breve di cronaca
Tfr, lo scippo è servito
il Manifesto - 04-07-2005
Pronto il testo del ministro Maroni. Critici i sindacati: «Non c'è stato confronto»

La Cgil: «E' un favore a banche e assicurazioni» Secondo il sindacato, si profila l'ennesimo conflitto di interessi: ci guadagna Mediolanum, compagnia del premier. Confermata la «doppia finanziaria» da dieci miliardi di euro l'anno: per Siniscalco farà scendere il deficit sotto il 3%

Scoppia subito la polemica sullo schema di riforma del Tfr, approvato ieri dal consiglio dei ministri. Nello stesso incontro si è discusso anche di Dpef, il testo di programmazione economica che avrebbe dovuto essere approvato entro il trenta giugno e che, invece, non è stato nemmeno messo nero su bianco. Il ministro Storace ha, infatti, commentato la riunione sul documento citando un noto motivetto musicale: «Solo parole, parole, parole...». Di certo si sa solo che per poter rispettare entro i prossimi due anni il tetto del 3% relativo al rapporto deficit/pil «occorrerà - come riferito dal ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi - effettuare una correzione strutturale di 10 miliardi di euro sia nel 2006 che nel 2007». Sull'agenda dell'esecutivo, intanto, c'è un incontro il 7 luglio con la conferenza delle Regioni e uno il giorno successivo con i sindacati. Le organizzazioni dei lavoratori, in ogni caso, si dicono scettiche sia sulla possibilità che nel documento abbia una qualche centralità la lotta all'evasione fiscale sia sul fatto che l'appuntamento dell'otto possa essere utile: «Sarà il solito incontro a Palazzo Chigi con 50 persone», commenta Savino Pezzotta, segretario della Cisl. Relativamente al Tfr, il confronto con le parti sociali è fissato per il 12 luglio.

Ma già solo il metodo scelto dal governo suscita malumori nei sindacati che lamentano di essere venuti a conoscenza del contenuto del provvedimento solo tramite anticipazioni giornalistiche. Morena Piccinini, segretaria confederale e responsabile della previdenza della Cgil, si è, infatti, affrettata a sottolineare: «Il metodo influisce sul merito. Finora c'è solo da rilevare la profonda scorrettezza del governo che non ha mai provveduto a farci pervenire formalmente il testo. Vista l'importanza della materia il confronto deve essere serio, perché senza le parti sociali la previdenza complementare non funziona».

Intanto già solo i contorni di questo provvedimento (che verrà distribuito integralmente da lunedì) preoccupano le organizzazioni dei lavoratori, allarmati da uno smantellamento della previdenza pubblica, il cui amaro retrogusto è quello dell'ennesimo conflitto di interessi targato governo Berlusconi. «L'equiparazione tra fondi pensione e polizze assicurative - sottolinea Beniamino Lapadula, responsabile economico della Cgil - è una forzatura, visto che manca in Italia un'adeguata normativa contro rischi attuali, come hanno dimostrato i casi Cirio e Parmalat». In pratica viene giudicato insufficiente il sistema di garanzie esistente, ritenuto non in grado di tutelare i lavoratori (potenziali risparmiatori) da disinvolti usi, da parte delle compagnie assicurative, dei soldi disponibili grazie ai sacrifici di una vita. «Guarda caso - aggiunge Lapadula - Mediolanum è una delle assicurazioni che trarrebbe più vantaggi da questi nuovi strumenti». Non piace dunque la soluzione di affidare a un'autorità di vigilanza (la Covip) il controllo sulle forme pensionistiche complementari individuali, «visto che - spiega Lapadula - esiste sostanzialmente un vuoto normativo in materia. In pratica chi gestirà questi nuovi strumenti avrà carta bianca».

Sotto accusa c'è inoltre il meccanismo del silenzio assenso: il lavoratore ha sei mesi di tempo per decidere cosa fare del proprio futuro previdenziale. Scaduto il termine senza che sia stato espressa esplicitamente l'opzione contraria, il tfr verrebbe trasferito automaticamente ai fondi pensione. Questa la procedura prevista, tranne che non vi sia un diverso accordo aziendale, nella cui previsione non sono nemmeno menzionati i sindacati, con prevedibili ricadute relative alla ricattabilità del singolo.

Ultimo ma non ultimo il problema relativo alla tassazione, che agevolerebbe, tramite aliquote non più progressive ma proporzionali, i «pensionati privati». I sindacati leggono in questo un attacco alla previdenza pubblica, oltre che una lesione del principio costituzionale di parità di trattamento dei cittadini.

Tecnicamente accadrà che sulle prestazioni previdenziali integrative l'imposta fissata al 15% scenderà dello 0,30% dal quindicesimo anno di versamento in poi. Si può arrivare fino a un onere del 9%. Molte poi le misure compensative di cui potranno godere le aziende, che potranno dedurre tra il 4% e il 6% dell'ammontare dei tfr destinati ai fondi integrativi dal reddito di impresa.

GIOVANNA FERRARA

Il dibattito in corso su Fuoriregistro



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 Marina Boccatonda    - 05-07-2005
Chi controllerà i controllori?
Abbiamo un Governo Parallelo,una Polizia Parallea,una Politica Parallela,Sindacati Paralleli a cui si volta in volta scaricare colpe e misfatti per tutelare sempre i soliti poteri.
Io,a prescindere,non aderirò a questo nuovo TFR Parallelo!
Pochi,maledetti e subito! a meno che non mi facciano investire allo IOR che non fallirà mai.