Pasquale D'Avolio - 19-03-2007
Quanto si parla di "continuità didattica" si pensa solitamente a quella tra i vari gradi di scuola o comunque alla ipotesi di un "curricolo verticale" che superi l'attuale discontinuità, addirittura all'interno dello stesso ciclo (tra elementari e medie o tra biennio e triennio nelle superiori). Ma la continuità ha senso soprattutto se riguarda gli stessi docenti, i quali non possono cambiare, come avviene oggi, addirittura più volte nel corso dello stesso anno.
Il ricorso alle nomine "fino all'avente diritto" introdotto nella normativa per evitare vuoti nelle cattedre per lungo tempo all'inizio dell'anno, ha finito per diventare un alibi perché le graduatorie annuali di Istituto escano ogni anno a novembre o a dicembre; e così il valzer delle supplenze diventa la norma con grave pregiudizio per la qualità dell'insegnamento, soprattutto nelle scuola di periferia o di montagna, in cui il numero dei docenti precari è elevato.
Ma c'è una discontinuità addirittura "fisiologica" che affligge ancora una volta le scuole di montagna e delle piccole isole, ma non solo, ed è il ricambio annuale dei supplenti, le cui nomine avvengono annualmente.
Il caso di Paularo, paese di montagna in Friuli, (dove 12 docenti su 13 sono supplenti annuali , con un ricambio continuo in 4 anni di TUTTI i docenti della locale Scuola Media, e dove il Comune e i genitori hanno deciso di passare all'autogestione della Scuola per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e del Ministro, ha suscitato scalpore sulla stampa, non è unico né eccezionale. Una veloce indagine da affidare agli Uffici delle USR o USP potrebbe dimostrare come il fenomeno sia ricorrente nelle scuole di periferia, anche urbane. Ciò porta, oltre che a inevitabili conseguenze sul piano della preparazione complessiva degli alunni di tali Scuole, anche alla "fuga" delle iscrizioni da parte di molti genitori verso le Scuole di città, depauperando ulteriormente il tessuto civile e culturale delle piccole comunità.
Ma è davvero inevitabile il fenomeno del "turnover"? Certo, finché il livello del precariato rimane agli attuali livelli non ci sono molte speranze di garantire stabilità all'insegnamento. Ma anche in attesa di una maggiore stabilizzazione del corpo docenti, alcune misure si possono adottare sia per garantire una maggiore qualità del servizio alle famiglie sia per diminuire il tasso di precarietà dei docenti non di ruolo. Si tratta della proposta di "nomine pluriennali", esistente da tempo in Trentino (che gode di una certa autonomia in questo campo) e sulla quale concorda la stessa UIL-Scuola
Così, lotta al precariato e qualità del servizio alle famiglie possono unire gli utenti e gli operatori della Scuola. Di qui nasce la proposta che vado di seguito ad illustrare e che sta alla base di un appello-proposta del Comune di Paularo, inviato oltre che al Ministro Fioroni, alla Regione FVG, agli altri Comuni del territorio carnico. Si attende che il Ministro risponda!
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