Sulle manifestazioni studentesche del 17 novembre
Gentili amici dell'Associazione Docenti Cattolici,
ho avuto modo di leggere il
comunicato che avete voluto indirizzare a me come pure ad altri esponenti del mondo della politica e della cultura che hanno aderito alla mobilitazione studentesca dello scorso 17 novembre: desidero innanzi tutto ringraziarvi, perché il dialogo ed il confronto con posizioni diverse dalle proprie rappresentano sempre uno stimolo per la riflessione ed un'opportunità di crescita e di arricchimento. Non ho alcuna difficoltà a dirvi che è senz'altro vero quello che dite, allorché affermate che le contestazioni servono se sono costruttive.
Ritengo che quella del
17 novembre sia stata per l'appunto una occasione costruttiva di mobilitazione e di partecipazione democratica. Un momento in cui gli studenti hanno manifestato la volontà di essere protagonisti delle scelte che riguardano loro, il loro futuro ed il futuro dell'intero paese: in primo luogo le scelte riguardanti i processi formativi, il modello di scuola e di università, il ruolo e l'identità stessa dell'istruzione.
Non so se sono stati urlati slogan insultanti e offensivi: quello che so è che nelle urla delle studentesse e degli studenti c'era la loro voglia di esserci, di partecipare, di dire "noi siamo qui". Urla di rabbia ma anche di gioia. Urla che noi, sia in quanto politici sia in quanto educatori, siamo tenuti ad ascoltare. Perché credo che questo sia il ruolo primario di chi si occupa di istruzione. Non "ammaestrare", come asserite voi utilizzando un verbo che, consentitemi di dirlo, non mi piace per niente. Ma ascoltare, comprendere, accompagnare le ragazze e i ragazzi nella loro crescita, offrendo gli strumenti per meglio interpretare quello che sta accadendo sia in loro sia attorno a loro.
Questo governo, però, tutto fa tranne che ascoltare i bisogni e le esigenze delle studentesse e degli studenti, anzi interviene con politiche che impoveriscono la qualità dell'offerta formativa e didattica e creano percorsi differenziati e rigidamente strutturati, disegnando una scuola ed un sapere di serie A ed una scuola ed un sapere di serie B.
Credo che sia attorno a questi temi che siamo tenuti tutti quanti ad interrogarci, e a provare a formulare risposte.
Cordialmente
Alba Sasso