Renato Kizito Sesana Cos’è la pace? Un modo di essere o un’agenda di cose da fare? Senza troppe parole, discorsi e teoremi ci rispondono Samson e Bweupe.
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Cos’è la pace?


Un modo di essere o un’agenda di cose da fare? Senza troppe parole, discorsi e teoremi ci rispondono Samson e Bweupe due piccoli amici africani

Di Renato Kizito Sesana




Guerra e pace, violenza e non violenza restano argomenti importanti nelle discussioni delle persone che vogliono continuare a pensare con la propria testa.

Persone autorevoli hanno detto e scritto molto su questi temi negli ultimi tempi. I più forti richiami alla pace sono venuti dal Papa.

Ma la pace resta elusiva, sia a livello di definizioni che sul piano concreto. La violenza seminata con le bombe in Iraq non ha generato pace, come prevedevano tutte le persone di buon senso. La pace non è ancora fiorita in Israele e Palestina, in Liberia, in Congo, in Sudan e in tante altre aree del mondo. Gli elementi che entrano in gioco quando si parla di pace e quando si cerca di costruirla concretamente sono talmente tanti che ogni discorso sulla pace resta inevitabilmente incompleto e insufficiente.
Dopo una premessa così non mi voglio lanciare in un grande discorso sulla pace, sarebbe troppo lungo e forse anche inutile: vorrei solo accennare a tre elementi che contribuiscono a farla fiorire.

La pace deve nascere nelle persone, dal cuore, prima che dai trattati o dalle istituzioni. I costruttori di pace non hanno bisogno di cose, di strumenti, di fondi e di parole difficili. Hanno per prima cosa bisogno di avere la pace dentro. La pace è gratuita, è un dono che si riceve e che si da. E’ gratuita perché non ha niente a che fare con soldi, promesse da mantenere e ricatti. Nasce da cuori grandi e aperti che non hanno paura di dare e di ricevere. L’attenzione agli altri e alle loro necessità è un altro elemento importante per far crescere la pace: la pace è relazione e rispetto. La pace è quindi un modo di essere piuttosto che un’agenda di cose da fare.

Quelli sopra accennati sono valori evangelici, ma penso siano valori in cui tutti, senza alcuna differenza di credo religioso, possano ritrovarsi. Valori che possono e devono essere vissuti non in circostanze eccezionali, ma sempre, quotidianamente.

Vi porto due semplici esempi.

Bweupe avrà circa dieci anni, è sordomuto e viveva da qualche anno sulla strada prima di arrivare a Mthunzi, due anni fa.
Probabilmente sente qualcosa, perché è il primo a scatenarsi nelle danze appena qualcuno incomincia a battere i tamburi.
E’ un folletto allegro e sorridente, amato dagli altri bambini, che, con la sua guida, si sono inventati un linguaggio di gesti e smorfie per poter comunicare con lui.

A Kivuli invece è entrato Samson.
Ha undici anni ed è quasi completamente cieco per una malformazione congenita. E’ guidato da Alan, l’amico inseparabile. Samson vive con la mamma, poverissima, ma che ha fatto il possibile per curarlo. Samson ha un sorriso dolcissimo, ed è diventato in breve uno dei personaggi più popolari di Kivuli.
Ogni giorno Alan lo porta da noi per una visita.

Questi due bambini sono dei grandi comunicatori di pace. Ce l’hanno dentro, la donano, nel momento stesso in cui capisci che hanno bisogno di te. Per capire la pace è più importante uno sberleffo di Bweupe o vedere la mano esitante di Samson che ti cerca dopo aver sentito il tuo passo o la tua voce. Tutta la loro piccola persona vive ed evoca la pace.

Per noi a Mthunzi e a Kivuli sono un grande dono. Tutti noi nella nostra vita abbiamo bisogno di incontrare persone così.




Renato Kizito Sesana, giornalista e padre comboniano è socio fondatore di Amani. E’ stato direttore del mensile Nigrizia, titolare per 4 anni di una rubrica sul Sunday Nation, fondatore di New People e ha dato vita ad Africanews, agenzia di stampa di “africani che raccontano l’Africa”. Continua un’intensa attività pubblicistica con varie testate italiane e non. Attualmente padre Kizito vive a Nairobi, in Kenya, presso il Centro di Kivuli. E’inoltre fondatore e direttore di radio Waumini, emittente cattolica voluta dalla Conferenza Episcopale keniana. Dal 1995 si reca regolarmente tra i Nuba del Sudan realizzando con loro progetti di aiuto alle popolazioni locali



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