A chi interessa il mio disagio?
una lettrice - 06-04-2005
Riceviamo e pubblichiamo con l'avvertenza che la nostra interlocutrice ha espresso il desiderio di restare anonima. Una richiesta che rispettiamo.

Gentili Sigg.,
Sono una docente a tempo indeterminato dal settembre del 1998, che all'epoca aveva circa 11 anni di precariato nelle scuole statali.

Questa è la prima volta, dopo anni, che mi sento motivata a scrivere della mia vita professionale; leggo con infinita tristezza che il mobbing è abbondantemente diffuso anche nella scuola: era ora che qualcuno se ne accorgesse e ne denunciasse i subdoli abusi e le quotidiane vessazioni!

Tengo a precisare che dal 1998-99 sono entrata in depressione per sindrome ansiosa con spunti fobici, conseguenti:

1) alla precarietà economica a cui lo Stato mi ha costretta per ben 11 anni, non avendo io altre fonti di reddito e una figlia in tenera età, per cui, se le supplenze arrivavano, quando arrivavano, c'era poi il calvario del pagamento dello stipendio;

2) allo stress da lavoro sul luogo di lavoro, in cui se non "piacevi" ai diretti collaboratori del capo d'istituto, venivi quotidianamente "mobbizzato" sotto gli occhi di tutti i colleghi.

Ma c'è una forma di sopruso che non figura in quanto letto nelle vs. mail: la formazione dell'orario curriculare e la tortura quotidiana, massacrante,
delle sostituzioni. Io ho sperimentato sulla mia pelle la cosiddetta autonomia scolastica, l'accoglienza del personale docente, ed altre sciocchezze di questo genere... bla... bla... bla...

Io mi sono ammalata nella scuola, mi sono lentamente ed inesorabilmente allontanata dai colleghi, dagli alunni... tutto questo, per aver sempre fatto il mio dovere...

Oggi, scrivo dal pc di casa mia, ho il terrore di ritornare a scuola, in mezzo agli altri... ho perso la voglia di lavorare... Ma di chi è la colpa?

E soprattutto, a chi interessa il mio disagio?

Nella Scuola esiste un Codice Mobbing Istituzionalizzato, altro che scuola dell'accoglienza! L'orario scolastico, ovvero, l'immondizia che resta di un orario sfrondato di tutte le appartenenze alle varie lobby, di tutte le anzianità di istituto, si tramuta tacitamente in orario clientelare abilmente ricucito
addosso ai docenti "più fortunati", il tutto a discapito di questo o quel docente neo-arrivato. Risultato? orari concentrati in tre giorni (fino a sei o sette ore), ore di spacco che non vengono retribuite - magari tre a settimana, perché no? - Per non parlare delle conseguenze che esso finisce per avere sulla pelle degli alunni: orari curriculari assurdi, insostenibili.
Cosa dire poi, delle sostituzioni? è risaputo da tutti che le sostituzioni vengono assegnate ai docenti "meno fortunati" da chi, purtroppo, ha facoltà di disporne come un'arma. Più protesti e più te ne dispongono!

Per favore, continuate a parlare del Mobbing perché esso è una funesta costante nella Scuola ed i capi d'istituto lo favoriscono indirettamente, affidando al collaboratore la facoltà di favorire o, nel peggiore dei casi, di promuovere il disagio psicologico di un docente, che dovrebbe svolgere la propria attività in un ambiente di lavoro sano e sereno.

Lettera firmata
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 Anna Di Gennaro Melchiori    - 06-04-2005
A me interessa molto poichè riguarda la problematica del burnout affine alla tua. Sono certa ti faccia piacere sapere che da anni c'è chi studia l'argomento del disagio degli ins.: il dr. Lodolo D'Oria che a Bologna il 16 aprile alle 15 e30 presenterà il libro edito da Armando. C'è anche al mia storia che puoi leggere in www.orizzontescuola.it nello "sportello burnout"
Ti abbraccio e spero di avere tue notizie.

 Virginia    - 08-04-2005
Mi dispiace molto anche perchè mi sa proprio che, purtroppo, hai ragione: sono a scuola da appena 4 anni, ma se ci penso...

 Mirella Albano    - 10-04-2005
Concordo per provata esperienza personale. Devo però aggiungere che i precari o gli ultimi arrivati non sono il solo bersaglio del mobbing scolastico, ma ne sonon colpiti anche i docenti di più lunga anzianità e soprattutto quelli più qualificati poiché fanno emergere , per contrasto, l'incompetenza,l'insipienza e la non professionalità di chi li circonda. Scegliere il basso profilo, il non apparire, non basta a mettersi al riparo dal livore, dall'invidia e dalle cattive azioni.
E pensare che la scuola dovrebbe essere una comunità educante...... IL vero problema è che anche quando il Ministero o il Provveditorato ne sono a conoscenza, perché lo sanno, lo sanno... non intervengono. Fino ad oggi. Se infatti i dati del rapporto IARD sulle conseguenze del mobbing fra gli insegnanti sono veri - e non v'è ragione di dubitarne- il mobbing ha un costo spaventoso per la Pubblica Amministrazione e per la Sanità: giornate di lavoro perse, inabilità del lavoratore, cure ospedialiere, medicine , incidenza di malattie mortali ( il 20% in più rispetto agli altri comparti del servizio pubblico) Vi pare poco? Noi docenti paghiamo prima come precari, poi come docenti, poi come contribuenti, sulla salute e sul portafoglio. Ma non costa un pò troppo a tutti? Visto che i Dirigenti (e non solo loro) sono chiamati a rispondere dei risultati, se il risultato è un danno
(e il mobbing provoca un danno anche secondo la giurisprudenza) chi lo pratica DEVE risponderne e pagare le conseguenze. Il vero problema restano le prove, difficili da produrre perché il mobbing è come la mafia: si regge sul consenso, sulla paura e soprattutto sull'omertà e gli insegnanti non brillano per coraggio.

 Claudio    - 10-04-2005
Riguardo alla lettera sul mobbing di una lettrice vorrei chiarire, o meglio puntualizzare l’espressione “docenti più fortunati”, che si cuciono addosso l’orario di servizio a loro più congeniale, ma non solo, purtroppo!

Più che di “docenti fortunati”, perché nessuno trova l’orario che meglio aggrada come si potrebbero trovare le lumache dopo la pioggia, parlerei di ben altre qualità: furbizia, prevaricazione, pervicacia, ostinazione nel voler realizzare i propri interessi, arroganza, accompagnati poi talvolta da compatimento rispetto a chi non la vede come loro e non desiste dal richiedere un corretto confronto.

A tale proposito ricordo alcune frasi usate da costoro, ormai entrate nel repertorio del mobbing, del tipo - Ma chi credi di essere ?-, - Non sei collaborativo!-, -Ma non hai altro a cui pensare?-, -Stai facendo delle questioni per cose inesistenti!-

Coraggio dunque!
Claudio


 giancarlo    - 12-04-2005
Il tuo disagio interessa a tutti coloro che lavorano nella Scuola e non si limitano soltanto ad essere degli esecutori acritici e non vedenti.

In varie forme questo è un disagio che si annusa spesso.

Se gli atteggiamenti di molti, investiti da qualche incarico, oggi si manifestano di frequente anche nelle forme esplicitate nel commento di Claudio, chissà come sarà domani quando certe funzioni e gerarchizzazioni avranno ulteriori legittimazioni normative e stipendiali!

D'ora in poi a che servirà essere dei buoni insegnanti, attenti quotidianamente ai propri alunni?
Pagherà molto di più invece imparare a sgambettare zelanti, da un lato e, dall'altro, cercare d'imporsi sui colleghi usando anche la supponenza e l'arroganza.

Si parla di qualità della Scuola, di contenuti, ma si può riscontrare che il reale aspetto culturale emergente è la pratica di una forma di risibile yuppismo, pure provinciale, che nella Scuola si rivela di attualità.

giancarlo