergenza totale.
• Il personale ATA un tempo era rappresentato dal caro vecchio bidello sempre pronto a soddisfare ogni richiesta del professore o dell'alunno e dal...segretario, incorniciato dallo sportello di segreteria, nascosto dietro carte polverose e cariche di prescrizioni. Oggi è u depositario consapevole di diritti e di doveri, che utilizza la riflessività soprattutto e spessissimo per valutare se ciò che gli viene chiesto di fare sia di sua pertinenza o meno, magari impiegando nella riflessione il tempo utile a svolgere il compito...Altrettanto spesso è sottoccupato, è laureato e piange il cuore a vederlo intento a lucidare banchi e pavimenti...
Ora bisogna voltare pagina!!!
Consiglio vivamente a tutti i docenti che non l'abbiano già fatto, di leggere e ponderare , tra i documenti ministeriali più interessanti , le "Linee d'indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità": vi troveranno riflessioni, indicazioni operative su tutti gli elementi più cogenti del quotidiano vissuto con i giovani, dai nuovi saperi agli strumenti di cittadinanza europea. Mi pare un documento utile a recuperare il patrimonio di valori e conoscenze che è l'humus della vita scolastica, sulla via dell'innovazione, in termini di
• fattori di produzione (personale, strumenti di lavoro)
• procedure di programmazione e controllo
• attività didattica
• qualità erogata.
Anche se fosse l'omologo del Mostro di Lochness, il sommerso riemerga e le forze vitali della scuola si rendano visibili: meglio una realtà non condivisibile che una fantasia da incubo!!!

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Tiziano Vallepaiana    - 07-03-2007
Un'analisi articolata e competente. Dal punto di vista tecnico, ineccepibile. Mi permetto di suggerire una pospettiva che non trascurerei. Non è per caso che c'è anche una questione di modelli e di valori? Tutto è cominciato con le "mille educazioni"? O invece tutto è incominciato con una società che, nel dilagare del più sfrenato consumismo, ha visto entrare in crisi i suoi valori, ha preso ad avere come riferimento "modelli" negativi, ma capaci di affernarsi? Qual è il modello di legalità che, concretamente, i nostri ragazzi vedono operante in una società in cui un uomo vale per quello che possiede e importa poco come abbia fatto a raggiungere il successo? Non è forse questo il problema con cui la scuola è chiamata a misurarsi?

 Stefania Parenti    - 12-03-2007
La scuola è malata, perchè è malata la società in cui viviamo. Non sembrerebbe inopportuno in questo caso citare I.Svevo, " la vita è inquinata alle radici". Nell'attesa che " un occhialuto uomo" la faccia esplodere ancora, noi docenti e anche genitori, al contempo, combattiamo con i valori del consumismo nel vano intento di trasmettere i valori veri! Cosa dire ai nostri alunni e figli di una società in cui si vedeno sregolatezze, ingiustizie, raccomandazioni, violenze? Quali speranze per il futuro? penso che la società in cui viviamo abbia raggiunto il fondo: cosa attenderci ? Non so. Intanto inviterei il Ministro attuale, quello precedente e tutto il governo a rileggere il canto VIII del Paradiso di Dante. Chissà forse li aiuterebbe a comprendere che quello che non va è proprio il sistema!